giovedì 29 settembre 2011

Vicenda Laika - Laboratorio chiede la revoca della delibera dello smontaggio dei reperti


Il Nuovo Corriere di Firenze, 28 settembre 2011

Opposizioni al contrattacco sulla vicenda Laika. Nel corso della seduta del Consiglio, che si svolgerà domani, il gruppo Laboratorio per un'altra San Casciano/PRC, presenterà infatti un ordine del giorno per chiedere la revoca della delibera dello scorso agosto, quella con la quale l'amministrazione comunale di SanCasciano ha deciso lo "smontaggio" dei reperti del cantiere Laika in località Ponterotto...

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venerdì 23 settembre 2011

Resti archeologici al Ponterotto - Il capogruppo di Laboratorio per un'altra San Casciano-Prc accusa il Comune di aver operato a danno della storia e senza trasparenza


Ritrovamenti archeologici a Ponterotto: fermiamo la distruzione e la falsa valorizzazione di una testimonianza importante della nostra storia.
Lucia Carlesi, consigliere comunale a San Casciano Val di Pesa di Laboratorio per un'Altra San Casciano-Rifondazione Comunista, risponde alle domande di Metropoli Chianti.

L'articolo di Matteo Pucci con un intervista a Lucia Carlesi, Metropoli Chianti, 23 settembre 2011

Un sito archeologico, quello rinvenuto al Ponterotto durante i lavori di scavo per il nuovo stabilimento Laika, che rischia di essere rovinato per sempre. Lo sostiene il capogruppo di opposizione Laboratorio per un'altra San Casciano-Rifondazione comunista che in questa intervista, per bocca del capogruppo in consiglio comunale Lucia Carlesi, rincara la dose.

Quale secondo voi il rischio che corrono i reperti archeologici scoperti durante i lavori di scavo per la nuova Laika?
Non parliamo di rischio ma di certezze perché dalla visione che abbiamo potuto avere del progetto dell’Amministrazione emerge la demolizione a pezzi dei muretti, la loro traslazione e ricomposizione, lo smantellamento delle pavimentazioni e la loro riproduzione fasulla.
La rimozione dell'intero complesso dei reperti e la successiva ricollocazione in un'area vicina, fuori dal perimetro interessato dalla costruzione dello stabilimento Laika, ci viene proposta come un'opera di valorizzazione, quando invece si cancella di fatto l'autenticità della testimonianza storica; trasferire i reperti è un'operazione ipocrita, avremo un falso parco archeologico, “un'archeopatacca”, così l'abbiamo voluta definire.
I reperti, una fattoria etrusca e una villa romana (oltre a una fontana settecentesca che verrà demolita), sono emersi nel corso del 2010 ma ad oggi non si conosce la relazione della Soprintendenza che ha svolto l'indagine archeologica, per cui non sappiamo l'esatto valore e lo stato di conservazione dei ritrovamenti e se vi sia ancora altro materiale da studiare. Sull'opportunità di un trasferimento di reperti di questo genere ci sembra sufficiente quanto scritto da un autorevole archeologo come Giuliano Volpe, ordinario di Archeologia e Rettore dell'Università di Foggia, che è intervenuto proprio in merito alla vicenda dei reperti rinvenuti a Ponterotto: si tratta di opere che hanno senso solo nel proprio contesto.

Come valutate le ampie rassicurazioni date dal ministero per i beni culturali date nei giorni scorsi?
Ci sembra necessario approfondire le scelte che sono state fatte. Per quanto di nostra conoscenza
non ci risulta che alcun esperto di nomina ministeriale abbia risposto alle autorevoli obiezioni tecniche al progetto avanzate recentemente . Se parliamo del consenso dato all’origine al progetto vorremmo capire come si arriva a sostenere che “il mantenimento in situ dei resti è risultato incompatibile con le opere da realizzare”, sulla base di quali valutazioni e documentazioni si è considerato ineluttabile il trasferimento dei ritrovamenti e non si sono prese in considerazione soluzioni alternative.

