venerdì 3 febbraio 2012

Campagna di Obbedienza Civile per il rispetto del voto referendario

Il 12 e il 13 giugno 27 milioni di persone hanno deciso:

 l'acqua deve tornare pubblica, basta profitti ai privati. Il loro voto deve essere rispettato.




In tutta Italia c'è aria di Obbedienza Civile!

Parte in tutta Italia la campagna di Obbedienza Civile per il rispetto del voto referendario.


In ogni città iniziative e banchetti informativi. Il nostro voto va rispettato.

 








mercoledì 1 febbraio 2012

“Il mio voto va rispettato”: campagna di obbedienza civile per l'acqua pubblica

Nonostante l’esito chiaro del referendum, governo e gestori non hanno adeguato le tariffe del servizio idrico. Dal primo gennaio la nuova campagna di “obbedienza civile” del Forum dei movimenti per l’acqua

Luca Martinelli da Altreconomia
“Il mio voto va rispettato” è lo slogan che sventola sulle nuove bandiere del Forum italiano dei movimenti per l’acqua, quelle inaugurate a Roma con la manifestazione nazionale del 26 novembre scorso. Sotto c’è scritto “campagna di obbedienza civile”, e significa che dal 1° gennaio 2012 i comitati territoriali del Forum (www.acquabenecomune.org) andranno a rideterminare (al ribasso) le tariffe del servizio idrico integrato, cancellando la voce “remunerazione del capitale investito”: si tratta dell’applicazione del secondo quesito referendario, quello che faceva riferimento alla “Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato”, ed è passato con 26.130.656 sì su 27.642.457 voti validi.
“Il 12 e 13 giugno scorso i cittadini hanno modificato la normativa nazionale. I referendum non esprimono pareri né indirizzi -spiega Severo Lutrario, tra i membri del gruppo “Campagna tariffe” del Forum-. Lo ha ribadito la Corte Costituzionale, che dichiarando ammissibili i quesiti referendari sui servizi pubblici locali (il primo e il secondo, ndr) ha spiegato che la normativa che sarebbe scaturita dall’approvazione era immediatamente applicabile. Oggi -continua Lutrario- chi non rispetta la legge è il governo, sono le Autorità d’ambito, sono i gestori, che non hanno adeguato le tariffe. Per questo, la campagna che i cittadini stanno attivando non è una ‘disobbedienza civile’ ma una ‘obbedienza civile’”.
La campagna è iniziata con l’anno nuovo, quando sono andate in scadenza le fatturazioni del terzo trimestre 2011, le prime che avrebbero dovuto tener conto del risultato referendario. “Ci siamo presi un paio di mesi per organizzare la campagna, che non è semplice -spiega Lutrario-. Stiamo ricostruendo la ‘situazione’ tariffaria in ogni Ambito territoriale ottimale (Ato, sono 92 in tutta Italia, ndr)”.
La remunerazione del capitale investito incide in modo diverso sulla bolletta dei cittadini italiani, e ciò dipende da dove abitano e dal metodo di determinazione della tariffa: “Da un punto di vista matematico, incide sulla tariffa tra il 12-13% e il 25%. È pari al 7% degli investimenti non ancora recuperati con l’ammortamento di capitali. La normativa faceva riferimento agli investimenti previsti, non a quelli effettivamente operati. E su questo potremmo aprire un altro contenzioso” racconta Lutrario, che è anche il coordinatore del Forum provinciale di Frosinone. Nella città laziale 50mila utenze su circa 180mila, dal 2008, hanno contestato le fatture al gestore, che è Acea Ato5 (www.aceaato5.it), controllata dalla multinazionale romana Acea. “Invece di auto-ridurci le bollette, abbiamo deciso di inviare reclami, a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno, per contestare le componenti della tariffa che consideravamo illegali ed illegittime. La pressione è stata talmente forte che l’assemblea dei sindaci, nel dicembre 2009, è stata costretta a revocare le tariffe. Al momento sono tornate in vigore, in via provvisoria, quelle del 2005. La campagna di ‘obbedienza civile’ verrà condotta allo stesso modo”.
Secondo il Forum italiano dei movimenti per l’acqua, cioè, i cittadini aderenti non potranno in alcun modo essere considerati “morosi”: “Il primo atto che ogni utente farà è trasmettere al proprio gestore una lettera di reclamo e di diffida -riprende Lutrario-. L’utente eserciterà, cioè, il proprio diritto a contestare la fattura. Con la diffida, chiederà di eliminare la componente ‘remunerazione del capitale investito’, preannunciando che nelle more provvederà a rideterminare il corretto importo della tariffa. È un atto legale, e la presentazione del reclamo sospende qualsiasi azione da parte del gestore finché non abbia risposto in modo esauriente al reclamo. Dopo di che, può iniziare un eventuale contenzioso, con il tentativo di recupero del credito davanti al giudice di pace. Quello che non i gestori non possono fare -conclude Lutrario- è sospendere il servizio o ridurre il flusso idrico. Gli utenti non sono morosi: stanno reclamando, è un loro diritto. Eventualmente, dev’essere il giudice a stabilire chi ha ragione, e a noi sembra molto chiaro”.
Il sistema di finanziamento del servizio idrico integrato, che “deve basarsi anche sulla finanza pubblica e la fiscalità generale” ricorda Corrado Oddi, del Comitato referendario e della Funzione pubblica-Cgil. Si potrebbe, ad esempio, immaginare che gli investimenti degli enti locali per i servizi di pubblica utilità escano dal “Patto di stabilità”. Che non è un dogma, e perciò può essere modificato.

domenica 22 gennaio 2012

Il governo Monti fa marcia indietro:la ripubblicizzazione dell'acqua è possibile


Il Governo Monti fa marcia indietro: la ripubblicizzazione dell'acqua è possibile
La mobilitazione paga: il popolo dell'acqua ha costretto il Governo a ritirare il provvedimento che vietava la gestione del servizio idrico attraverso enti di diritto pubblico, quali le aziende speciali.
È una vittoria dei cittadini e dei comitati che in tutto il paese hanno fatto sentire forte la loro voce in difesa del voto referendario.
Rimane ampiamente negativo il giudizio del Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua sul decreto liberalizzazioni che, a dispregio voto del giugno scorso, peggiora le già pessime misure del precedente Governo sulla privatizzazione degli altri servizi pubblici locali.
La mobilitazione del popolo dell'acqua continua per la piena attuazione del risultato referendario: avanti tutta con la ripubblicizzazione del servizio idrico e la campagna di obbedienza civile per una tariffa corretta e coerente coi referendum. Si scrive acqua, si legge democrazia.

Roma, 20 gennaio 2012
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Anche in Toscana la mobilitazione è servita
GRAZIE A TUTTI
Forum Toscano dei Movimenti per l'Acqua
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giovedì 13 ottobre 2011

Firenze: 5 denunciati perché difendono l'esito referendario alla staffetta di Federutility

Il Forum Italiano dei Movimenti per l'acqua e il Movimento Toscano per l'Acqua

Pubblica apprendono dal sito della Questura di Firenze e dalla stampa locale della denuncia a cinque attivisti per violenza privata a Pietro Mennea a seguito della contestazione alla tappa fiorentina della cosiddetta “Staffetta dell'acqua” di Federutility.

