venerdì 21 ottobre 2011

L'ambiente o il salario, i rischi di un ricatto

L'ambiente o il salario, i rischi di un ricatto
di Paolo Baldeschi, Corriere Fiorentino, giovedì 20 ottobre 2011


Al punto in cui siamo giunti, in piena crisi economica, con la gente che perde il lavoro e deve pagare il mutuo per la casa, è quasi impossibile che si trovi una soluzione alla vicenda Laika che salvi salario e ambiente. Quando si ha la pictola alla tempia si deve mollare la borsa e se fossi nelle condizioni degli operai della Laika anch'io mi batterei per la costruzione del capannone senza ulteriori indugi.

Ma, tuttavia, sarei ben consapevole di essere sotto ricatto. E ciò, a maggior ragione deve valere per sindacalisti e politici che si sono schierati senza fare alcuno sforzo per comprendere le ragioni di chi si è opposto al progetto, quando ancora si poteva trovare una soluzione soddisfacente per tutti.

Proviamo ad immaginare cosa succederebbe se tutte le imprese industriali che si vogliono rilocalizzare in Toscana o aprire una fabbrica nella nostra regione agissero come la Hymer AG, la multinazionale tedesca che ha rilevato nel 2001 l'azienda: rifiutando di insediarsi nelle zone industriali esistenti, ma pretendendo di scegliere un'area agricola e ottenendo una variante ad hoc degli strumenti urbanistici.

Il nostro territorio sarebe disseminato di capannoni localizzati a casaccio, fuori dalle aree industriali (peraltro piene di stabilimenti dismessi e di lotti inutilizzati); con buona pace del paesaggio e ambiente che non solo sono beni di cui godono tutti, anche gli operai della Laika, ma fattori fondamentali dell'attrattività del territorio rispetto al capitale umano qualificato: i "talenti" necessari per lo sviluppo di produzioni innovative e ad alta intensità di conoscenza, l'unica chance per una modernizzazione della Toscana.

Chi sostiene qui e ora l'insediamento della Laika, dovrebbe essere consapevole che l'intero affare è stato mal condotto dal Comune di San Casciano e che si tratta di un pessimo esempio di gestione del territorio, da non ripetere. E invece no, si è scelto la strada di ridicolizzare gli oppositori, dipinti come difensori del paesaggio cartolina, utilizzando i più vieti e diseducativi slogan polemici. Un atteggiamento tanto più grave da parte dei politici il cui compito fondamentale è di comporre in una sintesi, si spera migliore, i diversi interessi e non di schierarsi acriticamente per una parte.

A meno che la Laika non sia utilizzata come una clava per colpire un avversario politico o presunto tale; tacciandolo addirittura del reato di non essere nato in Toscana (d'altronde come la multinazionale tedesca). Forse neanche il peggiore leghismo arriverebbe a tanto; ma si sa, il problema di buona parte della politica italiana, in questo caso locale, è innanzitutto un drammatico gap culturale.

Paolo Baldeschi ordinario di Pianificazione del Paesaggio

venerdì 15 ottobre 2010

ROMA 16 OTTOBRE, PER I DIRITTI DEL LAVORO

venerdì 2 luglio 2010

Pomigliano: c’è chi dice no


Pomigliano:
c’è chi dice no


A Pomigliano non c’è stato il plebiscito
il 36% dei lavoratori ha detto “no” al ricatto e alle imposizioni FIAT
per difendere la Costituzione
per difendere i diritti faticosamente conquistati
per la dignità del lavoro e della persona



un’altra proposta economica è possibile

La grave crisi che stiamo attraversando ricade in primo luogo sui lavoratori, i precari, i pensionati e un numero sempre crescente di persone che perdono il lavoro. La manovra economica del governo è iniqua e sbagliata, colpirà ancora una volta la parte più debole del paese.

Mettiamo finalmente in discussione il liberismo e il finto mercato, le privatizzazioni dei beni comuni come l’acqua e il territorio, la spesa militare, la politica fiscale.

Promuoviamo un’economia equa, sostenibile e solidale, capace di garantire a tutti un’esistenza dignitosa nel rispetto del pianeta, capace di ridistribuire le risorse, ricercando una riconversione ecologica dell’economia per rimettere al centro i diritti delle persone, il bene della collettività, la difesa del territorio.