Cosa "imputate" all'Amministrazione comunale di San Casciano?
Si persevera in scelte sbagliate. La rimozione dei reperti è soltanto l'ultima forzatura per coprire le responsabilità di chi ha voluto a tutti i costi , tramite una variante urbanistica ad hoc, localizzare lo stabilimento Laika in un'area agricola, di alto valore ambientale e paesaggistico, chiaramente inadeguata ad ospitare un intervento industriale di tali proporzioni: un'operazione di rendita immobiliare che niente ha a che fare con l'interesse della collettività e dei lavoratori. E oggi la vicenda si ripete: invece di tutelare al massimo i ritrovamenti che sono un bene comune del nostro territorio, si decide di rimuovere l'intero complesso archeologico, pur di garantire la realizzazione dell'intervento privato. Ci chiediamo perché a suo tempo l'area non fu sottoposta ad un' indagine archeologica preventiva, metodologia ormai consolidata quando si interviene in zone di presunto interesse archeologico. Ora è paradossale che l'unica soluzione prospettata sia la rimozione di questa testimonianza storica di oltre 2000 anni e che l'Amministrazione intervenga con soldi pubblici e addirittura con proprie risorse (in una fase di grande crisi e di contrazione dei servizi) per coprire i costi di ricollocazione dei reperti, così la falsa area archeologica sarà pure a carico dei cittadini!
La procedura di autorizzazione alla rimozione dei reperti archeologici va avanti da più di un anno, ma in tutto questo tempo l'Amministrazione non ha ritenuto opportuno dare visibilità all'intera vicenda. In più di un'occasione abbiamo denunciato la mancanza di trasparenza non essendo assolutamente chiaro il tipo di intervento che si andava delineando sul sito archeologico.
Per mesi siamo rimasti in attesa della relazione finale dell'indagine archeologica svolta dalla Soprintendenza, documento che avrebbe chiarito la portata dei ritrovamenti e determinare quindi gli interventi successivi. In realtà fin dal giugno del 2010, in mancanza di qualsiasi relazione, con scavi iniziati da poco (ancora la villa romana non era emersa) la multinazionale Hymer proprietaria di Laika presenta domanda di autorizzazione alla rimozione dei reperti; nello stesso mese di giugno viene negata l’accessibilità al cantiere da parte della commissione Ambiente e Territorio del Comune (avanzata da gran parte delle opposizioni) e nell'agosto l'Amministrazione di San Casciano esprime la volontà di partecipare al progetto. E' stata negata trasparenza e informazione, è mancato il confronto pubblico su un progetto di assoluta importanza per il territorio e la nostra comunità.

Come avete intenzione di muovervi adesso?
Facciamo il possibile per far conoscere questo episodio, che non riguarda solo San Casciano, come dimostra l’eco che ha avuto la nostra iniziativa (http://archeopatacca.blogspot.com/).
A nostro parere vengono ora a galla tutti gli errori fatti da dieci anni a questa parte, da quando si è voluto a tutti i costi impegnare l’area del Ponterotto, senza considerare altre soluzioni. Oggi è assurdo che venga proposto un progetto che non tutela il nostro patrimonio culturale e paesaggistico e dà invece priorità alle richieste poste da un soggetto privato.
La vicenda ovviamente è seguita con la massima attenzione dalle associazioni ambientaliste, è uscita dall'ambito locale grazie alla presentazione di un'interrogazione in Regione da parte del consigliere di Federazione della Sinistra-Verdi Mauro Romanelli ed ha suscitato l'interesse di autorevoli esperti come il prof. Giuliano Volpe.
Il gruppo consiliare Laboratorio per un'Altra San Casciano-Rifondazione Comunista presenterà al prossimo consiglio comunale di San Casciano del 29 settembre un documento per chiedere la revoca della delibera con la quale nel mese di agosto l'Amministrazione di San Casciano ha approvato la bozza di accordo per la rimozione, ricollocazione, restauro e valorizzazione delle strutture archeologiche di Ponterotto, affinché sia possibile sospendere ogni decisione, aprire un confronto in consiglio comunale e un percorso partecipato che veda tutti i soggetti coinvolti, esperti e tecnici del settore, esponenti delle associazioni e la cittadinanza per verificare la correttezza della soluzione individuata e proporre alternative possibili e condivise.

