sabato 10 settembre 2011

Laika, ambientalisti contro il Comune


Il Nuovo Corriere di Firenze, 10 settembre 2011

La variante ad hoc, "fregandosene" degli insediamenti etruschi e romani ormai è data e assodata. Ma gli ambientalisti non demordono, attaccano l'amministrazione e si appellano a Regione e ministero dei Beni Culturali. Si riaccende il caso Laika, con una lettera-appello firmata dalla Rete dei Comitati per la difesa del Territorio, Italia Nostra, Legambiente Toscana e WWF... Il nuovo capannone non si giustifica quindi in nessun modo, visto che le stesse previsioni aziendali parlano per il futuro di limiti alla produzione dovuti alla crisi mondiale. Ma evidentemente l'interesse privato a realizzare tutta la volumetria concessionata vale più di duemila anni di storia...
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Appello per salvare dalla rimozione i reperti archeologici emersi nell'area di scavo del cantiere Laika

Sembra che l'approvazione dell'Assessore Regionale sia imminente.

Leggete e, se siete d'accordo, inviate questa mail all' Assessore Regionale alla Cultura dott.ssa Cristina Scaletti all'indirizzo cristina.scaletti@regione.toscana.it

Oggetto: Scavi archeologici in area Laika: appello all'Assessore regionale alla Cultura dott.ssa Cristina Scaletti

Gentile Assessore Scaletti,
ho appreso con perplessità e sconcerto di quanto sta accadendo in località Ponterotto nel comune di San Casciano in Val di Pesa. Da più di dieci anni il Comune di San Casciano persevera nella scelta di una localizzazione ad alto impatto ambientale e paesistico per il capannone di 3 ha della multinazionale Hymer proprietaria di Laika caravan. Tale localizzazione fu operata al di fuori di ogni pianificazione e senza i necessari rilievi di archeologia preventiva, subendo un ricatto occupazionale che in realtà copre una semplice operazione di rendita immobiliare.
Nell'anno 2010 durante gli scavi cantieristici sono stati rinvenuti resti archeologici di un edificio di epoca etrusco-ellenistica e di una villa romana di età imperiale. Invece di valorizzare queste testimonianze storico-artistiche, l'amministrazione comunale ha fatto propria la istanza di RIMOZIONE DEI REPERTI avanzata da Hymer a pochi mesi dall'inizio scavi. Inoltre, il Comune ha deciso di intervenire con proprie risorse ad un progetto di demolizione, rimozione e ricostruzione in altro sito dei reperti, senza esplorare le alternative possibili che con modifiche progettuali salvassero almeno parte del sito archeologico.
In considerazione del fatto che tutte le procedure legate al progetto sono state svolte nella assoluta segretezza e senza contraddittori, che ancora non esiste neanche una riga di relazione pubblicata sugli scavi, che il progetto di rimozione è stato deliberato a scavi in corso (quando ancora la villa romana non era emersa) a prescindere quindi dai risultati, che l'accesso al cantiere è stato negato con il pretesto che si doveva concludere la campagna scavi, fornendo notizie confuse di minimizzazione del valore dei reperti (dichiarati all'inizio resti medievali), che il progetto a parere di molti esperti distruggerà il valore scientifico del sito e produrrà un falso storico e topografico.
Le chiedo di accogliere l'appello delle associazioni ambientaliste (WWF, LEGAMBIENTE, ITALIA NOSTRA, RETE DEI COMITATI) sospendendo la firma regionale all'accordo e aprendo un confronto tra i tecnici del settore di diversa opinione per verificare se davvero questa è la soluzione giusta per la "valorizzazione" dei nostri beni culturali.

Firma."

PatrimonioSOS


PatrimonioSOS, 10.09.2011
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ancora su PatrimonioSOS: Archeopatacca : attenzione siti archeologici in movimento

Per consentire a LAIKA la realizzazione di un capannone si progetta lo spostamento in altra sede degli insediamenti etruschi e romani trovati negli scavi: una vera e propria “archeopatacca”!


