sabato 21 novembre 2009

L'ACQUA E' DIVENTATA UNA MERCE E SI PRIVATIZZA

Approvato l’art. 15: acqua privata per tutti!
La battaglia si sposta sui territori: gli Enti Locali si riapproprino del bene comune acqua
Oggi con il voto di fiducia alla Camera dei Deputati si è concluso l’esame del decreto 135/09 il cui art. 15 sancisce la definitiva e totale privatizzazione dell’acqua potabile in Italia.

Il Governo impone per decreto che i cittadini e gli Enti Locali vengano espropriati di un diritto e di un bene comune com’è l’acqua per consegnarlo nelle mani dei privati e dei capitali finanziari.
Ciò avviene sotto il falso pretesto di uniformare la gestione dei servizi pubblici locali alle richieste della Commissione Europa mentre non esiste nessun obbligo e le modifiche introdotte per sopprimere la gestione “in house” contrastano con i principi della giurisprudenza europea. Nonostante sia oramai sotto gli occhi di tutti che le gestioni del servizio idrico affidate in questi ultimi anni a soggetti privati, sperimentate in alcune Provincie Italiane o a livello europeo abbiano prodotto esclusivamente innalzamento delle tariffe, diminuzione degli investimenti e un aumento costante dei consumi, si continua a sostenere che mercato e privati siano sinonimi di efficienza e riduzioni dei costi.

Il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua è sceso da subito in campo per contrastare questo provvedimento con la campagna nazionale "Salva l’Acqua" verso la quale si è registrata un’elevatissima adesione.
Ad oggi abbiamo consegnato al Presidente della Camera 45.000 firme a sostegno dell’appello che chiedeva il ritiro delle norme che privatizzano l’acqua.
Inoltre, migliaia di persone hanno manifestato il proprio dissenso e contrarietà all’Art.15 in un presidio svoltosi lo scorso 12 Novembre a Piazza Montecitorio e in varie mobilitazioni territoriali, migliaia di persone hanno inviato mail ai parlamentari per chiedere di non convertire in legge il decreto 135/09, molte personalità hanno espresso da una parte la loro indignazione e dall’altra il loro sostegno alla campagna.

In questi giorni è cresciuta nella società la consapevolezza che consegnare l’acqua al mercato significa mettere a rischio la democrazia. Nonostante questa mobilitazione della società civile e degli stessi Enti locali, il Governo ha imposto il voto di fiducia e non accoglie le richieste e le preoccupazioni espresse anche molti Sindaci di amministrazioni governate da maggioranze di differenti colori politici.

Come Forum dei Movimenti per l’Acqua siamo indignati per la superficialità con cui il Governo, senza che esistessero i presupposti di urgenza, ha voluto accelerare la privatizzazione dell’acqua.
A questo punto siamo convinti che la contestazione dovrà essere ricondotta nei territori, per chiedere agli Enti Locali che si riapproprino della podestà sulla gestione dell’acqua tramite il riconoscimento dell’acqua come diritto umano e il servizio idrico integrato come servizio pubblico locale privo di rilevanza economica e nel contempo di sollecitare le Regioni ad attivare ricorsi di legittimità nei confronti del provvedimento.
Queste percorsi di mobilitazione sono percorribile così come dimostrano le delibere approvate dalla Giunta regionale pugliese, dalle tante delibere approvate dai consigli comunali siciliani e nel resto d’Italia, da ultimo quello di Venezia.

Il popolo dell’acqua c ontinuerà la battaglia per la ripubblicizzazione del servizio idrico assumendo iniziative territoriali e nazionali volte a superare l’Art. 15 del decreto legge.
Come Forum dei Movimenti, chiediamo a tutta la società civile di continuare la mobilitazione e far sentire il proprio dissenso anche dopo l’approvazione dell’art. 15 attraverso mobilitazioni sui territori ed invio di messaggi a tutti i partiti, ai consiglieri comunali provinciali e regionali, ai parlamentari locali.
A Sindaci ed agli eletti chiediamo di dar vita nelle rispettive istituzioni a prese di posizioni chiare che respingano la legge e di dar vita a iniziative di protesta nelle istituzioni stesse.



Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua
www.acquabenecomune.org/

venerdì 20 novembre 2009

CAMPER, LA RIPRESA POSSIBILE

20/11/2009, La Nazione di Firenze


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Un'opposizione di Governo che fa acqua da tutte le parti

Hanno privatizzato l'acqua. Com'è successo? Non ricordate? È bene ricordare, invece...


Luglio 2006: Linda Lanzillotta, Ministro per gli Affari Regionali del Governo Prodi (allora quota Margherita, oggi PD) presenta il Disegno di Legge n° 772 per il riordino dei servizi pubblici locali. L'atto, collegato alla Finanziaria 2007, è cofirmato da Pier Luigi Bersani (oggi Segretario nazionale del PD), di concerto con i ministri: Giuliano Amato (PD); Antonio Di Pietro (IdV); Emma Bonino (Radicali).

Il testo presenta il progetto embrionale per l'affidamento ai privati di servizi fondamentali per la collettività, compresa la gestione delle reti idriche.

A distanza di alcuni mesi, il Disegno di Legge approda alla I Commissione (Affari Costituzionali) del Senato.

In conclusione dei lavori di Commissione l'allora Senatore Fernando Rossi lamentò con forza il fatto che il D.L "risulta essere un provvedimento che danneggerà i consumatori, non tutelandoli dalla possibilità di un notevole aumento dei prezzi per gli utenti e di un abbassamento della qualità dei servizi. E' un regalo alle imprese private o miste, dal momento che i criteri per gli affidamenti prevedono l'esclusione, tranne casi eccezionali, delle società pubbliche, anche se in grado di fare offerte migliori". Secondo Rossi il Governo avrebbe fatto bene a ritirare il provvedimento.

No alla privatizzazione dell'acqua - Cochabamba insegna!

Nonostante due chiare risoluzioni europee, il nostro paese, in una evidente condizione di anomalia, procede spedito verso la piena privatizzazione del servizio idrico integrato

Mercoledì scorso, 4 novembre 2009, il Senato della Repubblica ha approvato definitivamente il decreto legge 135/09, dal titolo "Disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e per l’esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee".

Dietro questo nome apparentemente innocuo e dallo scarso valore politico si cela una delle decisioni più importanti e discusse degli ultimi mesi: la privatizzazione dei servizi pubblici locali.

mercoledì 18 novembre 2009

UN DOCUMENTO PER RIFLETTERE

IL DENARO ‘PESA’ PIU’ DELL’ACQUA!

Alex Zanotelli
E’ stato uno shock per me sentire che il Senato, il 4 novembre scorso, ha sancito la privatizzazione dell’acqua.

Il voto in Senato è la conclusione di un iter parlamentare che dura da due anni. Infatti il governo Berlusconi, con l’articolo 23 bis della Legge 133/2008, aveva provveduto a regolamentare la gestione del servizio idrico integrato che prevedeva, in via ordinaria, il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali a imprenditori o società , mediante il rinvio a gara , entro il 31 dicembre 2010. Quella Legge è stata approvata il 6 agosto 2008,mentre l’Italia era in vacanza.
Un anno dopo, precisamente il 9 settembre 2009, il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge (l’accordo Fitto- Calderoli), il cui articolo 15, modificando l’articolo 23 bis, muove passi ancora più decisivi verso la privatizzazione dei servizi idrici, prevedendo:

a) L’affidamento della gestione dei servizi idrici a favore di imprenditori o di società,anche a partecipazione mista (pubblico-privata) , con capitale privato non inferiore al 40%;

b) Cessazione degli affidamenti ‘in house’ a società totalmente pubbliche, controllate dai comuni alla data del 31 dicembre 2011.

Questo decreto è passato in Senato per essere trasformato in legge. Il PD , che è sempre stato piuttosto favorevole alla privatizzazione dell’acqua, ha proposto nella persona delsenatore Bubbico, un emendamento-compromesso:l’acqua potrebbe essere gestita dai privati, ma la proprietà resterebbe pubblica. Questa proposta , fatta solo per salvarsi la faccia , passa con un voto bipartisan! Ma la maggioranza vota per la privatizzazione

dell’acqua. L’opposizione (PD e IDV), vota contro il decreto-legge.