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giovedì 22 settembre 2011

L'etrusco? Si sposterà - Il trasloco dei reperti per far posto ai camper


di Alessio Gaggioli, Corriere Fiorentino, Sabato 17 Settembre, 2011

L'archeologo: alti costi, e non è un'opera pubblica


SAN CASCIANO VAL DI PESA — Ma non si potevano fare prima delle indagini per capire cosa c'era sottoterra? E se i reperti archeologici sono così importanti non valeva la pena costruire altrove quel maxicapannone invece che organizzare il costosissimo trasloco di quanto è stato ritrovato? Una impresa, quella di spostare eccezionali reperti altrove, che si fa solo in rari casi. Solo se costretti da irrinunciabili opere pubbliche per il territorio. Molto di rado per consentire ad un privato di costruire. Sospetti e domande di uno dei più autorevoli archeologi d'Italia, Giuliano Volpe, ordinario di archeologia e rettore dell'Università di Foggia. Domande pubblicate sul più importante sito web che si occupa di urbanistica: Eddyburg.

Domande che riguardano il progetto di San Casciano, a Ponterotto, dove il Comune nella passata legislatura — con una variante ad hoc perché trattasi di terreni ex agricoli — diede il via libera alla costruzione del nuovo stabilimento della Laika, la multinazionale che produce caravan. Un progetto vecchio di oltre dieci anni, un capannone di oltre 300 mila metri cubi nella splendida valle di Ponterotto. I lavori sono partiti nel 2010, dopo pochi mesi lo stop: da sottoterra sono emersi i resti di una fattoria etrusca e una villa romana (le uniche informazioni disponibili). Non si sa nulla di più. Non si sa quale sia la loro reale importanza e il loro stato di conservazione. Comune e Soprintendenza che hanno dato il via libera al trasloco non sono generosi di risposte (dall'amministrazione comunale hanno fatto sapere quanto segue: «C'è estrema serenità sulla correttezza delle procedure adottate grazie alla piena collaborazione tra le istituzioni coinvolte»). E così si alimentano i dubbi e le domande. Anche da parte di autorevoli esponenti dell'archeologia, come appunto il professor Volpe: «Come mai pur essendo trascorso tanto tempo dalla presentazione del progetto, non sono state effettuate indagini di archeologia preventiva? Quale valutazione è stata fatta dei documenti storici e archeologici individuati? Qual è il loro stato di conservazione? Ma, soprattutto, perché si è adottata la decisione della rimozione e del trasferimento dei resti archeologici?». Quelle di Volpe non sono domande campate in aria. Purtroppo. Perché secondo Volpe i casi sono due: o quei reperti sono così importanti, «di grande interesse storico-archeologico» e allora forse sarebbe da riconsiderare il loro trascloco «privilegiando la conservazione in situ». O in realtà «come qualcuno sussurra, si tratta di pochi muretti» e allora si dovrebbe «avere il coraggio di portare la decisione alle estreme conseguenze, si documenti e si pubblichi l'intero contesto archeologico e lo si sacrifichi autorizzando la costruzione del capannone al di sopra dei resti», dice Volpe. Perché altrimenti, se davvero della fattoria etrusca e della villa romana, sono rimaste poche pietre, quella del trasloco e della ricollocazione «appare una risposta alquanto ipocrita, forse utile solo come risposta alle proteste delle associazioni culturali e ambientaliste». «Che senso avrebbero — si chiede il rettore dell'Università di Foggia — i moncherini di pochi muretti decontestualizzati e collocati, quasi si tratti di un elemento di arredo, in un finto parco archeologico?».