Il PDF del manifesto

giovedì 24 giugno 2010

PER CHI SUONA POMIGLIANO

IL MANIFESTO - 24 giugno 2010

Autore: Rangeri, Norma
NON TUTTI SONO DISPOSTI A RINUNCIARE AI DIRITTI CONQUISTATI, CON SUDORE E SANGUE, IN UN PAIO DI SECOLI; LA SPERENZA NON E' MORTA.
L'impresa ideologica non è riuscita. L'asse Tremonti-Sacconi contro i diritti costituzionali (articolo 41) e sociali (articolo 18), per segnare l'inizio di un'altra epoca nelle relazioni industriali, deve fare i conti con una presenza operaia e sindacale che non si arrende: il 36 per cento di no all'ipotesi di accordo, nella fabbrica di Pomigliano, è un risultato clamoroso. Non solo non c'è stato il plebiscito annunciato (anche dalla maggioranza dei giornali, più o meno legati alla Confindustria), che la Fiat sperava e il governo attendeva. Di fronte a un terzo di no (i sì si fermano al 62 per cento), gli sponsor dell'accordo devono invece prendere atto di una coscienza operaia che in questo paese proprio non vuole spegnersi. Devono fare i conti, politici e sociali, con chi resiste all'idea di trasformare il lavoro in merce da retribuire con salari appena sufficienti alla riproduzione, alla riduzione della fabbrica in caserma e della persona in robot per sette ore e mezzo, giorno e notte. Dagli operai di Pomigliano, che ormai disertano anche la pasticceria del quartiere perché il salario lo sconsiglia, arriva una lezione di dignità e intelligenza politica che parla a tutti. All'azienda, al governo, al maggior partito di opposizione.
La Fiat deve constatare che il plebiscito a favore dell'accordo separato non c'è stato. I primi commenti al risultato del referendum («parleremo solo con chi ha firmato») sono pessimi, dettati da un'arroganza padronale incisa nel dna di un management che cambia look ma non modo di pensare, confermando di interpretare la globalizzazione come un ritorno a rapporti di produzione ottocenteschi. In totale sintonia con un governo che punta a cancellare il conflitto e liberare il lavoro dall'intralcio sindacale. La risposta della vicesegretaria della Cgil, Susanna Camusso, è finalmente netta: «Penso che ilministro debba rassegnarsi al fatto che un paese moderno né divide i sindacati, né cancella i diritti ». Per il momento Sacconi dovrà rinviare il progetto di inclusione della Cgil nel cerchio dei collaboratori di palazzo Chigi e di cancellazione del ruolo della Fiom.
Ma soprattutto a guardare dentro l'urna di Pomigliano dovrebbe essere la leadership del Pd. Dopo aver vinto il congresso sventolando la bandiera del lavoro, Bersani è stato capace di parlare alle migliaia di militanti riuniti all'assemblea di Roma senza mai nominare la parola Pomigliano. Una rimozione che spiega più di mille dichiarazioni l'incapacità di ritrovare ruolo politico e identità culturale. Non si chiede neppure di parlare al paese di un processo di sviluppo diverso, dimettere in discussione la sovraproduzione di auto che avvelenano e che i bassi salari neppure consentono di acquistare, ma di difendere chi combatte per mantenere la schiena dritta, per sé e per le future generazioni. Per quei ragazzi che alla maturità scelgono il tema sulla ricerca della felicità, convinti che il mondo si può cambiare. Se non ora, se non di fronte alla solitudine e alla disperazione operaia, bisognerebbe spiegare di quale sinistra si parla e in nome di chi.







venerdì 30 aprile 2010

1° MAGGIO: FESTA DEL LAVORO E NON DELLO SHOPPING

Giuste le proteste dei sindacati, le considerazioni di sociologi ed economisti riportate dalla stampa in questi giorni, contro la delega concessa ai commercianti del centro di Firenze che potranno rimanere aperti sabato 1° maggio.Difendiamo i diritti e la dignità del lavoro, rispettiamo il senso e l'utilità del giorno di festa, il valore della pausa. Non arrendiamoci all'ennesimo rituale "produci, compra, consuma". Riprendiamoci la festa.

domenica 7 febbraio 2010

SEDUTA CONGIUNTA APERTA DEI CONSIGLI COMUNALI DI TAVARNELLE VAL DI PESA, BARBERINO VAL DI PESA E SAN CASCIANO VAL DI PESA

 Mi sembra utile riportarvi il mio intervento in occasione della seduta straordinaria e aperta dei consigli comunali di Tavarnelle, Barberino e San Casciano sul tema della crisi economica che si è tenuta lo scorso venerdi 5 febbraio a Sambuca.

"La grave crisi che stiamo attraversando ricade in primo luogo sui lavoratori, precari, pensionati e su un numero crescente di persone che perdono il lavoro. La crisi è strutturale, ed è al contempo globale, è una crisi finanziaria che si lega ad una crisi ambientale ed energetica.