News dei Comitati, 10.09.11

Per consentire a LAIKA la realizzazione di un capannone si progetta lo spostamento in altra sede degli insediamenti etruschi e romani trovati negli scavi: una vera e propria “archeopatacca”!

Da più di 10 anni il Comune di San Casciano persevera nella scelta di una localizzazione sbagliata e ad alto impatto ambientale e paesistico per il capannone richiesto dalla multinazionale Hymer, proprietaria di LAIKA caravan. Usando il ricatto occupazionale l’azienda ha ottenuto una variante ad hoc, su terreni agricoli acquisiti in un sito lontano dal distretto della camperistica, al di fuori di ogni pianificazione e neanche indagato con i necessari rilievi di archeologia preventiva.
Dopo 7 anni dalla adozione della variante non un mattone della fabbrica è stato posato, a dimostrazione di come si sarebbe potuto tranquillamente scegliere una localizzazione più adatta e di come la “urgenza” imprenditoriale nascondesse solo un lucroso investimento immobiliare...

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venerdì 9 settembre 2011

Insediamento Laika di San Casciano, gli ambientalisti: i resti archeologici non possono essere spostati


Greenreport, 09.09.11

La vicenda dell'insediamento del capannone della Laika caravan nel comune di San Casciano (FI) si complica ulteriormente. Sui terreni individuati sono stati trovati nel 2010 resti archeologici etruschi e romani.

Da sempre (la vicenda va avanti da una decina di anni), comitati e associazioni ambientaliste hanno contestato la scelta del sito di localizzazione da parte del comune per il manufatto richiesto dalla multinazionale Hymer (proprietaria di Laika caravan). Terreni agricoli lontani dal distretto della camperistica, alto impatto ambientale e paesistico, scelta non pianificata, azienda in crisi con riduzione della produzione il che non giustifica un'espansione, ribadiscono Rete dei Comitati per la difesa del territorio, Italia nostra Firenze, Legambiente Toscana, Wwf Toscana. «Dopo 7 anni dall'adozione della variante, non un mattone della fabbrica è stato posato, a dimostrazione di come si sarebbe potuto tranquillamente scegliere una localizzazione più adatta e di come l'"urgenza" imprenditoriale nascondesse solo un lucroso investimento immobiliare». Questione di punti di vista qualcuno potrebbe pensare, ma le ultime vicende fanno incrementare gli interrogativi. Durante gli scavi per il capannone sono emersi nell'anno 2010 resti di un fabbricato etrusco e della pars rustica di una villa romana. Secondo quanto riportano gli ambientalisti, l'amministrazione comunale, invece di valorizzare queste testimonianze storiche, imponendo al privato di adeguare l'intervento al mantenimento della stratificazione emersa durante gli scavi, ha fatto propria l'istanza del privato di rimozione dei resti ed interviene, con proprie risorse, per rendere possibile la demolizione di muri e fondazioni e la loro ricostruzione lontano dal perimetro previsto del fabbricato industriale.

«Le alternative c'erano- dichiarano Rete dei Comitati per la difesa del territorio, Italia nostra Firenze, Legambiente Toscana, Wwf Toscana- Si poteva ipotizzare uno spostamento dei volumi o una loro riduzione, stante la banalità architettonica del manufatto (un parallelepipedo di metri 300 x 100 x 11m). La traslazione di muri e fondazioni in mattoni e ciottoli non potrà che essere distruttiva e la demolizione dello scavo sicuramente toglierà alla ricerca scientifica la possibilità in futuro di analizzare un insediamento rurale importante per capire gli ordinamenti della campagna in epoca etrusco-romana. Non si tratta di edifici che possano eventualmente essere smontati e rimontati, ma di tracce e resti che hanno senso solo se rimangono nel proprio contesto. Che tutto questo si faccia non per realizzare un'opera di pubblico interesse ma semplicemente per venire incontro alle richieste di un investitore privato suscita perplessità e sconcerto».

