venerdì 19 marzo 2010

Il Malkha tra l'India e l'Italia

Serata organizzata insieme alla Comunità delle Piagge

"IL MALKHA TRA L'INDIA E L'ITALIA"
SABATO 27 MARZO 2010

A PARTIRE DALLE 21,00 ALLE PIAGGE
ALLE PIAGGE AL CENTRO SOCIALE IL POZZO VIA LOMBARDIA 1/P
Per info sulla serata: Libreria tessile - tel. 338 2036395

in cui saranno presenti due ospiti, Uzramma dall'India e Michele Fantini da Reggio Emilia, che a partire dalla storia del progetto malkha ci porteranno a discutere di diritti dei lavoratori nell'industria tessile, esperienze di commercio equo nel tessile, condizione degli artigani tessili in India, l'esperienza innovativa del malkha, i primi passi del progetto per l'attivazione di una filiera sostenibile nel tessile a Reggio Emilia.

"Tessuti che raccontano storie"
Una serata dedicata a conoscere IL MALKHA TRA L'INDIA E L'ITALIA

Il Malkha è il tessuto indiano realizzato con il cotone coltivato dai contadini del villaggio, filato e tessuto localmente per l'uso e consumo della comunità.
Il Malkha è un percorso tessile nato per eliminare la produzione inquinante, salari al di sotto della soglia di povertà, condizioni di lavoro disumane e insalubri.
Informarsi per scegliere in maniera responsabile.

mercoledì 17 marzo 2010

CEMENTIFICIO DI TESTI: OCCHIO AL LATTE

17 marzo 2010, Metropoli
CEMENTIFICIO DI TESTI: OCCHIO AL LATTE
Le associazioni ambientaliste chiedono controlli sulle sostanze chimiche che rimangono nel latte materno
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martedì 16 marzo 2010

20 Marzo 2010 - Manifestazione nazionale – Roma

Il Laboratorio per un'altra San Casciano aderisce alla

L'acqua è un diritto, non una merce!

20 Marzo 2010
Manifestazione nazionale a Roma
Per la ripubblicizzazione dell’acqua, per la tutela di beni comuni, biodiversità e clima, per la democrazia partecipativa

Per informazioni: www.acquabenecomune.org

lunedì 15 marzo 2010

ALLARMISMO??? L'inceneritore di Montale e il latte materno

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Ai consiglieri comunali e agli amministratori di Greve in Chianti e San Casciano Val di Pesa

ALLARMISMO???

A Montale l’inceneritore rilascia DIOSSINE che si accumulano nella catena alimentare
L’inceneritore di Montale (PT) tratta circa 36.000 tonnnellate/anno, recentemente autorizzato a 150 ton/giorno (45.000 ton/anno), rifiuti urbani ma anche ospedalieri e speciali. L’impianto ha sempre presentato criticità ed anche in passato erano stati riscontrati superamenti nelle emissioni di diossine, ma aveva sempre continuato a lavorare. Nel maggio 2007 furono effettuati controlli i cui risultati analitici evidenziarono un importante sforamento per le diossine, che fu confermato nella successiva indagine per cui, a distanza di oltre due mesi si giunse, nel 2007, alla sua temporanea chiusura.

A Testi il cementificio SACCI già oggi possiede l’autorizzazione a bruciare una quantità di rifiuti che è oltre la metà di quella di Montale
Oggi SACCI è autorizzata bruciare nei suoi forni 20.000 tonnellate/anno di CDR (combustibile derivato da rifiuti) dalla Provincia, mentre per il Piano Provinciale ne potrebbe bruciare “solo” 15.000. Proprio per i problemi incontrati nelle emissioni dai camini ci risulta che questa potenzialità autorizzata di incenerimento non sia stata ad oggi completamente sfruttata. Ciononostante, si sta tranquillamente discutendo di far arrivare questa potenzialità ad oltre il doppio: 40.00 tonnellate annue, quante ne brucia Montale oggi.