E così il Senato vota la privatizzazione dell’acqua, bene supremo oggi insieme all’aria! E’la capitolazione del potere politico ai potentati economico-finanziari. La politica è finita!E’ il trionfo del Mercato, del profitto. E’ la fine della democrazia.

”Se la Camera dei Deputati- ha detto correttamente il Forum dei movimenti dell’acqua – non ribalterà il misfatto del Senato, si sarà celebrata la delegittimazione delle Istituzioni.”

Per questo dobbiamo denunciare con forza:

- il governo Berlusconi che, con questo voto al Senato, ora privatizza tutti i rubinetti d’Italia.

“Questo decreto segna un passaggio cruciale per la cultura civile del nostro paese e per la sua Costituzione- scrivono Molinari e Lembo del Contratto Mondiale dell’Acqua. I Comuni e le Regioni vengono espropriati da funzioni proprie con un vero attentato alla democrazia.”

-il partito di opposizione, il PD, che continua a nicchiare sulla privatizzazione dell’acqua (sappiamo che il nuovo segretario Bersani è stato sempre a favore della privatizzazione).

- ed infine tutta l’opposizione, per non aver portato un problema così grave all’attenzione dell’opinione pubblica.

Per questo rivolgiamo un appello a tutti i partiti perché ritirino questo decreto o tolgano l’acqua dal decreto.




Documenti per riflettere




giuseppe.orizio@alice.it




E questo devono farlo adesso che il decreto legge passa alla discussione nella Camera dei Deputati. Si parla che il decreto potrebbe essere votato il 16 novembre.

E ai partiti di opposizione chiediamo che dichiarino ufficialmente la loro posizione tramite il loro segretario nazionale e diano mandato al partito di mobilitarsi su tutto il territorio nazionale.

E chiediamo altresì , ai partiti di opposizione di riportare in aula la Legge di iniziativa popolare che ha ottenuto nel 2007 400.000 firme ed ora dorme nella Commissione Ambiente della Camera.

Chiediamo alle Regioni di:

-impugnare la costituzionalità dell’articolo 15 del decreto Fitto-Calderoli;

-varare leggi regionali sulla gestione pubblica del servizio idrico.

Chiediamo ai Comuni di:

-Indire Consigli Comunali monotematici sull’acqua;

-dichiarare l’acqua bene di non rilevanza economica;

-fare la scelta dell’Azienda Pubblica speciale per la gestione delle proprie acque. Questa opzione, a detta di molti avvocati e giuristi, è possibile anche con l’attuale legislazione. Si tratta praticamente di ritornare alle vecchie municipalizzate.

Chiediamo ai sindacati di :

-pronunciarsi sulla privatizzazione dell’acqua tramite i propri segretari nazionali;

-mobilitarsi e mobilitare i cittadini contro la mercificazione dell’acqua.

Chiediamo infine alla Conferenza Episcopale Italiana(CEI) di :

-proclamare l’acqua un diritto fondamentale umano, come ha fatto il Papa Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in veritate dove parla “dell’accesso all’acqua come diritto universale di tutti gli esseri umani, senza distinzioni né discriminazioni”(n.27);

-protestare , in nome della vita, come afferma il Papa ll’enciclica,contro la legge che privatizza l’acqua;

-chiedere alle comunità parrocchiali di organizzarsi sia per informarsi sia per fare pressione a tutti i livelli, perché l’acqua non diventi merce.

Infatti l’acqua è sacra, l’acqua è vita, l’acqua è un diritto fondamentale umano. Questo bisogna ripeterlo ancora di più, in un momento così grave in cui con il surriscaldamento del pianeta, rischiamo di perdere i ghiacciai e i nevai, e quindi buona parte delle nostre fonti idriche. E lo ripetiamo con forza alla vigilia della conferenza internazionale di Copenhagen, dove l’acqua deve essere discussa come argomento fondamentale legato alclima. Per questo chiediamo a tutti, al di là di fedi o di ideologie ché ‘sorella acqua’fonte della vita, venga riconosciuta da tutti come diritto fondamentale umano e non sottoposta alla legge del mercato.