Va detto che ancora prima che Laika cominciasse a scavare, quel progetto era stato molto contestato dai comitati e dagli ambientalisti. C'era stato anche un ricorso al Tar, perso. C'era stata pure Anna Marson, quando faceva la professoressa di pianificazione urbanistica a tempo pieno, prima dell'incarico di assessore regionale, che aveva scritto del caso San Casciano-Laika come pessimo esempio di pianificazione urbanistica. Laika per trasferire le sue attività nel futuro stabilimento di San Casciano ha dato rassicurazioni sul mantenimento dei livelli occupazionali e si farà carico di opere di compensazione ambientale e urbana. Dopo il blocco dei lavori (da oltre un anno) per via degli scavi ora c'è però da risolvere prima la grana archeologica. Tutte le procedure seguite per ora sembrano corrette. Le informazioni però sono scarse. Il cantiere è blindato, i reperti sono coperti da grandi teli neri. E allora ecco che tornano le domande di uno degli archeologi più importanti d'Italia: «Chi pagherà il trasloco? Si tratta di una procedura complessa che di solito viene riservata a scoperte eccezionali. Di solito si utilizza per permettere la costruzione di opere pubbliche, come le dighe».

A San Casciano non ci saranno dighe. Ci sarà il grande stabilimento di un privato. E forse, poco più in là, in località la Botte (nessuna conferma nemmeno su questo da Comune e Soprintendenza) un parco archeologico che comitati e ambientalisti dicono sarà un «parco-patacca».

Alessio Gaggioli
(ha collaborato Sara Fioretto)

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mercoledì 14 settembre 2011

Mi unisco a esperti e associazioni che chiedono di trovare nuove soluzioni. Intervenga la Regione

COMUNICATO STAMPA 13 settembre 2011

Ritrovamenti archeologici nel cantiere Laika a San Casciano Val di Pesa. Romanelli: “Mi unisco a esperti e associazioni che chiedono di trovare nuove soluzioni. Intervenga la Regione”.

“Fin dall'inizio – dichiara il Consigliere Regionale Mauro Romanelli – sono stato contrario, sollecitato da Legambiente e dal gruppo consiliare Laboratorio per un'altra San Casciano, alla localizzazione scelta per il nuovo capannone della Laika caravan: una contrarietà non a priori, ma motivata da ragioni ambientali e paesaggistiche, nonché per l’inadeguatezza delle infrastrutture circostanti e per la fretta nel concedere varianti urbanistiche al di fuori del Piano Strutturale del Comune di San Casciano”.

“Una scelta, quella dell’amministrazione locale, dettata da motivi occupazionali, ma che a oggi, a sette anni di distanza dall’adozione della variante, nulla ha prodotto, essendo ben lontani dall’apertura della struttura”. “La Laika ha pesantemente ridotto i posti di lavoro, in questi ultimi anni, e non pare esserci alcuna garanzia che in futuro, anche accettando supinamente ogni condizione posta dall'azienda, il livello occupazionale sia garantito”.

“Nel frattempo nel sito, durante gli scavi cantieristici, sono stati rinvenuti resti archeologici di un edificio di epoca etrusco - ellenistica e di una villa romana di età imperiale e rimango assai sorpreso dalla recente decisione della Giunta locale di accettare le richieste della multinazionale e d’intervenire con proprie risorse per la demolizione, rimozione e ricostruzione in altro sito dei reperti, senza esplorare le alternative possibili che, con modifiche progettuali, potessero salvare, almeno in parte, il sito archeologico”.

“Mi appello quindi alla sensibilità dell’Assessore Regionale Cristina Scaletti affinché siano ascoltati i dubbi e le critiche di esperti e associazioni, sospendendo la firma regionale all’accordo e promuovendo un tavolo di concertazione, ove cercare soluzioni più attente e condivise, scongiurando così il rischio di produrre, con la rimozione dei reperti, un falso storico e topografico”.