A Montale le analisi a suolo, vegetali e pollame evidenziano accumuli pericolosi di diossine
Dal 2007 al 2009, anche in seguito alle vivaci polemiche dei cittadini, furono fatte analisi da parte di ARPAT ed ASL sia di tipo ambientale sia su matrici biologiche (uova, carne di manzo, polli, anatre e pesce gatto del locale parco pubblico). Da tali analisi è derivata una cartografia delle diossine al suolo, ed è emerso che i limiti di legge per la presenza di diossine nella carne di pollo (4ng/kg) erano sforati sulla maggior parte dei campioni, arrivando anche al decuplo (46/ng/kg).
 
A Testi NESSUNA ANALISI
Nonostante le nostre reiterate richieste, amministratori pubblici e istituzioni (ASL, ARPAT, Provincia) negano necessità e utilità di analisi ambientali o epidemiologiche, e rilasciano a SACCI la autorizzazione a proseguire l’attività (AIA). Questo nonostante le ripetute violazioni di norme e prescrizioni ambientali da parte di SACCI: già responsabile della attivazione di un vasto fronte di frana per la propria attività di escavazione, inottemperante alle norme sul trattamento dei liquami sino alla procedura di AIA, inottemperante dal punto di vista della manutenzione degli strumenti di misurazione dell’inquinamento e mancanza di autocontrolli come dichiarato nell’ottobre 2007 dalla Provincia di Firenze con una procedura di diffida. Tale procedimento si è chiuso in base alle sole comunicazioni fornite dall’azienda. Nella documentazione fornita da Sacci per il procedimento di AIA, tabella dei valori delle emissioni, avevamo riscontrato valori superiori ai limiti di legge per diossine e mercurio; in seguito alla nostra richiesta di chiarimenti agli enti competenti, la Provincia di Firenze ha risposto fornendo la documentazione con cui Sacci Spa definisce i valori delle emissioni fuori norma trasmessi alla Provincia di Firenze “errori di trascrizione”, demandando ad Arpat la valutazione delle dichiarazione dell’azienda. Inoltre SACCI ha visto porre i sigilli all’azienda nel 2009 da parte della magistratura a causa delle violazioni alle norme acustiche comunali, violazioni “sanate” dal Comune di Greve tramite innalzamento della classe acustica che consente a SACCI di continuare l’attività rumorosa. Insomma, autocontrolli non sempre affidabili e atteggiamento quanto meno “disattento” da parte di amministrazioni locali ed istituzioni.

A Montale dalle analisi su latte materno emergono dati preoccupanti sulle diossine
Trattandosi di sostanze persistenti e bioaccumulabili, le diossine finiscono per accumularsi nel nostro stesso organismo, passano dalla madre al feto ed anche attraverso il latte; due mamme residenti in area di ricaduta hanno volontariamente accettato di sottoporre ad analisi il proprio latte, a circa due settimane dal parto. L’indagine, eseguita presso il Consorzio Interuniversitario Nazionale la Chimica per l’Ambiente di Marghera (Ve) ed il cui costo è stato sostenuto dal comitato contro l’inceneritore, ha evidenziato la presenza di 12 molecole diossino-simili appartenenti ai Policlorobifenili (PCB dioxin-like) nei campioni di latte materno che, hanno un profilo simile ai PCB emessi dall’impianto (analisi a camino di ARPA e del gestore) ed al ai PCB riscontrati nella carne di pollo.
 