Si tratta di vita o di morte per le classi deboli dei paesi ricchi , ma soprattutto per i poveri del Sud del mondo che la pagheranno con milioni di morti per sete.

Alex Zanotelli

lunedì 16 novembre 2009

Parigi : l’acqua ritorna pubblica




Aumento sistematico dei prezzi non accompagnato da un conseguente miglioramento dei servizi, abusi, prezzi gonfiati, casi di corruzione, servizi obsoleti e totale mancanza di trasparenza contabile; sono queste alcune delle motivazioni alla base di un trend oggi in continua evoluzione, quello della ri-municipalizzazione, nella gestione dell’acqua in Francia.

domenica 15 novembre 2009

VERSO LA CONFERENZA SUL CLIMA DI COPENHAGEN


VERSO COPENHAGEN

GREENPEACE e WWF “IL TESTO DEL TRATTATO SUL CLIMA DELLA SOCIETA’ CIVILE, EQUO ED EFFICACE, CONSEGNATO AI NEGOZIATORI”

Nel percorso verso il Summit sul clima di Copenhagen, Greenpeace e WWF si sono impegnate, insieme ad altre associazioni internazionali, per stilare un proprio “Trattato sul Clima per Copenhagen”: il lungo testo, che è stato già distribuito ai negoziatori di 192 paesi, ha impegnato per un anno le principali associazioni mondiali che si occupano delle politiche climatiche. Il documento contiene un vero e proprio testo legislativo che evidenzia gli elementi chiave necessari per concludere un accordo globale equo e ambizioso, in grado di mantenere gli impatti dei cambiamenti climatici al di sotto dei livelli di rischio inaccettabili identificati dalla maggior parte degli scienziati. Dopo aver considerato le osservazioni e i contributi giunti da vari esperti è in preparazione un testo affinato del trattato che verrà presentato nel corso delle prossime sessioni negoziali, prima dell’appuntamento clou per il Summit di Copenaghen a dicembre.
Il documento descrive il percorso che il mondo dovrebbe avviare per evitare cambiamenti climatici catastrofici, riconoscendo che l’incremento delle temperature globali deve mantenersi al di sotto dei 2 gradi centigradi. Si stabilisce un tetto globale alle emissioni – e un idoneo budget di carbonio – e si spiega in dettaglio come i Paesi in Via di Sviluppo e quelli industrializzati possano contribuire alla salvezza del pianeta e delle popolazioni, coerentemente con i propri mezzi e le proprie responsabilità. Il documento mostra infine come i Paesi più poveri e vulnerabili del mondo possono essere protetti e risarciti. “E’ la prima volta nella storia che una coalizione di gruppi della società civile fa un passo di questo genere. Abbiamo stilato quello che a oggi è il più coerente documento legislativo che mostri soluzioni per il clima bilanciate e credibili, basate sull’equità e la scienza” – ha dichiarato Mariagrazia Midulla, Responsabile Clima ed Energia del WWF Italia. “Abbiamo posto al centro di questo Trattato la protezione del clima insieme a quella del pianeta e delle popolazioni di tutto il mondo e ci aspettiamo che i governi facciano altrettanto – ha dichiarato Francesco Tedesco, Responsabile Energia e Clima di Greenpeace. “Ciò di cui abbiamo bisogno per raggiungere a Copenaghen l’accordo ambizioso che il mondo sta aspettando è una semplice operazione di ‘copia-incolla’ di questo testo”. Il Trattato chiede un accordo legalmente vincolante che consista di 3 parti: l’aggiornamento del protocollo di Kyoto per rafforzare gli obblighi dei Paesi industrializzati; un nuovo protocollo di Copenhagen che contenga impegni legalmente vincolanti per i Paesi industrializzati, compresi gli USA, e stabilisca percorsi a basso contenuto di carbonio per i Paesi in Via di Sviluppo, sostenuti dal mondo industrializzato; un insieme di decisioni che prepari