Riteniamo la denuncia un atto esagerato e intimidatorio, volto a scoraggiare le future azioni di protesta contro una manifestazione che viene propagandata come “in continuità con i referendum” ma che in realtà distorce e mistifica quando il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua e il Comititato Promotore 2 Sì per l'Acqua Bene Comune hanno fatto per la vittoria referendaria.

Si tratta di una manifestazione propagandistica pubblica pagata con le bollette degli utenti. Il Comitato Toscano ha rappresentato la sua giusta indignazione nei confronti di Federutility e di Publiacqua Spa che sembrano comportarsi in Toscana come veri e propri padroni dell'acqua. Lo hanno fatto a nome di un milione e settecentocinquantamila cittadini toscani che hanno votato ai referendum del 12 e 13 giugno 2011 e che non hanno ancora visto dalle amministrazioni e dalle società passi concreti per l'attuazione del risultato referendario. In Toscana, come nel resto d'Italia, dobbiamo sorbirci passerelle di politici, manager e personaggi pubblici che si intestano il successo dei referendum invece che procedere al taglio del 7% di remunerazione del capitale dalle bollette dell'acqua come richiesto dal secondo quesito referendario.

Denunciare 5 persone a Firenze è come denunciarne un milione e settecentocinquantamila in Toscana e ventisette milioni in Italia.
Se si vuol far rispettare veramente la legalità non si proceda verso i nostri attivisti ma si imponga alle società che gestiscono il servizio idrico l'attuazione della volontà popolare.


Roma - Firenze, 7 ottobre 2011


Forum Toscano dei movimenti per l'acqua, Comitato Toscano 2 Si per l'Acqua Bene Comune, Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua

martedì 27 settembre 2011

Un contributo alla riflessione del movimento dell'acqua

Sul tema dell'acqua ecco un articolo di Attac, una riflessione sul dopo referendum e sui temi della crisi economica.
E' un pò lungo, ma interessante!


CONTRIBUTO ALLA RIFLESSIONE DEL MOVIMENTO PER L’ACQUA


1. Con la vittoria referendaria dello scorso giugno, il movimento per l’acqua ha raggiunto una tappa importantissima della sua esperienza.
Oggi, l’affermazione dell’acqua bene comune, il contrasto alle politiche liberiste e di mercificazione e la rivendicazione di una nuova democrazia fondata sulla partecipazione sociale non possono più essere ascritte solo ad importanti minoranze conflittuali, bensì sono state pubblicamente affermate dalla maggioranza della popolazione, che, per la prima volta dopo decenni, ha esplicitato il ritiro della delega al mercato e ha iniziato a comprendere la necessità di un altro modello sociale.

2. La reazione dei poteri forti economico-finanziari e dell’insieme del quadro politico alla vittoria referendaria dimostra, da una parte, come la battaglia dell’acqua colpisca uno dei nodi strutturali del modello liberista; dall’altra, come il risultato del referendum non sia la conclusione di un percorso, bensì l’inizio di una conflittualità vera tra pensiero unico del mercato e nuovo linguaggio dei beni comuni e dei diritti.
Dalle drastiche politiche monetarie messe in campo dalla Bce e dall’Unione Europea, alle feroci misure approvate con l’infinita manovra economica del Governo Berlusconi; dai pronunciamenti di Confindustria e dei grandi manager delle multi utilities fino alla latitanza degli enti locali, il quadro è chiaro : nessuno ha intenzione di riconoscere il pronunciamento popolare, nessuno vuole ridiscutere alcuna delle scelte di espropriazione sinora messe in campo.

3. Questo non è che un aspetto delle più generali politiche di privatizzazione che vengono portate avanti da diversi governi con un duplice scopo: da una parte, reperire risorse per raggiungere gli obiettivi di riduzione di debito e deficit e di pareggio di bilancio che garantiranno ai capitali finanziari la certezza di pagamenti sicuri rispetto agli investimenti ed alle speculazioni fatte in alcuni paesi; dall’altra, consegnare loro nuovi settori a rendimento garantito.
Le privatizzazioni sono organicamente inserite nelle politiche di rigore che promanano dalle istituzioni europee per contenere il debito ed il deficit nei parametri previsti e che renderanno estremamente difficile la disponibilità di quelle risorse pubbliche necessarie per la manutenzione della rete idrica e il diritto a 50 lt/gg per tutti.
Va nella medesima direzione, la riproposizione del “decreto Ronchi” per i settori dei rifiuti e del trasporto pubblico locale, primo passo per il sovvertimento del risultato referendario; al punto che le vergognose dichiarazioni del Ministro Sacconi, sulla necessità di rimettere in discussione l’esito dei referendum sull’acqua, vanno lette come annuncio di un possibile prossimo provvedimento legislativo.
Ma anche ora e per altre vie, il servizio idrico è a rischio di privatizzazione: il taglio dei trasferimenti agli enti locali e il loro assoggettamento al patto di stabilità interno, nonché i meccanismi premiali introdotti nella recente manovra, spingeranno sempre più gli enti locali a privatizzare i servizi pubblici per fare cassa.

4. Le politiche di attacco allo stato sociale, di taglio dei servizi pubblici e dei salari colpiscono gli stessi soggetti sociali che si vedono più penalizzati dalla privatizzazione dell’acqua.
Le misure per ridurre radicalmente i diritti dei lavoratori, a cominciare dall’articolo 18, e peggiorare le condizioni contrattuali, il blocco del turnover, con la conseguente intensificazione dei ritmi di lavoro e dei salari, colpiscono i lavoratori del servizio idrico come quando i servizi vengono privatizzati.
Le politiche neoliberiste di rigore interessano quindi i soggetti sociali che si sono mossi, in primo luogo con i referendum, per l’acqua pubblica: la privatizzazione dell’acqua è uno degli aspetti che li colpisce e le proposte del movimento per l’acqua pubblica sono uno degli elementi per un’alternativa che metta le persone prima dei profitti.
Creazione di uno spazio pubblico governato dalla democrazia partecipativa, finanziamenti pubblici per la sistemazione delle reti, diritto a 50 lt/gg per tutti delineano una risposta agli effetti della crisi che metta al centro i bisogni sociali; risposta che può essere generalizzata ad altri settori e divenire parte fondamentale di un insieme di politiche alternative a quelle dominanti.
Per il movimento dell’acqua, non si tratta solamente di solidarizzare con le altre lotte contro la crisi, ma di esserne compiutamente parte, in quanto direttamente intrecciate nel contrasto alle politiche liberiste e nel delineare un’alternativa complessiva di modello sociale.