Il sistema economico vacilla e manifesta sempre più la sua insostenibilità e inadeguatezza. Questo può e deve essere il momento per ripensare complessivamente il modello di società e di benessere. Finora la nostra economia, e l'economia globale, ha avuto come unici punti di riferimento l'accumulazione di ricchezze a beneficio di pochi e il consumo di risorse. Esiste una significativa analogia fra i guasti ambientali e i guasti morali dell'economia. Per uscire dalla crisi occorrono scelte che vadano a definire un nuovo modello economico fondato su sostenibilità ambientale ed equa ripartizione delle risorse, su salvaguardia del paesaggio e della salute collettiva, su energie rinnovabili e mobilità sostenibile.
Il “prodotto interno lordo” non può essere l'unico indicatore del nostro benessere; questo non è un concetto rivoluzionario, ma un'affermazione di un democratico come Bob Kennedy in un celebre discorso di ben quaranta anni fa.

D'altra parte occorrono risposte concrete e convincenti per superare questo momento.

Il governo nazionale non propone una politica economica in grado di fronteggiare la crisi e impedire che chi alla fine paga siano come sempre i ceti più deboli.

Nel momento in cui il pacchetto clima-energia dell'UE fissa al 2020 gli obiettivi vincolanti per la riduzione delle emissioni di CO2 attraverso le energie rinnovabili, l'efficienza energetica e il risparmio dei consumi, si dovrebbe investire per il raggiungimento di tali obiettivi. Invece vediamo nel dibattito politico e nelle scelte conseguenti l'affermarsi di proposte vecchie e dannose, dal nucleare, allo schema delle grandi opere, ad un'ulteriore cementificazione del territorio.

Invece la crisi economica e climatica deve tradursi in opportunità; si investa nelle tecnologie pulite, nella tutela del territorio e nella sicurezza del lavoro.

Il futuro, come dimostrano le scelte di molti paesi del mondo avanzato è legato alla “Green Economy” che incrocia praticamente tutti i settori economici. Si parla di 1,5 milioni di nuovi posti di lavoro da qui al 2020 nelle nuove professioni legate alla sostenibilità ambientale. Puntiamo su questo se vogliamo dare nuove opportunità di crescita all'occupazione e lavoro qualificato per i nostri figli.

A livello locale il ruolo delle Amministrazioni è importante. Nell'immediato, nonostante le difficoltà finanziarie, è necessario fornire sostegni diretti a chi sta perdendo il lavoro, con la riduzione delle tariffe degli asili nido, assistenza domiciliare, bollette dell'acqua e dei rifiuti, agevolazioni per i trasporti pubblici. Si può pensare di istituire un fondo sociale per l'emergenza, con sussidi e microprestiti per i più colpiti dalla crisi.

Ma il ruolo dell'Amministrazione locale è determinante soprattutto attraverso la pianificazione della gestione del territorio e dei servizi pubblici locali. Proprio attraverso questi strumenti si dovrebbe affermare la volontà concreta di favorire un cambiamento sociale ed economico che deve essere garanzia del rispetto dei diritti del lavoro, difesa della salute, difesa dei beni comuni.

Nel nostro territorio anche il modello della piccola impresa mostra i segni di questa crisi globale, non ci sono isole felici e oggi si impone di ragionare in modo diverso sul futuro.

Alcuni casi emblematici sul nostro territorio ci parlano di questa crisi (La Signoria, la camperistica, etc.) ma questi casi non sono isolati e si legano ad una dismissione nel passato recente e lontano di molte altre attività produttive, che hanno lasciato sul territorio contenitori edilizi poi oggetto di riconversioni urbanistiche e di grandi affari immobiliari visti dalle nostre Amministrazioni come la soluzione per far muovere l'economia locale. Questo modello, che coniuga deindustrializzazione e speculazione edilizia, è ormai alle corde, anche in ragione della crisi immobiliare, e dobbiamo uscire pure dalla illusione che sia l'”edilizia”, la cementificazione continua del territorio, la soluzione dei nostri mali: avremo solo distruzione dell'ambiente e posti di lavoro non qualificati ed effimeri.

Il territorio è la nostra prima risorsa. Puntare sulla riconversione sostenibile dell'edificato esistente può creare grandi occasioni per manifatture e piccole aziende locali (isolamento termico, risparmio idrico, illuminotecnica, fonti rinnovabili su piccola scala, etc.); ugualmente, puntare su una agricoltura e su un turismo sostenibile è una scommessa vincente per creare posti di lavoro nell'indotto legato alle trasformazioni dell'alimentare, ai servizi all'agricoltura e al turismo. Questa è una proposta di “green economy”. Non si fa invece “green economy” quando le Amministrazioni scelgono di costruire inceneritori e bruciare rifiuti o quando si condivide una pianificazione industriale di area che prevede oltre ad un inceneritore una centrale turbogas da 50 Mw. Ancora, non si difendono i beni comuni e non si tutelano i cittadini quando di sceglie la privatizzazione dei servizi locali, in primo luogo acqua e rifiuti.