“Sulla vicenda ho presentato un’interrogazione urgente” - termina Romanelli.


Interrogazione orale urgente

Il sottoscritto Consigliere Regionale

Ricordato che in località Ponterotto, nel comune di San Casciano in Val di Pesa (Fi) è stato localizzato, tra le proteste di molti comitati e associazioni per l’alto impatto ambientale e paesaggistico, un capannone di tre ha della multinazionale Hymer, proprietaria di Laika caravan;

Ricordato che nell’anno 2010, durante gli scavi cantieristici sono stati rinvenuti resti archeologici di un edificio di epoca etrusco - ellenistica e di una villa romana di età imperiale;

Ricordato che l’amministrazione comunale di San Casciano, con la delibera di Giunta n.132 del 1° agosto 2011, ha fatto propria la richiesta di rimozione dei reperti avanzata da Hymer a pochi mesi dall’inizio scavi, decidendo di intervenire con proprie risorse a un progetto di demolizione, rimozione e ricostruzione in altro sito dei reperti, senza esplorare le alternative possibili che, con modifiche progettuali, salvassero almeno parte del sito archeologico;

Ricordato che sembrerebbe non esistere ancora una relazione pubblicata sugli scavi, che il progetto di rimozione è stato deliberato a scavi in corso, a prescindere quindi dai risultati, che il progetto a parere di molti esperti distruggerà il valore scientifico del sito e produrrà un falso storico e topografico e che molte associazioni ambientaliste sono intervenute manifestando dubbi e critiche.

Interroga la Giunta Regionale per conoscere:

Se intende sospendere la firma regionale all’accordo, aprendo un confronto tra Amministrazione locale, Hymer e tecnici del settore ed esponenti delle associazioni di diversa opinione per verificare la correttezza della soluzione a oggi individuata.

Mauro Romanelli

La Laika fa traslocare i resti etruschi

di Mario Neri, La Repubblica, 14 settembre 2011

Ritrovati nell'area del futuro capannone: la soprintendenza dà l'ok al trasferimento. "No all'archeo-patacca"
La Laika fa traslocare i resti etruschi



Nella terra dei caravan anche un sito archeologico può traslocare. Succederà ai resti di un insediamento etrusco e a quelli di una villa romana di età imperiale ritrovati nel giugno 2010 a Ponterotto, pochi chilometri da San Casciano, dove la Laika caravans vorrebbe costruire il mega capannone progettato 11 anni fa per rilanciare la produzione dei camper nella Val di Pesa. Da un anno i lavori sono fermi. Nei 3 ettari destinati alla nuova fabbrica - e riconvertiti in area industriale con una variante ad hoc del Comune - gli archeologi procedono ancora con scavi e analisi, ma l'amministrazione di San Casciano ha già accolto le richieste della multinazionale: i reperti verranno ricollocati vicino al torrente Pesa «in modo da riprodurre la disposizione dei vani rispetto all'esposizione al sole e alla direzione dei venti», è scritto in una delibera approvata ad agosto. Il via libera è arrivato con il parere favorevole di Soprintendenza, ministero dei Beni culturali e Regione, eppure fa infuriare i comitati del Chianti. «Trasferendo i resti si creerà una "archeopatacca" - dice Giuseppe Pandolfi, presidente del circolo locale di Legambiente - Il comune avalla una speculazione. La salvezza dei posti di lavoro è una scusa, negli ultimi anni i fatturati di Laika sono scesi». Non sarà un parco archeologico farlocco, è invece la tesi della Soprintendenza: «Ci sono molti esempi di rovine ricollocate a favore di una maggiore tutela - spiega la soprintendente regionale Mariarosaria Barbera - e comunque il trasferimento è previsto dal codice dei beni culturali». Comitati e ambientalisti vorrebbero che Laika ridimensionasse i progetti. «Non più un grande capannone da 30mila mq, ma qualcosa meno, quanto basta per lasciare i reperti a loro posto», chiede anche Mauro Romanelli, consigliere regionale di Sel, che ieri ha presentato un'interrogazione urgente in consiglio.