5. Se questa è la situazione, crediamo che il movimento per l’acqua debba approcciare la nuova fase, aperta dalla straordinaria vittoria referendaria e dagli ostacoli che le politiche di rigore pongono alla sua attuazione pratica, con un salto di qualità a tutti i livelli.
E crediamo debba farlo con una consapevolezza di fondo : il referendum non è stato un “miracolo”, come tale inspiegabile e irripetibile, bensì un punto di svolta politico e culturale che dà il segno di quanto, in questi anni, si sia eroso il consenso alle politiche liberiste.
Di conseguenza, l’attenzione primaria dovrà essere posta proprio su come ampliare la partecipazione a questa battaglia di civiltà, a partire da quei 27 milioni di donne e uomini che, rompendo il giogo culturale di rassegnazione diffusa, hanno preso parola ed hanno agito per dire che un altro mondo è possibile.

6. In una situazione di degrado senza precedenti della democrazia, crediamo sia chiaro che, pur essendo tutto dovuto, ogni passo ottenuto con il referendum dovrà essere conquistato con la mobilitazione sociale. Non ci sarà alcuna nuova legge sull’acqua senza la continuazione di una fortissima vertenza nazionale e territoriale; non ci saranno enti locali che spontaneamente muoveranno verso la ripubblicizzazione del servizio idrico e la sua gestione partecipativa senza la costante presenza di un’attività sociale ampia e partecipata dalle popolazioni; non ci sarà alcuna scomparsa dei profitti dalla gestione dell’acqua, senza la messa in campo di una conflittualità aperta che coinvolga i cittadini.

7. La dimensione locale e nazionale della nostra battaglia, oltre ad essere stata una della caratteristiche più fertili del percorso sin qui compiuto, diventano gli assi portanti anche di questa seconda fase del movimento per l’acqua.
E si arricchiscono di nuovi significati e di nuove connessioni.
La crisi sistemica e globale, in cui siamo immersi, obbliga infatti il movimento per l’acqua ad assumere con maggior intensità e partecipazione anche un ruolo internazionale, ed in particolare europeo.
Se il rilancio delle privatizzazioni (e il tentativo di disconoscere il referendum) viene sospinto a colpi di politiche monetarie europee, di patti di stabilità determinati da Maastricht in poi, di tagli alle spese sociali e ambientali, in una parola cercando di trasformare in “bankfare” quello che era il welfare, l’apertura di un nuovo spazio pubblico, di un nuovo ruolo della fiscalità generale, di una finanza pubblica e socialmente orientata, richiede che l’esperienza del movimento per l’acqua si connetta più direttamente con la dimensione continentale, per rafforzare la costruzione di un’altra Europa.
In questo senso il prossimo appuntamento di Marsiglia (marzo 2012) può diventare il luogo dentro il quale le esperienze di Parigi e delle altre città francesi, quella di Berlino e la vittoria referendaria italiana, provino a consolidare l’apertura di un vero fronte europeo sull’acqua e sui beni comuni.

8. A livello nazionale, crediamo che debba essere messa in atto una grande e costante mobilitazione per l’approvazione della legge d’iniziativa popolare, che può essere ottenuta solo con un’attivazione sociale costante e permanente : crediamo che il lancio di una nuova manifestazione nazionale, deciso dall’assemblea nazionale del luglio scorso, sia il passo giusto per dire molto chiaramente al “Palazzo” che, su acqua, beni comuni e democrazia, nessuno dei 27 milioni di donne e uomini ha scherzato e che quanto votato deve essere realizzato.
Collocare quest’appuntamento nella seconda metà di novembre potrebbe permettere a tutti i movimenti e le lotte aperte nel paese contro la manovra economica –delle quali il movimento per l’acqua pubblica dovrà essere parte e che vedranno un passaggio importante nella manifestazione nazionale del prossimo 15 ottobre- di convergere nel nostro appuntamento di fine novembre, per una ulteriore grande giornata di mobilitazione sociale.

9. La vittoria referendaria consegna al movimento per l’acqua anche un altro compito fondamentale, quello di favorire l’approfondimento delle lotte su tutti i beni comuni, contribuendo ad allargare il fronte della riappropriazione sociale di ciò che a tutti appartiene e della democrazia partecipativa come strumento di partecipazione diretta. Da questo punto di vista, crediamo che tutte le accelerazioni astratte (partito dei beni comuni, alleanza beni comuni etc.) non vadano nella direzione giusta : il fronte non si allarga per sommatoria o per annessione, bensì attraverso il collegamento tra le diverse vertenze e lotte in corso e la costruzione di reti nazionali, e l’intrecciarsi delle lotte nei diversi settori . La battaglia contro l’articolo 4 della manovra del governo e le vertenze territoriali per la ripubblicizzazione delle multiutilites, che gestiscono servizi afferenti diversi beni comuni, possono essere un primo importante momento in questa direzione.
10. La questione del reperimento di adeguate risorse pubbliche è un elemento centrale per raggiungere i nostri obiettivi; il movimento ha già avanzato delle proposte, occorre continuare in questo lavoro. Elementi importanti in questo senso saranno sia l’aprire una vertenza sulla ripubblicizzazione della Cassa Depositi e Prestiti (il cui imponente tesoro è oggi in tutt’altre faccende orientato), sia l’aprire un’importante vertenza per il superamento del  Patto di Stabilità, che, tanto a livello europeo sugli Stati membri, quanto a livello interno sugli enti locali, rischia di diventare la spada di Damocle di ogni percorso di riappropriazione sociale dell’acqua e dei beni comuni. Da questo punto di vista le analisi e proposte che in diversi paesi europei si stanno sviluppando rispetto all’illegittimità di alcune parti importanti del debito pubblico ed al loro non pagamento devono senz’altro interessarci.
11. A livello territoriale, crediamo che Comune per Comune, Ato per Ato, territorio per territorio, sia assolutamente fondamentale aprire una forte vertenza di democrazia partecipativa.
La democrazia partecipativa non si sostanzia nella semplice nomina o presenza di rappresentanti di associazioni o dello stesso movimento per l’acqua. Significa mettere a fondamento del processo la partecipazione diretta degli abitanti ( che abbiano o meno la cittadinanza italiana ) e dei lavoratori delle imprese nella pianificazione delle politiche dell’acqua ( a partire dai piano d’ambito e dai bilanci idrici ) e nella gestione delle scelte legate al governo del servizio idrico.
Le donne e gli uomini che hanno votato al referendum devono essere coinvolti in prima persona, dentro l’apertura di vertenze per la ripubblicizzazione accelerata del servizio idrico integrato e dentro la battaglia per l’eliminazione immediata dei profitti dalle tariffe, immaginando, laddove gli Ato e i gestori decidessero di non procedere, l’avvio di campagne di autoriduzione di massa delle bollette.
Un secondo elemento di queste vertenze dovrà incentrarsi sulla richiesta di un riconoscimento di un minimo vitale garantito a tutti, anticipando quello già contenuto nella nostra proposta di legge d’iniziativa popolare. Nella modulazione per le fasce immediatamente superiori a questa si potrebbero rivendicare tariffe sociali per le categorie maggiormente colpite dalla crisi economica.
L’esperienza del movimento per l’acqua è stato un grande seme di partecipazione che ha saputo parlare alla maggioranza dei cittadini; ora quel seme può divenire frutto, con il coinvolgimento diretto delle persone nella battaglia per la realizzazione dei risultati referendari.
Il territorio è anche la dimensione dentro la quale le connessioni tra le lotte sui beni comuni possono essere approfondite e intrecciate con maggiore fertilità : costruire vertenze di riappropriazione sociale e di gestione partecipativa democratica può essere un sentiero fertile da intraprendere.