A Testi: tutto va bene?
Noi non sappiamo cosa possiamo trovare nel latte materno delle donne in prossimità dell’area di ricaduta massima dei fumi del cementificio (che arriva sino a Mercatale, potenzialmente) ma sappiamo che già oggi l’impianto SACCI BRUCIA RIFIUTI ed emette sostanze tossiche, cancerogene o dannose per l’organismo: La portata complessiva delle emissioni dai camini è estremamente rilevante, oltre 1.000.000 mc/h, superiori a quelle di un inceneritore di grandi dimensioni. Le emissioni di inquinanti a camino, anche rientrando nei limiti di legge espressi in mg/Nmc, rappresentano quantità assolute di sostanze, altamente dannose per la salute e per l’ambiente, di proporzioni estremamente rilevanti: ossidi di azoto per 930 t/a, ossidi di zolfo per 65 t/a, di PM10 38 t/a, oltre 420.000 t/a di CO2, oltre 4 t/a di cloro, oltre 7 t/a di Fluoro, e inoltre arsenico, mercurio e anche diossine (dati dichiarati dalla azienda stessa): per esempio consultando il Registro INES, su internet, troviamo, negli anni disponibili, SACCI SPA Cementeria di Testi in prima posizione, in Toscana, per emissioni in aria di mercurio (seconda nel 2002) e zinco. Dal Dossier Mal’Aria industria 2009 di Legambiente l’impianto risulta, nel 2006, terzo in Italia per emissioni in aria di mercurio.

Diossine e PCB: cosa sappiamo?
 Con il termine di “diossine” si indica un gruppo di 210 composti chimici appartenenti agli idrocarburi policiclici aromatici e formati da carbonio, idrogeno, ossigeno e cloro. Capostipite di queste molecole è la TCDD (2,3,7,8–tetraclorodibenzo-p-diossina), nota anche come “diossina di Seveso” tristemente famosa in seguito all’incidente a Seveso del 1976. I bambini nati da madri coinvolte nell’infanzia nell’incidente di Seveso presentano alla nascita alterazioni della funzione tiroidea in modo statisticamente significativo: ciò significa che anche se questi neonati non sono stati direttamente esposti all’incidente di Seveso le conseguenze dell’esposizione materna si riscontrano a distanza di oltre 30 anni dall’incidente!. La TCDD (o diossina di Seveso) è stata riconosciuta nel 1997, anche in seguito agli studi fatti sulla popolazione esposta, come cancerogeno certo per l’uomo ad azione multiorgano ed è conosciuta come la sostanza più tossica mai conosciuta; la sua tossicità per l’uomo si misura infatti in picogrammi, ovvero miliardesimo di milligrammo ed è legata alla straordinaria affinità che la diossina ha per il recettore AhR (Aryl Hydrocarbon Receptor), un recettore presente ampiamente nelle cellule umane, ma non solo.

Si tratta di molecole particolarmente stabili e persistenti nell’ambiente; i loro tempi di dimezzamento (ovvero il tempo necessario perché la dose si dimezzi) variano a seconda delle molecole e della matrice esaminata: ad esempio per la TCDD i tempi di dimezzamento sono da 7 a 10 anni nel corpo umano e fino a 100 anni nel sottosuolo. Si tratta di sostanze insolubili in acqua e che hanno viceversa una elevata affinità per i grassi. Sono soggette a bioaccumulo, cioè si concentrano negli organismi viventi in misura nettamente maggiore rispetto all’ambiente circostante; nell’uomo la loro assunzione avviene per oltre il 90% per via alimentare, specie attraverso latte, carne, uova, formaggi ecc.. Sia PCDD che PCDF rientrano fra i 12 Inquinanti Organici Persistenti riconosciuti a livello internazionale e messi al bando dalla Convenzione di Stoccolma sottoscritta da 120 paesi, fra cui l’Italia. Le diossine sono sottoprodotti involontari dei processi di combustione e si formano in particolari condizioni di temperatura ed in presenza di Cloro. Secondo l’ultima edizione dell’inventario europeo delle diossine le principali fonti per l’Italia di produzione di tali inquinanti sono rappresentate dalle combustioni industriali (64.4%), di cui oltre la metà (37% del totale) da incenerimento di rifiuti urbani, il traffico stradale contribuisce solo per l’1.1%.