A fronte di queste evidenze Rete dei Comitati per la difesa del territorio, Italia nostra Firenze, Legambiente Toscana, Wwf Toscana lanciano un appello alla Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Ministero per i beni culturali, alla Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana, alla Direzione regionale (settore musei ed ecomusei) della Regione toscana, «perché non sia ratificato l'accordo per la rimozione delle strutture archeologiche. In particolare, facciamo appello agli assessorati regionali competenti perché sia possibile aprire un confronto tra gli esperti del settore in vista di un approfondimento scientifico sul sito archeologico, sospendendo temporaneamente ogni decisione» hanno concluso gli ambientalisti.

Archeopatacca

Iscriviti al gruppo Archeopatacca.

Durante gli scavi per la realizzazione dello stabilimento Laika a Ponterotto San Casciano Val di Pesa sono emersi notevoli reperti archeologici, insediamenti etruschi e romani. Invece di tutelare al massimo l'area che è un bene comune del nostro territorio si decide di rimuovere l'intero complesso archeologico, pur di garantire la realizzazione di un intervento privato.
Abbiamo bisogno di essere in tanti per contrastare questa scelta scellerata!!!



Rimozione dell'area archeologica a San Casciano: si mobilitano le associazioni ambientaliste

QUANTO VALGONO DUEMILA ANNI DI STORIA?
Per consentire a LAIKA la realizzazione di un capannone si progetta lo spostamento in altra sede degli insediamenti etruschi e romani trovati negli scavi: una vera e propria “archeopatacca”!
COMUNICATO STAMPA
Da più di 10 anni il Comune di San Casciano persevera nella scelta di una localizzazione sbagliata e ad alto impatto ambientale e paesistico per il capannone richiesto dalla multinazionale Hymer, proprietaria di LAIKA caravan. Usando il ricatto occupazionale l’azienda ha ottenuto una variante ad hoc, su terreni agricoli acquisiti in un sito lontano dal distretto della camperistica, al di fuori di ogni pianificazione e neanche indagato con i necessari rilievi di archeologia preventiva. Dopo 7 anni dall’adozione della variante, non un mattone della fabbrica è stato posato, a dimostrazione di come si sarebbe potuto tranquillamente scegliere una localizzazione più adatta e di come l’“urgenza” imprenditoriale nascondesse solo un lucroso investimento immobiliare. Ad accrescere la miopia della scelta, durante gli scavi per il capannone emergono nell’anno 2010 importanti resti di un fabbricato etrusco e della pars rustica di una villa romana. Invece di valorizzare tali testimonianze storiche, imponendo al privato di adeguare l’intervento al mantenimento della stratificazione emersa durante gli scavi, l’amministrazione comunale fa propria l’istanza del privato di rimozione dei resti ed interviene, con proprie risorse, per rendere possibile la demolizione di muri e fondazioni e la loro ricostruzione a guisa di “finte rovine” lontano dal perimetro previsto del fabbricato industriale: una vera e propria “archeopatacca”! Le alternative c’erano: si poteva ipotizzare uno spostamento dei volumi o una loro riduzione, stante la banalità architettonica del manufatto (un parallelepipedo di metri 300 x 100 x 11m). Inoltre: LAIKA è un‘azienda in crisi che, dopo un periodo di crescita (nelle sedi della Sambuca), dal 2006 al 2010 ha perso mercato riducendo la produzione e soprattutto la forza lavoro impiegata. Il nuovo capannone non si giustifica quindi in nessun modo, visto che le stesse previsioni aziendali parlano per il futuro di limiti alla produzione dovuti alla crisi mondiale. Ma evidentemente l’interesse privato a realizzare tutta la volumetria concessionata vale più di duemila anni di storia. La traslazione di muri e fondazioni in mattoni e ciottoli non potrà che essere distruttiva e la demolizione dello scavo sicuramente toglierà alla ricerca scientifica la possibilità in futuro di analizzare un insediamento rurale importante per capire gli ordinamenti della campagna in epoca etrusco-romana. Non si tratta di edifici che possano eventualmente essere smontati e rimontati, ma di tracce e resti che hanno senso solo se rimangono nel proprio contesto. Che tutto questo si faccia non per realizzare un’opera di pubblico interesse (una tramvia, un centro sociale, un parco,…) ma semplicemente per venire incontro alle richieste di un investitore privato suscita perplessità e sconcerto. Da più di un anno, in segretezza, l’amministrazione comunale e la Hymer hanno percorso l’iter autorizzativo evitando ogni confronto pubblico e addirittura negando ogni visibilità e informativa sul caso (era dal giugno 2010, a pochi mesi dall’avvio dello scavo, che andava avanti il progetto). Facciamo perciò appello alla DIREZIONE REGIONALE PER I BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI del Ministero per i beni culturali, alla Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana, alla DIREZIONE REGIONALE (settore musei ed ecomusei) della REGIONE TOSCANA, perché non sia ratificato l’accordo per la rimozione delle strutture archeologiche. In particolare, facciamo appello agli assessorati regionali competenti perché sia possibile aprire un confronto tra gli esperti del settore in vista di un approfondimento scientifico sul sito archeologico, sospendendo temporaneamente ogni decisione. Rete dei Comitati per la difesa del territorio, ITALIA NOSTRA Firenze, WWF sezione di Firenze, Legambiente TOSCANA, WWF Toscana