12. L’esperienza del movimento per l’acqua ha potuto crescere e divenire consapevolezza comune e maggioranza politica nel paese, perché, sin da subito, l’attenzione è stata posta su due elementi : la condivisione di obiettivi chiari e radicali e il metodo dell’inclusione, attraverso la partecipazione diretta e la scelta decisionale del consenso. Sono questi i cardini che, sin dalla nascita del Forum, hanno permesso l’importante connubio tra comitati territoriali e associazioni/organizzazioni nazionali dentro la sperimentazione di un laboratorio di democrazia partecipativa, che, pur con tutti i limiti, ha costituito un’importante innovazione nella pratica dei movimenti.
Con l’apertura della nuova fase, una riflessione su questi temi è necessaria, proprio per rendere i nostri luoghi di riflessione e di decisione sempre più consoni al ruolo che vogliamo assumere e creare le condizioni per una sempre più ampia partecipazione alle scelte da parte delle realtà territoriali .

13. Uno dei temi che riteniamo fondamentali riguarda l’ampliamento della partecipazione all’esperienza del Forum. All’insieme di realtà territoriali e nazionali che da sempre costituiscono l’ossatura del Forum, si sono avvicinate con la campagna referendaria molte altre realtà associative e territoriali, partecipando all’attività del Comitato promotore referendario; oggi che quell’esperienza è chiusa (rimanendo attiva solo per gli espletamenti giuridici e la gestione dei rimborsi elettorali), occorre capire come favorire la partecipazione diretta di queste nuove realtà dentro l’esperienza del movimento per l’acqua, tenendo ovviamente fermi gli obiettivi che questo si è posto.
Un altro elemento di riflessione riguarda come stabilire o rafforzare le relazioni che, durante la campagna referendaria, si sono avviate con realtà che lottano sugli altri beni comuni e servizi pubblici locali; senza scorciatoie astratte, vanno pensati momenti e luoghi per approfondire i nessi fra le diverse esperienze.

14. Un secondo tema riguarda la questione dei gruppi di lavoro, che a nostro avviso diventa dirimente in questa nuova fase.
Occorre dirci che, sinora, i gruppi di lavoro, salvo alcune eccezioni, hanno funzionato poco e male; eppure sono uno strumento fondamentale, sia per l’approfondimento dei contenuti e delle proposte, sia perché rappresentano una possibile forte connessione tra i diversi territori e tra locale e nazionale.
Ridefinirne gli obiettivi e gli scopi, proporre che si dotino di un facilitatore interno, può aumentarne l’efficienza e il legame con l’insieme del Forum.

15. L’organizzazione interna e la gestione delle risorse non possono che essere la conseguenza di tutta la riflessione sopra impostata.
Sembra evidente come la nuova fase necessiti di una fortissima capacità di penetrazione sociale e di mobilitazione partecipativa tanto a livello nazionale quanto a livello di ogni singolo territorio.
Crediamo che la connessione, il coordinamento e l’intreccio tra questi diversi livelli necessitino di una struttura operativa di segreteria che, stabilite collettivamente le funzioni, le renda operative nella quotidianità.
Anche la gestione dei rimborsi elettorali, fatto salvo il rispetto dell’innovativo patto fatto con le persone, i comitati e le reti nazionali in materia di finanziamento della campagna referendaria, debba prevedere la destinazione delle risorse al rafforzamento su entrambi i livelli della nostra azione (nazionale/internazionale e territoriale).


Settembre 2011

ATTAC ITALIA

mercoledì 17 agosto 2011

Le privatizzazioni: il referendum cancellato

LE PRIVATIZZAZIONI Il referendum cancellato

di Ugo Mattei

(il manifesto 14.08.2011)




Non volevo credere ai miei occhi quando ho visto, già depresso per una manovra che si commenta da sé, che il ministro Fitto avrebbe messo a punto una norma che che prevede la messa a gara dei servizi pubblici locali (ad eccezione dell'acqua). La norma prevede che le gestioni in house, salvo quelle con valore economico inferiore a 900.000 euro, debbano cessare entro il 31 marzo del 2012. Un vero déjà vu.


Un vero déjà vu. Fitto era già cofirmatario del decreto Ronchi, quello che (la maggior parte dei media sembrano averlo già dimenticato), la maggioranza assoluta del popolo italiano ha abrogato due mesi fa rispondendo sì al primo quesito referendario. La struttura del nuovo provvedimento, che non porta più la firma di Ronchi soltanto perché quest'ultimo, grazie al cielo, non è più al governo, è identica a quella della legge abrogata dal popolo sovrano. Un obbligo di messa a gara a data certa, ossia proprio quella struttura che tutti in Italia hanno capito avere un impatto devastante sul valore di quanto si vuole vendere. Non più l'acqua ma cespiti importanti del patrimonio pubblico come i trasporti locali, l'organizzazione della raccolta rifiuti e tutti i restanti servizi locali di rilevanza economica che verrebbero svenduti con un impatto drammatico sul valore del nostro patrimonio pubblico. Con l'eccezione dell'acqua, il contenuto del nuovo provvedimento è a sua volta identico a quello del Ronchi che, come ben noto, non riguardava soltanto l'acqua ma (stava scritto sull'intestazione della scheda n. 1 cui hanno risposto sì circa 27 milioni di elettori) le «Modalità di affidamento e gestione servizi pubblici locali a rilevanza economica. Abrogazione».


Insomma sta succedendo esattamente quanto temevo. L'esito referendario è stato svuotato (complici le opposizioni) del suo valore costituente e ridotto ad una mera questione tecnica legata alla sola gestione dell'acqua. La vera inversione di rotta relativa alle privatizzazioni (e liberalizzazioni camuffate) richiesta dal popolo non è stata interpretata politicamente da nessuno (ad eccezione del solo De Magistris a Napoli) L'esito di questo imperdonabile vuoto nell'interpretare il cambiamento di sensibilità politica nazionale è che impunemente il governo Berlusconi (al posto di andarsene a seguito del voto sul legittimo impedimento) impone (pare sotto dettatura dei poteri forti europei) una manovra che, con scelta politica deliberata, fa strame del patrimonio pubblico e dei beni comuni, sacrificandoli sull'altare della crescita. Ma il popolo aveva detto che i trasporti pubblici ed i rifiuti, non meno dell'acqua, devono essere governati in modo ecologico, sociale e sostenibile, nell'interesse comune e non in quello dei soliti poteri finanziari.