Noi scegliamo la strada dell'innovazione e del cambiamento, per promuovere un'economia equa, sostenibile e solidale, capace di garantire a tutti un'esistenza dignitosa nel rispetto del pianeta, ricercando una riconversione ecologica dell'economia a scala locale, favorendo l'insediamento e la creazione di nuove imprese in settori che saranno sempre più strategici per il futuro.

A proposito del caso Laika (che ha fatto da sottofondo a tutta la serata del 5 febbraio).
Il dilemma non è tra ambiente e lavoro, nessuno ha mai messo in discussione la presenza di quest'azienda sul nostro territorio. E' stata contestata un'operazione urbanistica con la quale sono stati difesi gli interessi immobiliari dei privati e non l'interesse della collettività, tanto meno sono stati tutelati i lavoratori.

Non è svendendo il territorio e costruendo nuovi capannoni che si salvaguardano i posti di lavoro, Laika è un caso emblematico. La crisi avanza, il nuovo capannone di Ponterotto avrebbe potuto già essere realizzato da oltre un anno, avendo l'impresa tutti i permessi, ma guarda caso i lavori non sono ancora iniziati. Il gruppo Hymer attraversa una grave crisi a livello mondiale: -28% di fatturato, con una perdita di oltre 40 milioni di euro, oltre 600 dipendenti licenziati, di cui 190 fanno parte della Hymer France che dichiara fallimento e delocalizza. Anche la sede di Tavarnelle non fa eccezione: venti settimane di cassa integrazione, prepensionamenti facilitati, disdetta dei contratti interinali, calo del fatturato intorno al 10%. Chiediamoci come le amministrazioni possano e debbano agire per promuovere realmente una riconversione ecologica dell'economia locale per dare nuove opportunità di crescita all'occupazione.

Lucia Carlesi
Laboratorio per un'altra San Casciano-Rifondazione Comunista

mercoledì 9 dicembre 2009

APPELLO DEI DIPENDENTI EUTELIA

SOLIDARIETA' ALLE LAVORATRICI E AI LAVORATORI EUTELIA.RIPORTIAMO IL LORO APPELLO.“E’ iniziato il licenziamento dei primi 1200 lavoratori di Olivetti-Getronics-Bull-Eutelia-Noicom-Edisontel tutti confluiti in Agile s.r.l. ora Gruppo Omega.Agile ex Eutelia è stata consegnata a professionisti del fallimento. Agile ex Eutelia è stata svuotata di ogni bene mobile ed immobile. Agile ex Eutelia è stata condotta con maestria alla perdita di commesse e clienti. Il gruppo Omega continua la sua opera di killer di aziende in crisi, l’ultima è Phonemedia, 6600 dipendenti, che subirà a breve la stessa sorte.Siamo una realtà di quasi 10mila dipendenti e considerando che ognuno di noi ha una famiglia, le persone coinvolte sono circa 40mila eppure nessuno parla di noi.Abbiamo bisogno di visibilità mediatica: malgrado le nostre manifestazioni nelle maggiori città italiane (Roma, Siena, Milano, Torino, Ivrea, Bari, Napoli, Arezzo) con alcuni di noi che sono saliti sui tetti, altri si sono incatenati a Roma in piazza Barberini, nessun giornale a tiratura nazionale si è occupato di noi ad eccezione dei tg regionali e giornali locali.Non siamo mai stati nominati in nessun telegiornale nazionale perchè la parola d’ordine è che se non siamo visibili all’opinione pubblica il problema non esiste.Dal 4 novembre 2009 le nostre principali sedi sono presidiate con assemblee permanenti. Grazie dell’attenzione”.Le lavoratrici e i lavoratori di Agile s.r.l. – ex Eutelia
 

Far tornare le api a volare a San Casciano!

L’ape, il simbolo della nostra lista, richiama l’obiettivo di far tornare le api a volare a San Casciano. Un mondo senza api non è a misura d’uomo, è avvelenato e ostile alla vita. L’ape sarà anche il nostro modello di comportamento: le api sono laboriose, sociali, pacifiche e hanno bisogno di un ambiente pulito.

San Casciano Val di Pesa • Laboratorio per un’Altra San Casciano