AGLI AMMINISTRATORI LOCALI e ai consiglieri comunali dei comuni di Greve e San Casciano Val di Pesa rivolgiamo alcune delle domande poste al termine dello studio su Montale dalla dott. Gentilini:

1. Perché questi esami di biomonitoraggio non sono eseguiti su larga scala ed in modo sistematico nel tempo, in modo da valutare l’evolversi degli inquinanti presenti nel latte materno?

2. Chi può in tutta onestà ritenere che gli attuali livelli di contaminazione del latte materno siano scevri da rischi per la salute dei bambini e non siano inevitabilmente destinati ad aumentare se si prosegue in politiche di incenerimento e combustione, sia che si tratti di biomasse o di rifiuti,come si sta registrando ovunque in Italia?

3. Come ci si può ragionevolmente “fidare” di nuove o migliori tecnologie impiantistiche (BAT) se èindiscutibile che anche da un impianto tenuto sotto stretta osservazione – dopo gli incidenti occorsi – quale quello di Montale, i PCB sono emessi in quantità assolutamente non trascurabili ed altrettanto accade, fatte le debite proporzioni, per il tanto decantato inceneritore di Brescia?

4. È accettabile che un bimbo di 5 kg possa indifferentemente assumere PCB da 18 a 240 pg/kg di peso (invece dei 2 raccomandati come soglia da OMS ed UE per gli adulti) al dì a seconda che risieda in una zona rurale, a Brescia o Taranto o 80 pg/kg di peso se risiede nel territorio di ricaduta di un inceneritore?

5. Come si possono dare consigli scientificamente motivati in merito se non si impostano studi su larga scala e protratti nel tempo?

6. Chi può assicurarci che il triste primato che l’Italia detiene riguardo il cancro nell’infanzia, ovvero un incremento del 2% all’anno, pressoché doppio di quello riscontrato in Europa (1.1% annuo) non abbia relazione con l’esposizione già in utero e poi attraverso il latte a questa pletora di sostanze tossiche e pericolose ( furani, Pcb, PCDD, metalli pesanti come il mercurio o il cadmio, etc…)?

7. Perché devono essere i cittadini e soprattutto le mamme a porsi questioni così cruciali dovendo sempre fare da “traino” alle istituzioni la cui unica preoccupazione sembra essere quella di “tranquillizzare” sempre e comunque i cittadini?

8. Perché non ammettere – onestamente – che la questione è talmente scabrosa che di fatto si è preferito fino ad ora ignorarla? Perché non si comincia, ad esempio, con una analisi sistematica degli inquinanti presenti nel cordone ombelicale, data la disponibilità delle banche del cordone?

9. Per il futuro cosa si pensa di fare? Non sarebbe il caso di cominciare chiudendo definitivamente inceneritori come quello di Montale, e al tempo stesso abbandonare le dilaganti politiche di incenerimento di materiali di ogni tipologia e composizione (COME SI VUOL PRATICARE NEL CHIANTI PER TESTI)? I rifiuti, come dice la legge, devono essere smaltiti “senza danno per la salute e per l’ambiente” e ciò è assolutamente possibile già oggi in quanto esistono alternative alla combustione dei rifiuti che evitano in buona misura anche il conferimento in discarica.
 
Coordinamento Ambientalista del Chianti
(Legambiente circolo il Passignano, Rete dei comitati per la difesa del territorio, Medicina democratica, Italia Nostra, Legambiente circolo Il Gallo Verde, WWF, AMAT Montespertoli)
 

Far tornare le api a volare a San Casciano!

L’ape, il simbolo della nostra lista, richiama l’obiettivo di far tornare le api a volare a San Casciano. Un mondo senza api non è a misura d’uomo, è avvelenato e ostile alla vita. L’ape sarà anche il nostro modello di comportamento: le api sono laboriose, sociali, pacifiche e hanno bisogno di un ambiente pulito.

San Casciano Val di Pesa • Laboratorio per un’Altra San Casciano