Il governo si fa beffe, in modo palesemente incostituzionale, della volontà sovrana chiara, espressa solo due mesi fa rispetto al primo (e più votato) quesito referendario che era contro il decreto Ronchi-Fitto. Che il referendum non fosse limitato all'acqua lo aveva abbondantemente detto anche il fronte del no in campagna elettorale!. Personalmente ho contribuito a redigerne il quesito e ho partecipato alla sua difesa di fronte alla Corte Costituzionale il 12 gennaio. La Corte era stata chiarissima nel ribadire che ogni quesito costituiva un referendum separato rispetto agli altri. La Corte aveva inoltre acclarato che Il primo quesito aveva come intento politico quello di riequilibrare il rapporto fra pubblico e privato nella gestione dei servizi pubblici locali che, ad avviso dei promotori, il decreto Ronchi-Fitto aveva stravolto tramite l'obbligo di messa a gara.


Quanto sta succedendo è di una gravità politica giuridica e costituzionale inaudita. A soli due mesi da un voto popolare espresso si ripropone il provvedimento abrogato negli identici termini di forma e di sostanza. Sul piano giuridico, se il governo avesse deciso ieri di privatizzare l'acqua non ci sarebbe stata alcuna differenza. L'Europa non può imporre ad un paese membro provvedimenti incostituzionali. Questo si sarebbe dovuto rispondere a Trichet e Draghi.


Il Presidente Napolitano ha adesso un dovere costituzionale di intervenire su questo punto. Il fronte di difesa dei beni comuni non può fare lo sconto a nessuno.










mercoledì 20 luglio 2011

Rivolta per le bollette dell'acqua


Le associazioni dei cittadini chiedono all´Ato di togliere dalla bolletta la remunerazione dei privati e minacciano una class action. Sollecitano anche la legge regionale sull´azionariato popolare.
di Ernesto Ferrara*
Rivolta per le bollette dell´acqua. L´Ato, l´autorità d´ambito per il settore idrico, ha sancito che le prossime bollette potranno mantenere la remunerazione del socio privato al 7 per cento: come se il referendum di giugno, che ha spazzato via l´«adeguata remunerazione del capitale» per le Spa dell´acqua, fosse stato tutto uno scherzo. E Federconsumatori e i comitati per l´acqua bene comune sono già sul piede di guerra. Spingono perché la Regione acceleri il percorso di ripubblicizzazione dell´acqua attraverso l´azionariato popolare. E chiedono all´Ato di eliminare il 7 per cento per i privati dalla tariffa applicata ai cittadini dicendosi pronti anche a ricorrere, in caso ciò non avvenisse, «al giudice amministrativo».
«Il risultato del voto referendario non può essere vanificato né aggirato con piccoli aggiustamenti formali che non incidano concretamente sulle criticità più volte denunciate e che il voto ha rafforzato», denuncia Federconsumatori. Che chiede di «incoraggiare, attraverso una legislazione regionale, la partecipazione diretta dei cittadini all´azionariato popolare, e sperimentare la costituzione di forme cooperative di utenti, con l´obbiettivo di consolidare e rafforzare il principio della gestione di “bene pubblico”». «E´ essenziale un´accelerazione nel percorso di definizione della legge di riforma preannunciata dalla Regione, che dopo il referendum assume un ruolo centrale negli interessi dei cittadini e per superare ritardi e localismi che ancora oggi bloccano una riforma degna di tale nome», aggiunge pure Federconsumatori, convinta che in Toscana si possano sperimentare «forme innovative degli assetti di governance con la previsione di strumenti di controllo – comitati di sorveglianza – che coinvolgano i soggetti della rappresentanza degli interessi degli utenti» e che «la costituzione di holding paventata da più parti rischia di essere solo un´operazione di carattere finanziario che allontana i cittadini».
Ad un mese dal referendum che ha spalancato le finestre al «vento nuovo» le bollette che ci arriveranno a casa potrebbero sancire il «tradimento del voto»: «Abbiamo chiesto un parere all´Autorità di ambito e la risposta è stata inequivocabile: “Appare ragionevole che si continuino ad applicare all´utenza le tariffe approvate ai sensi dell´attuale normativa”», spiegò nei giorni scorsi il presidente di Publiacqua Erasmo D´Angelis. Ma il comitato fiorentino per i due sì per l´acqua bene comune si oppone: «I Comuni soci dell´Ato 3 convochino immediatamente un´assemblea aperta alla cittadinanza», chiedono Roberto Spini e Fabiana Fabbri, portavoce dei comitati per Firenze e Prato. Se l´Ato non dovesse accogliere l´appello, i comitati sono già pronti ad adire le vie legali, a cominciare da una «class action».

*Repubblica Firenze

sabato 16 luglio 2011

SUBITO L'ACQUA PUBBLICA!!!

Consiglio Comunale 18 luglio 2011: interrogazione sulla gestione del servizio idrico integrato

Laboratorio per un'altra San Casciano-Rifondazione Comunista presentano al prossimo Consiglio comunale del 18 luglio 2011  un'interrogazione sulla gestione del servizio idrico integrato.

il testo dell'interrogazione

Dopo i referendum i beni comuni tornano in discussione in consiglio comunale a San Casciano

Laboratorio per un'altra San Casciano-Rifondazione Comunista presentano al prossimo Consiglio comunale del 18 luglio 2011  un'interrogazione sulla gestione del servizio idrico integrato e una mozione sull'inceneritore di Testi e il nuovo piano interprovinciale di gestione dei rifiuti.

La battaglia di civiltà per l'acqua e per una gestione dei rifiuti improntata al rispetto delle risorse, dei territori e della salute  sono valori primari che si inseriscono in un orizzonte  più vasto: quello della tutela dei diritti e dei beni comuni.
Con i referendum 26 milioni di donne e di uomini di questo paese hanno deciso: la gestione dell'acqua deve essere pubblica e sull'acqua non si possono fare profitti.
In Toscana e a San Casciano, quindi, i cittadini hanno bocciato il modello di gestione rappresentato da   Publiacqua, già privatizzata al 40% da un centro sinistra  che nella nostra Regione ha voluto una gestione dell'acqua di stampo privatistico. A quel modello di gestione dei servizi la maggioranza degli cittadini sancascianesi ha detto no. E' stata sonoramente sconfitta la cultura del liberismo, dell'individualismo e del consumismo, l'idea che l'intera vita delle persone debba essere assoggettata al mercato.
Publiacqua, dunque, deve tornare ad una gestione pubblica, trasparente e partecipata dalle comunità locali. A tal fine si deve convocare l'assemblea dei sindaci dell'Ato3, aperta alla partecipazione dei cittadini e dei comitati, per definire immediatamente i tempi e i modi di ripubblicizzazione del servizio e l'immediata riduzione della bolletta del 7%, quella remunerazione del capitale privato che è stata abrogata dal referendum.
Chiediamo al Sindaco e alla Giunta di San Casciano come intendono rispettare l'esito referendario e quali proposte sosterranno per non tradire le aspettative dei cittadini.
Anche la gestione privatistica del ciclo dei rifiuti è stata rimessa  in discussione dai referendum. E’ in dirittura d'arrivo il nuovo piano interprovinciale dei rifiuti per le province di Firenze, Prato e  Pistoia. Ci pare necessario che le forze politiche, anche in sede istituzionale, si esprimano chiaramente e dicano se hanno la volontà di cambiare l'attuale pianificazione tutta centrata sulla combustione dei rifiuti ed esprimere quindi la volontà di presentare un nuovo piano improntato al rispetto dei territori e delle popolazioni, che  scelga di valorizzare i materiali e non bruciarli con conseguente danno alla salute ed anche notevole perdita in termini economici.
Nel Chianti vediamo una crescente opposizione delle popolazioni locali alla previsione dell'inceneritore a Testi, l'Amministrazione di Greve in Chianti ha chiesto una moratoria per l'impianto finalizzata alla necessità di riscrivere il piano dei rifiuti abbandonando il binomio inceneritori-discariche. Invece in Sindaco di San Casciano con una posizione di assoluta retroguardia continua a sostenere l'inceneritore a Testi.
Con la nostra mozione vogliamo rimettere al centro della discussione la necessità e l'urgenza di abbandonare la scelta della combustione dei rifiuti per avviare una pianificazione centrata sulla riduzione, il riuso e il riciclo della materia  prevedendo l'utilizzo delle risorse economiche in centri di riciclo, raccolta porta a porta in area vasta e nell'incentivazione economica dei cittadini, imprese e comuni virtuosi che permetterebbe il rilancio di tutta la filiera con un conseguente indotto importantissimo per creare nuovi posti di lavoro. Partendo da queste premesse  chiediamo che l'Amministrazione di San Casciano si impegni nella ridefinizione del nuovo Piano Interprovinciale dei Rifiuti a partire dalle necessità impiantistiche precedentemente previste e quindi a partire dall'annullamento dell'inceneritore a Testi.
La gestione di un bene di vitale importanza come l'acqua e di un servizio strategico come quello del ciclo dei rifiuti rappresentano scelte fondamentali per la nostra collettività, le forze politiche dicano chiaramente in quale direzione vogliono andare.