il terreno di lavoro per i prossimi 3 anni. L’adattamento è un'altra componente chiave del Trattato che definisce una Adaptation Action Framework (Piano d’azione per l’adattamento) che include sussidi, indennità e compensazioni per i Paesi più vulnerabili. “L’aiuto ai Paesi più poveri e vulnerabili del Pianeta per affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici ormai inevitabili è un elemento cruciale. Senza un Trattato ambizioso ed efficace a Copenhagen andremo sempre più incontro a guerre per le risorse, sconvolgimenti, rifugiati ambientali e catastrofi naturali” sottolineano WWF e Greenpeace. NOTE: Il “Copenhagen Climate Treaty” è stato redatto da Greenpeace, WWF, IndyACT – la Lega degli Attivisti Indipendenti, Germanwatch, la David Suzuki Foundation, il Centro Nazionale Ecologico dell’Ucraina e alcuni dei maggiori esperti mondiali. Il Trattato sul Clima per Copenhagen include i seguenti punti: - Le emissioni globali di carbonio per il 2020 da tutte le fonti di gas serra non dovrebbe superare 36.1 Gt CO2e (equivalenti), portando le emissioni al di sotto dei livelli del 1990 ed entro il 2050 dovrebbe essere ridotto fino a 7.2 Gt CO2e, in altre parole dell’80% al di sotto dei livelli del 1990. - La proposta di una nuova istituzione – la Copenhagen Climate Facility – per gestire i processi per il taglio delle emissioni, l’adattamento e la protezione forestale secondo il nuovo trattato globale. - La ricetta per un piano di azioni a lungo termine sia per i paesi sviluppati (Zero Carbon Action Plans, ZCAPs) che per quelli in via di sviluppo (Low Carbon Action Plans, LCAPs). - Obiettivi vincolanti per i Paesi di più recente sviluppo (NICs) - come Singapore, Corea del Sud e Arabia Saudita - in linea con il principio della Convenzione di stabilire responsabilità e capacità comuni ma differenziate. Per giungere ad un accordo ambizioso ed efficace a Copenaghen, Greenpeace e WWF chiedono che: - I Paesi industrializzati, come gruppo, si impegnino a ridurre le proprie emissioni di gas serra di almeno il 40% entro il 2020, rispetto ai livelli del 1990. - I Paesi industrializzati, come gruppo, si impegnino a fornire risorse finanziarie addizionali ai Paesi in Via di Sviluppo pari ad almeno 150 miliardi di dollari all’anno (fino al 2020) per supportare la transizione verso un sistema energetico pulito basato su fonti rinnovabili, per fermare la distruzione delle foreste tropicali e per misure di adattamento agli inevitabili impatti del cambiamento climatico. - I Paesi in Via di Sviluppo si impegnino a ridurre la crescita delle proprie emissioni del 15-30% al 2020 rispetto a uno scenario “business-as-usual”. - Soluzioni pericolose, come ad esempio l’energia nucleare, non rientrino tra le opzioni finanziabili all’interno del Protocollo di Kyoto per ridurre le emissioni. - La deforestazione (e le emissioni ad essa associate) sia fermata in tutti i Paesi in Via di Sviluppo al più tardi entro il 2020. L’obiettivo “Deforestazione ZERO” deve essere raggiunto già entro il 2015 in Amazzonia, Congo e Indonesia.
Roma, 22 settembre 2009

CENTRALE A TURBOGAS, ECCO COME SARA'

15/11/2009, Il Nuovo Corriere di Firenze

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Far tornare le api a volare a San Casciano!

L’ape, il simbolo della nostra lista, richiama l’obiettivo di far tornare le api a volare a San Casciano. Un mondo senza api non è a misura d’uomo, è avvelenato e ostile alla vita. L’ape sarà anche il nostro modello di comportamento: le api sono laboriose, sociali, pacifiche e hanno bisogno di un ambiente pulito.

San Casciano Val di Pesa • Laboratorio per un’Altra San Casciano