mercoledì 20 luglio 2011

Rivolta per le bollette dell'acqua


Le associazioni dei cittadini chiedono all´Ato di togliere dalla bolletta la remunerazione dei privati e minacciano una class action. Sollecitano anche la legge regionale sull´azionariato popolare.
di Ernesto Ferrara*
Rivolta per le bollette dell´acqua. L´Ato, l´autorità d´ambito per il settore idrico, ha sancito che le prossime bollette potranno mantenere la remunerazione del socio privato al 7 per cento: come se il referendum di giugno, che ha spazzato via l´«adeguata remunerazione del capitale» per le Spa dell´acqua, fosse stato tutto uno scherzo. E Federconsumatori e i comitati per l´acqua bene comune sono già sul piede di guerra. Spingono perché la Regione acceleri il percorso di ripubblicizzazione dell´acqua attraverso l´azionariato popolare. E chiedono all´Ato di eliminare il 7 per cento per i privati dalla tariffa applicata ai cittadini dicendosi pronti anche a ricorrere, in caso ciò non avvenisse, «al giudice amministrativo».
«Il risultato del voto referendario non può essere vanificato né aggirato con piccoli aggiustamenti formali che non incidano concretamente sulle criticità più volte denunciate e che il voto ha rafforzato», denuncia Federconsumatori. Che chiede di «incoraggiare, attraverso una legislazione regionale, la partecipazione diretta dei cittadini all´azionariato popolare, e sperimentare la costituzione di forme cooperative di utenti, con l´obbiettivo di consolidare e rafforzare il principio della gestione di “bene pubblico”». «E´ essenziale un´accelerazione nel percorso di definizione della legge di riforma preannunciata dalla Regione, che dopo il referendum assume un ruolo centrale negli interessi dei cittadini e per superare ritardi e localismi che ancora oggi bloccano una riforma degna di tale nome», aggiunge pure Federconsumatori, convinta che in Toscana si possano sperimentare «forme innovative degli assetti di governance con la previsione di strumenti di controllo – comitati di sorveglianza – che coinvolgano i soggetti della rappresentanza degli interessi degli utenti» e che «la costituzione di holding paventata da più parti rischia di essere solo un´operazione di carattere finanziario che allontana i cittadini».
Ad un mese dal referendum che ha spalancato le finestre al «vento nuovo» le bollette che ci arriveranno a casa potrebbero sancire il «tradimento del voto»: «Abbiamo chiesto un parere all´Autorità di ambito e la risposta è stata inequivocabile: “Appare ragionevole che si continuino ad applicare all´utenza le tariffe approvate ai sensi dell´attuale normativa”», spiegò nei giorni scorsi il presidente di Publiacqua Erasmo D´Angelis. Ma il comitato fiorentino per i due sì per l´acqua bene comune si oppone: «I Comuni soci dell´Ato 3 convochino immediatamente un´assemblea aperta alla cittadinanza», chiedono Roberto Spini e Fabiana Fabbri, portavoce dei comitati per Firenze e Prato. Se l´Ato non dovesse accogliere l´appello, i comitati sono già pronti ad adire le vie legali, a cominciare da una «class action».

*Repubblica Firenze

10 anni dai fatti di Genova


Lettera aperta al Presidente della Repubblica Italiana
Signor Presidente,
varie – ci sono le inchieste in corso, aspettiamo il giudizio di primo grado, poi di secondo grado, poi di terzo grado… – rifiutando, con vigliaccheria, una seria assunzione di responsabilità.
Continuo a pensare, come il procuratore generale, che le scuse alle vittime degli abusi, e a tutti i cittadini, non possano tardare oltre. Ora è l’ultima occasione per rimediare a un’omissione che ha menomato la credibilità delle istituzioni democratiche italiane. Questa settimana, saranno a Genova molte delle vittime italiane e straniere di quegli abusi, persone che hanno collaborato lealmente con la magistratura italiana, testimoniando davanti ai giudici e partecipando ai processi come parti civili; sono persone che meritano il ringraziamento delle nostre istituzioni.
E’ arrivato il momento che Lei, il presidente della Repubblica, dica una parola chiara e chieda scusa a nome dello stato, è una questione, ormai, di dignità delle istituzioni.
Quanto alle mancate dimissioni (e le numerose promozioni) di chi aveva ed ha tuttora ruoli di alta responsabilità, nonostante le condanne in primo e secondo grado, è legittimo chiedersi: “che polizia abbiamo?”. La mia risposta è che abbiamo una polizia, a partire dal vertice, che ha mancato di rispettare i propri obblighi morali e civili di fronte ai cittadini ed alla Costituzione. Un vertice di polizia che ha perduto ogni credibilità.
La nostra Carta fondamentale all’articolo 54 dice: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche ha
tra pochi giorni sarà il decimo anniversario dei fatti di Genova, luglio 2001.
In questi lunghissimi dieci anni ho scritto molte lettere: ai Presidenti della Repubblica, ai Presidenti del Consiglio, ai ministri, ai parlamentari, che si sono succeduti.
Sollecitando risposte, prese di posizione, di fronte agli abusi compiuti dalle forze di Polizia in quei giorni ed ampiamente documentate e provate dai processi e dalle sentenze in merito ai fatti di strada, alle violenze perpetrate alla Scuola Diaz ed a Bolzaneto.
Non ci sono mai state risposte e questa è l’ultima lettera che scriverò, la mia mano è stanca e la mia voce quasi afona.
Il procuratore generale di Genova: Luciano Di Noto, in un’intervista, ha detto parole molto chiare sul comportamento tenuto dalle istituzioni pubbliche in merito agli abusi di potere, i falsi, le calunnie, le violenze attribuiti alle forze di polizia durante il G8 di Genova. Sono parole importanti, dato il ruolo e il prestigio personale di chi le ha pronunciate.
Secondo Luciano Di Noto, di fronte ai fatti avvenuti alla scuola Diaz e nella caserma di polizia di Bolzaneto, qualcuno doveva chiedere scusa e chi aveva alte responsabilità doveva dimettersi.
Da anni chiedo le stesse cose – scuse e dimissioni – ma nessuno, ai vertici dello stato, ha mai avuto il coraggio di dare una risposta. Si è fatto finta di non sentire, di non sapere, si sono accampate le scuse più nno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”.
In questi dieci anni concetti come onore, responsabilità, lealtà istituzionale sono rimasti ai margini, arrecando un grave danno alle nostre istituzioni. Se qualcuno, a partire da Lei, vuole impegnarsi per rimarginare la ferita aperta nel luglio 2001, diventata una piaga purulenta nel decennio seguente, è ora che si faccia avanti.
Enrica Bartesaghi
Presidente Comitato Verità e Giustizia per Genova
http://www.veritagiustizia.it/
da l'Altracittà, giornale delle periferie

 

Far tornare le api a volare a San Casciano!

L’ape, il simbolo della nostra lista, richiama l’obiettivo di far tornare le api a volare a San Casciano. Un mondo senza api non è a misura d’uomo, è avvelenato e ostile alla vita. L’ape sarà anche il nostro modello di comportamento: le api sono laboriose, sociali, pacifiche e hanno bisogno di un ambiente pulito.

San Casciano Val di Pesa • Laboratorio per un’Altra San Casciano