Mozione di Laboratorio: acqua pubblica e no all'inceneritore di Testi

Il Nuovo Corriere di Firenze, 15 luglio 2011

leggi l'articolo

martedì 5 luglio 2011

6 luglio: dopo i referendum la prima assemblea del Comitato Referendario 2SI per l'acqua bene comune

Ci appelliamo alla moltitudine che anche a Firenze ha reso possibile lo straordinario successo del referendum sull’acqua del 13 giugno: quasi 172 mila fiorentini che sono andati alle urne per affermare che l’acqua deve essere pubblica e non essere fonte di profitti e speculazioni. Ci rivolgiamo anche alle migliaia di persone che hanno contribuito a quel meraviglioso processo di partecipazione dal basso basato sull’autoformazione e sulla comunicazione delle ragioni dei due sì per l’acqua bene comune con volantini, social network e in generale con la propria parola trasmessa ad altri.
Sono stati portatori sereni ma determinati di un messaggio inequivocabile, che ha a che fare con la società in cui vogliamo vivere noi e le generazioni che ci seguiranno.
Adesso questa partecipazione che è cresciuta, giorno dopo giorno, per affermare che l’acqua è un bene comune dell’umanità e non una merce, non deve smobilitare. C’è bisogno ancora del contributo di tutti e tutte per difendere la volontà espressa dal voto referendario traducendola in atti concreti da parte dei nostri amministratori locali.
Dopo il referendum si sono create le condizioni normative e politiche per avviare un percorso di ripubblicizzazione della gestione dell’acqua e l’affidamento a un ente che presenti forti caratteri di partecipazione dei cittadini.
Chiediamo ai nostri amministratori che questo percorso coinvolga al massimo la cittadinanza attiva e che trovino uno spazio istituzionale di contributo e confronto le proposte alternative al modello privatistico che i promotori del referendum hanno portato nella campagna referendaria a sostegno delle ragioni dei due sì.
Quanto deliberato dalla giunta del Comune di Napoli dimostra che il risultato del referendum può essere tradotto da subito in atti concreti.
Mobilitiamoci. Continuiamo a informare i cittadini. Chiediamo nostri spazi di partecipazione. Abbiamo aperto tutti insieme una nuova stagione di partecipazione politica che non può essere mortificata dalle istituzioni che ci governano con manovre che fanno rientrare dalla finestra quelle logiche di appropriazione da parte dei poteri forti che abbiamo messo alla porta con il referendum. Continuiamo a farci sentire per affermare quella democrazia diretta che ha riempito i nostri sentimenti e i nostri discorsi per riappropriarci dell’acqua, bene comune dell’umanità.
Ci troviamo allora alla Arena del Parco di Villa Vogel in via Canova a Firenze il 6 luglio 2011 a partire dalle ore 20 in una assemblea pubblica aperta al contributo di tutti per arrivare a costruire un’agenda della nostra azione nel prossimo periodo, a cui chiunque possa partecipare.
Ci sarà da mangiare e da bere. Sarà un momento festoso ma determinato, come sempre abbiamo agito. Vi aspettiamo.
Comitato referendario 2 sì per l’acqua bene comune di Firenze

sabato 25 giugno 2011

Il governo del comune


Un interessante articolo di Ugo Mattei pubblicato sul Manifesto che ci introduce ad un possibile nuovo modo di gestire i beni comuni.

leggi l'articolo "Il governo del comune" di Ugo Mattei (Il Manifesto)

Dopo il referendum: proposte per la ripubblicizzazione dell'acqua


Ecco due iniziative di legge popolare nazionalee regionale per la ripubblicizzazione dell'acqua.

per leggere la proposta di legge di iniziativa popolarenazionale: 

per leggere la relazione di accompagnamento allaproposta di legge d’iniziativa popolare “Principi per la tutela,il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per laripubblicizzazione del servizio idrico”: http://www.acquabenecomune.org/spip.php?article=221

qui leggedi iniziativa popolare per la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato della RegioneToscana: 

Acqua: una proposta alternativa per garantire gli investimenti necessari


Ecco un progetto di finanziamento perl'acqua pubblica elaborato dal Comitato referendario.


lunedì 16 maggio 2011

Cineforum Arci S.Casciano: "FLOW - per amore dell'acqua" e "L'incubo delnucleare"


sabato 16 aprile 2011

Meglio spendere per l'acqua che per le armi


Sabato 9 aprile l'Unità ha ospitato un intervento di Luca Martinelli di Altreconomia a nome del Comitato referendario "2 sì per l'acqua bene comune". L'articolo risponde a due articoli di Erasmo D'Angelis, presidente di Publiacqua (in allegato), e Alfredo Di Girolamo, di Cispel-Confservizi Toscana, pubblicati dal quotidiano diretto da Concita De Gregorio nei giorni precedenti.