Caso Laika, petizione "Non affogate i resti della villa etrusca nel cemento"

di  Andrea Settefonti, La Nazione, 13.09.2011


SAN CASCIANO

Sui resti di una villa etrusco ellenica e di una romana ritrovati nel cantiere di Ponterotto, a San Casciano, dove si realizza il nuovo stabilimento Laika, entra in scena anche l'associazione "Laboratorio per un'altra San Casciano", lo fa organizzando una petizione via posta elettronica con l'obiettivo di sensibilizzare l'assessore regionale alla Cultura Cristina Scaletti affinché i resti vengano valorizzati e non affogati nel cemento.

Nell'appello inviato all'assessore si legge che "nel 2010 durante gli scavi cantieristici sono stati rinvenuti resti archeologici di un edificio di epoca etrusco-ellenistica e di una villa romana di età imperiale. Invece di valorizzare queste testimonianze storico-artistiche, l'amministrazione comunale ha fatto propria l'istanza di rimozione dei reperti avanzata da Hymer a pochi mesi dall'inizio degli scavi.
Inoltre, il Comune ha deciso di intervenire con proprie risorse ad un progetto di demolizione, rimozione e ricostruzione in altro sito dei reperti, senza esplorare le alternative possibili che con modifiche progettuali salvassero almeno parte del sito archeologico". Secondo il Laboratorio "tutte le procedure legate al progetto sono state svolte nella assoluta segretezza e senza contraddittori". Inoltre "ancora non esiste neanche una riga di relazione pubblica sugli scavi" e "il progetto di rimozione è stato deliberato a scavi in corso (quando ancora la villa romana non era emersa) a prescindere quindi dai risultati". Il rischio è "che il progetto distruggerà il valore scientifico del sito e produrrà un falso storico e topografico".

Quindi viene chiesto all'assessore di "accogliere l'appello delle associazioni ambientaliste WWF, Legambiente, Italia Nostra, Rete dei Comitati, sospendendo la firma regionale all'accordo e aprendo un confronto tra i tecnici per verificare se davvero questa sia la soluzione giusta".

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lunedì 12 settembre 2011

Manco una roulotte al povero lucumone sfrattato…


Stefano Tesi, Alta fedeltà, 11.09.11

A San Casciano Val di Pesa, in Toscana, pare che alla chetichella si vogliano distruggere importanti vestigia etrusche per costruire una fabbrica di camper. Comune e impresa d’accordo, cittadini in subbuglio. Possibile che lo stabilimento si possa fare solo lì?

Si dice che la verità sta sempre in mezzo, o almeno mai da una parte sola. E nemmeno in questo caso abbiamo motivo di dubitare che ambedue i contendenti abbiano, nello specifico, buoni argomenti.
Ma è il principio che non ci piace.
La storia è semplice e nemmeno nuova, visto che si trascina da un decennio, lasciata però sospettamente procedere sotto traccia in un silenzio ufficiale a cui qualche acuto mediatico non può certo far da contraltare. E quando il silenzio diventa la clava delle pubbliche amministrazioni, c’è sempre qualcosa che non torna.
Fattostà che in territorio di San Casciano Val di Pesa, nel Chianti insomma, è in programma la costruzione, regolarmente autorizzata, di un grande capannone industriale destinato ad accogliere lo stabilimento di un’azienda che produce roulotte. Il tutto è sancito da un accordo tra il comune e la multinazionale proprietaria della casa costruttrice di van, con relative autorizzazioni.
Fin qui, tutto ok.
Il problema è che sottoterra, esattamente nel punto in cui deve sorgere lo stabilimento, ci sono i resti di un fabbricato etrusco e di una villa romana, venuti alla luce durante gli scavi di fondazione.
A questo punto che succede? Si bloccano i lavori? Si vincola il terreno? Si procede a ricerche archeologiche?
Macchè: il comune, a spese proprie, pensa anzi di demolire in fretta e furia le antiche ma fastidiose rovine (lo affermano almeno qui i comitati e associazioni locali contrari all’operazione), con l’idea bislacca di ricostruirle altrove. Insomma: non solo le distruggono, ma pensano di creare un falso storico e architettonico.
Da qui gli appelli lanciati dai detti comitati alla Direzione regionale per i beni artistici, alla Soprintendenza archeologica della Toscana e alla Regione affinchè intervengano e consentano se non altro l’apertura di un dialogo tra le parti.
Quale sia la versione ufficiale del comune e della multinazionale non è ancora dato sapere, ma non è questo ciò che conta.
Nè conta, secondo noi, l’osservazione che il settore camperistico è in crisi e che quindi il momento economico non giustifichi la costruzione di nuovi stabilimenti, nè che l’allocazione degli stessi possa essere più utilmente individuata altrove. E neppure che l’operazione nasconda, come qualcuno adombra, più lontane mire speculative in un’area di grande valore naturalistico e paesaggistico (oltre che, con ogni evidenza, archeologico).
Il punto è a mio avviso anteriore e di carattere generale.
Ovvero: in un paese dalle importantissime risorse culturali come l’Italia, dove la stratificazione storica è sistematica e ha fatalmente generato un patrimonio irripetibile di resti e vestigia, è possibile che la stessa eventualità di un ritrovamento non sia una condizione necessaria e sufficiente a bloccare e ad impedire nuovi insediamenti, qualunque sia la loro natura?
Certo, è un costo. Che deve assumersi la comunità, cioè tutti noi, per preservare un patrimonio comune. Un costo di studio preventivo, di ricerca, di possibile valorizzazione e tutela. E indubbiamente anche di risarcimento, perchè chi legittimamente ha un diritto a costruire reso impossibile da un evento sopravvenuto come un ritrovamento archeologico, va ripagato integralmente del danno che subisce e delle spese che sopporta. A me pare solare.
Invece no, non è così. Ogni volta che si scopre qualcosa devono aprirsi interminabili conflitti tra chi vuole sbarazzarsene e chi vuole studiare e conservare, dando vita a contrasti che durano anni e provocano ritardi, collusioni, danni economici e labirinti giudiziari tanto ingiustificabili quanto, soprattutto, insostenibili.
Se invece lo Stato, attraverso la legge, sancisse l’automatica inviolabilità di qualsiasi giacimento, rudere o ritrovamento e al tempo stesso stabilisse l’obbligo di ricerche preventive per chi progetta insediamenti produttivi, oltre a rapidi e congrui risarcimenti, probabilmente da un lato si scoraggerebbero gli scempi e le speculazioni. E dall’altro si convincerebbe la grande parte dell’opinione pubblica che tende a considerare la ricchezza immateriale, il paesaggio, la cultura, l’architettura, il bello come un ostacolo, una inutile seccatura, un impiccio, un fastidio da aggirare, possibilmente evitare, auspicabilmente impedire e perfino prevenire. Ovviamente nel nome del presunto sviluppo economico. Un argomento che spesso sta molto a cuore anche ai sindaci che devono firmare certe autorizzazioni.

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Far tornare le api a volare a San Casciano!

L’ape, il simbolo della nostra lista, richiama l’obiettivo di far tornare le api a volare a San Casciano. Un mondo senza api non è a misura d’uomo, è avvelenato e ostile alla vita. L’ape sarà anche il nostro modello di comportamento: le api sono laboriose, sociali, pacifiche e hanno bisogno di un ambiente pulito.

San Casciano Val di Pesa • Laboratorio per un’Altra San Casciano