Con la lettera aperta di Erasmo D'Angelis e l'intervento di Alfredo Di Girolamo, pubblicate nelle ultime settimane, le pagine de l'Unità hanno ospitato critiche diffuse ai due quesiti referendari contro la privatizzazione dell'acqua. Per non ingenerare confusione negli elettori, chiamati a votare il 12 e 13 giugno, riteniamo doveroso replicare ad alcune affermazioni. Di Girolamo, intanto, mette in bocca ai referendari parole che non sono nostre. Nessuno si sogna di “ripubblicizzare” il servizio idrico integrato con l'“abolizione” dell'articolo 23 bis (del dl 112 del 2008). Il referendum, è, per sua natura, abrogativo, e perciò non può produrre diritto positivo. Ciò che contestiamo, è che l'articolo 23 bis (come modificato dalla legge Ronchi, la numero 166 del 2009) impone, sostanzialmente, di affidare la gestione del servizio tramite il meccanismo della gara. Tanto Di Girolamo, quanto D'Angelis, dovrebbero avere ben presente il provvedimento numero 17623 con cui l'Antitrust ha multato (nel 2007) le imprese Acea e Suez, per un accordo di cartello che ha viziato le gare per il servizio che si sono svolte in Toscana, comprese quella che ha portato a scegliere il socio privato della società oggi presieduta da D'Angelis. Purtroppo, nemmeno una sentenza dell'Antitrust ha il potere di sciogliere affidamenti che derivano da gare palesemente falsate. Ed è questo il motivo per cui, intanto, con il primo quesito referendario ci poniamo l'obiettivo di non vedere, in tutto il Paese, svolgersi gare secondo il “modello toscano”, che prevede un unico concorrente e il risultato scontato. Un successo referendario potrebbe invece servire a calendarizzare in Parlamento la legge d'iniziativa popolare del 2007 sottoscritta da 406mila cittadini, il cui testo parla invece di “ripubblicizzazione”. 
Il nodo centrale è però il secondo quesito referendario. Quello che fa riferimento al “tasso di remunerazione del capitale investito”. Il problema, però, non è lo spettro degli utili, dei profitti sull'acqua. Ciò che spaventa Di Girolamo è che, spiegando questo quesito, possiamo finalmente informare i cittadini che, in base alla dottrina tariffaria basata sul full recovery cost, dalla legge Galli (16/94) in avanti pagano di tasca propria (non con le tasse, ma in bolletta) gli investimenti sulla rete e anche gli interessi sui mutui aperti dalle società che gestiscono gli acquedotti. Il secondo quesito è quello che ci permette di tornare a parlare, in relazione al servizio idrico integrato (ma anche agli altri servizi pubblici locali) di fiscalità generale e di finanza pubblica. Cosa sono, in fondo, 2 miliardi di euro all'anno d'investimenti a fronte di un bilancio dello Stato che sfiora gli 800? Lo Stato dovrebbe garantire a tutti i cittadini depurazione e fognature (oggi tocca solo ai tre quarti degli italiani) o i cacciabombardieri F35 (il conto, 18 miliardi di euro, è a carico dei contribuenti)? È una questione di investimenti, certo, ma anche di priorità. Noi le nostre le abbiamo scelte.

martedì 29 marzo 2011

Acqua, ecco come con i privati salgono i prezzi


di Salvatore Cannavò

Il corteo del “popolo dell’acqua” ha aperto la campagna referendaria che porterà al voto del 12 e il 13 giugno. Quel referendum è stato garantito da oltre un milione e quattrocentomila firme che hanno passato il vaglio della Corte di cassazione e della Corte costituzionale (un analogo referendum presentato dall’Idv è stato invece bocciato). Spiega al Fatto Quotidiano Marco Bersani, uno dei promotori del referendum: “Questa è una battaglia dei cittadini contro i poteri forti”.
Da quando l’acqua è stata messa a disposizione di società per azioni, siano esse private, pubbliche o miste privato-pubblico, il suo scopo è diventato, naturalmente, quello di produrre degli utili e di creare dividendi per gli azionisti. “Ma gli effetti di questa logica – spiega Bersani – sono tutti socialmente dannosi”. Perché gli utili derivano da “aumento delle tariffe, riduzione del costo del lavoro, riduzione della qualità del servizio, aumento dei consumi di acqua”. Secondo i dati del Co.n.vi.ri., il Comitato ministeriale di Vigilanza sulle Risorse idriche e del centro Civicum di Mediobanca, negli ultimi dieci anni le tariffe sono aumentate del 68 per cento mentre l’inflazione solo del 21. Da quando esistono le Spa, l’occupazione del settore si è ridotta del 15-20 per cento con un’impennata della precarizzazione. “Si potrebbe sostenere Bersani – che si sia trattato di una riduzione dei privilegi delle aziende pubbliche, ma in questo caso il fenomeno si sarebbe dovuto limitare ai primi anni di privatizzazione. Invece non accenna a fermarsi”. 
Dicono i fautori delle privatizzazioni: lo Stato non ha un soldo, la rete idrica italiana è allo stremo, i privati portano soldi, investimenti, servizi migliori. Ai promotori del referendum, infatti, viene contestato in particolare il secondo quesito, quello che abroga la norma secondo la quale le tariffe vengono integrate per remunerare in forma adeguata il capitale investito. Insomma, profitti sicuri garantiti dalle bollette dei cittadini. Bersani prende ancora i dati del Co.n.vi.ri.: “Nel decennio precedente alla legge Galli, dal 1986 al 1995, gli investimenti erano 2 miliardi di euro l’anno. In quello successivo sono crollati a 700 milioni”. Il movimento referendario ha una linea sul finanziamento degli investimenti idrici: “Per ammodernare la rete servono 40 miliardi in venti anni, 2 miliardi all’anno”. Almeno 1 miliardo potrebbe essere recuperato dalla riduzione delle spese militari, poi c’è l’ipotesi del “prestito irredimibile”, una somma versata dai cittadini allo Stato in cambio di un interesse del 6,5 per cento per un numero di anni da definire.
L’Italia è tra i paesi che consumano più acqua, che utilizzano moltissima acqua minerale in cui “esiste una tendenza culturale al consumo dell’acqua e quindi se non si fanno campagne mirate non si producono risparmi”. Da quando esistono le Spa sono aumentati tra il 17 e il 20 per cento all’anno e la tendenza resta di crescita. 
Ma allora sono meglio i “carrozzoni pubblici”, le Acea controllate da giunte come quella di Alemanno che si è distinta per la parentopoli all’Ama o all’Atac? “In realtà, risponde Bersani, indipendentemente dal capitale pubblico, chi controlla e gestisce un’azienda idrica sono i privati che compongono il Cda al di là delle loro quote azionarie. Chi ha deciso gli investimenti dell’Acea in Armenia, Albania, Perù, Santo Do-mingo, Honduras? I cittadini romani non ne sanno nulla”. E quindi il problema è anche quello di migliorare la democrazia, controllare le decisioni, passare da organismi nominati a organismi democraticamente eletti. 
Per cercare di far crescere l’attenzione il movimento referendario sta per lanciare la campagna delle “Bandiere dell’acqua appese ai balconi” (un lenzuolo azzurro con il simbolo dei 2 Sì), un modo per far crescere il passaparola. Si sono poi inventati una sottoscrizione originale: se il quorum sarà raggiunto il Comitato beneficerà del rimborso elettorale e quindi i cittadini che avranno sottoscritto si vedranno restituire i soldi.

Il Fatto Quotidiano, 27 marzo 2011

venerdì 25 marzo 2011

Vota SI al referendum per l'acqua bene comune: 26 marzo manifestazione Nazionale a Roma





COME PRENOTARE POSTI BUS
DA OGNI PROVINCIA DELLA TOSCANA

Lista aggiornata al 21 Marzo 2011 ore 15,30

Manifestazione Naz. Roma Sab. 26 Marzo

Prenotazione Posti Bus

LISTA AGGIORNATA A LUN. 21 Marzo 2011 ore 15,30
ALL’ATTO DELLA PRENOTAZIONE SI RICHIEDE CORTESEMENTE DI INDICARE NOME, CELL E MAIL SINGOLA PERSONA PRENOTATA (info utili per comunicare tempestivamente eventuali news di servizio)


PROVINCIA AREZZO

Partenza da Arezzo
x prenotazioni cell. 329/4039919 begin_of_the_skype_highlighting              329/4039919      end_of_the_skype_highlighting

PROVINCIA FIRENZE
Partenze da FIRENZE
Vettore 1 x prenotazione cell. 338/2082897 begin_of_the_skype_highlighting              338/2082897      end_of_the_skype_highlighting mail ldantonio@libero.it
Vettore 2 x prenotazione cell. 3290908066 mail manifestazioneacqua@gmail.com

Partenze da EMPOLI - CASTELFIORENTINO - CERTALDO
x prenotazioni Arci 0571 80516 begin_of_the_skype_highlighting              0571 80516      end_of_the_skype_highlighting / Andrea cell. 333/9192726 begin_of_the_skype_highlighting              333/9192726      end_of_the_skype_highlighting o mail si.acquabenecomune.empoli@gmail.com

PROVINCIA GROSSETO

Partenza da Grosseto
COLLETTIVE IN TRENO x info silvano.brandi@hotmail.it

PROVINCIA LIVORNO

Partenze da Donoratico - Follonica
x prenotazioni Arci 056/5221310 begin_of_the_skype_highlighting              056/5221310      end_of_the_skype_highlighting - cell. 339/8018138 begin_of_the_skype_highlighting              339/8018138      end_of_the_skype_highlighting

PROVINCIA LUCCA

Partenze da LUCCA e CAPANNORI
x prenotazioni 0583 428440 begin_of_the_skype_highlighting              0583 428440      end_of_the_skype_highlighting - cell. 320 4249602 begin_of_the_skype_highlighting              320 4249602      end_of_the_skype_highlighting - mail pace@comune.capannori.lu.it

PROVINCIA MASSA CARRARA

Partenza da MASSA x prenotazioni cell. 339/3316247 begin_of_the_skype_highlighting              339/3316247      end_of_the_skype_highlighting

PROVINCIA PISA

Partenza da Pisa
x prenotazione cell. 3200299064 oppure cell. 3471308312
Partenza da Pontedera
x prenotazione cell. 3281526523

PROVINCIA PISTOIA

Partenza da Pistoia
x prenotazione cell 339 6134081 begin_of_the_skype_highlighting              339 6134081      end_of_the_skype_highlighting oppure cell. 334 7604779 begin_of_the_skype_highlighting              334 7604779      end_of_the_skype_highlighting

PROVINCIA DI PRATO

Partenze da PRATO
x prenotazione cell. 331 1284381 begin_of_the_skype_highlighting              331 1284381      end_of_the_skype_highlighting

PROVINCIA DI SIENA

Partenze Poggibonsi, Colle val d’Elsa, Siena, Castelnuovo Berardenga, Rapolano, Val di Chiana-Betolle, Chiusi
x prenotazioni 0577 355554 begin_of_the_skype_highlighting              0577 355554      end_of_the_skype_highlighting o 347 5410615 begin_of_the_skype_highlighting              347 5410615      end_of_the_skype_highlighting o mail pisanu@interfree.it

mercoledì 23 marzo 2011

Publiacqua non calcola correttamente i conguagli e viene bocciata anche dal CO.N.VI.R.I.


Nella seduta del 24 febbraio la Commissione Nazionale per la Vigilanza sulle risorse Idriche (Co.N.Vi.R.I) ha espresso un parere in cui dichiara non corrette le modalità con cui Publiacqua risulta abbia provveduto alla fatturazione dell’acqua nel periodo 2002-2006, agli abitanti dei Comuni del Chianti fiorentino, tra cui quello di San Casciano VP.
La questione riguarda la mancata applicazione del cosiddetto “conguaglio annuale” per le tariffe del servizio di fornitura di acqua, ovviamente a svantaggio degli utenti.
Publiacqua non volendo riconoscere la fondatezza di quelle motivazioni, ha presentato un quesito alla Commissione nazionale (Co.N.Vi.R.I), ma l’esito non è stato favorevole.
Ecco il passaggio conclusivo della Commissione Nazionale: “...in omaggio al principio fondamentale della uguaglianza ed imparzialità di trattamento di utenti domestici dello stesso ambito serviti dallo stesso gestore, seppur in regime tariffario differente, si ritiene che la modalità di bollettazione da adottare, e quindi da riconoscere anche per il passato agli utenti dei sei comuni in questione, non possa essere che quella che considera l'annualità quale base temporale di riferimento degli scaglioni tariffari”.
Identico giudizio era stato precedentemente espresso anche da AATO3, l'Autorità di Ambito Territoriale Ottimale, che in data 6 novembre 2009 si pronunciava sottolineando che “...la mancata applicazione del conguaglio annuo ha potuto portare all'applicazione di tariffe superiori rispetto a quanto imputabile in base all'applicazione degli scaglioni annuali di consumo se pur per cifre modeste”.
Se per ogni utente si tratterebbe di “cifre modeste”in ogni caso la somma relativa all’insieme degli utenti a livello comunale e dei comuni del Chianti può essere di rilievo, e comunque si tratta di affermare un principio di giustizia e equità.
Adesso Publiacqua deve rimborsare per gli errori commessi.
AL FINE DI EVITARE CHE DEBBA ESSERE OGNI SINGOLO CITTADINO UTENTE A DOVERSI ATTIVARE NEI CONFRONTI DI PUBLIACQUA PER POTER OTTENERE IL RICALCOLO CON LA CORRETTA APPLICAZIONE DEL “CONGUAGLIO ANNUALE“ NEL PERIODO 2003-2006, CHIEDIAMO CHE SIA IL COMUNE DI SAN CASCIANO, ANCHE COORDINANDOSI CON GLI ALTRI COMUNI DEL CHIANTI, A VERIFICARE LE MODALITÀ DI FATTURAZIONE ATTUATE DA PUBLIACQUA IN QUEGLI ANNI ED EVENTUALMENTE ATTIVARSI PER CONTO ED A TUTELA DEGLI INTERESSI DEI PROPRI CITTADINI.

 

Far tornare le api a volare a San Casciano!

L’ape, il simbolo della nostra lista, richiama l’obiettivo di far tornare le api a volare a San Casciano. Un mondo senza api non è a misura d’uomo, è avvelenato e ostile alla vita. L’ape sarà anche il nostro modello di comportamento: le api sono laboriose, sociali, pacifiche e hanno bisogno di un ambiente pulito.

San Casciano Val di Pesa • Laboratorio per un’Altra San Casciano