L'etrusco uccide ancora...


Casole Nostra, 09.09.2011
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San Casciano Val di Pesa. Meglio costruire nuove roulotte che conservare gli etruschi. Un film della serie: mai eravamo scesi così in basso.


Eddyburg, 09.09.2011
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Ancora notizie sulla rimozione dei reperti archeologici a San Casciano Val di Pesa

Ecco alcuni siti dove sono stati pubblicati i comunicati sulla vicenda  dei reperti archeologici nell'area del cantiere Laika a Ponterotto San Casciano Val di Pesa.

http://eddyburg.it/article/view/17602/
http://www.casolenostra.org/

E' la crescita che distrugge il lavoro e i beni comuni

di Paolo Cacciari
Fa una certa impressione leggere i patti multilaterali, gli appelli bipartisan alla coesione nazionale in nome della Crescita invocata come se fosse la Madonna miracolosa. Ma di cosa parlano sindacalisti, industriali, banchieri, politici? Scrivono i ricercatori del Wuppertal Insitute (Futuro sostenibile. Le risposte eco-sociali alle crisi in Europa, a cura di Wolgang Sachs e Marco Morosini, Ed. Ambiente, 2011): “Da tre decenni i politici cercano inutilmente di combattere la disoccupazione attraverso una crescita economica forzata. Ma se la produttività del lavoro aumenterà, come ha fatto finora, del 1,5-2% all’anno, il Pil dovrebbe aumentare del 3 o 4% all’anno o anche di più nel lungo periodo per eliminare davvero la disoccupazione. Puntare a tassi di crescita del genere è vano” (p. 289). E stiamo parlando della Germania, della “locomotiva” – irraggiungibile – dell’Europa, del “modello” – inimitabile – di economia. Dal 1970 al 2005 la produttività del lavoro è aumentata del 2,5%, il Pil è più che raddoppiato, ma le ore lavorate sono diminuite dell’86%. Insomma, nei paesi a capitalismo maturo, i posti di lavoro diventano più produttivi e diminuiscono di numero: jobless growth. Le ragioni di questa divaricazione, di questo divorzio tra crescita e benessere, sono molte: la delocalizzazione delle produzioni industriali di massa, l’allargamento dei sistemi di mercato in nuove aree geografiche e settori produttivi, la finanziarizzazione dell’economia con i tassi di rendimento esorbitanti pretesi dai possessori di titoli di credito, altro ancora. Ma è certo che inseguire questa crescita è un vero suicidio per le società occidentali. Senza contare il fatto che questa crescita economica si porta dietro un carico ambientale semplicemente insostenibile. Serve ricordare le guerre commerciali (e non solo) in corso per l’accaparramento delle materie prime, delle utilities, del suolo fertile, dei genomi, di internet… e di quanti altri beni comuni ancora rimangono da saccheggiare? Per quanta droga finanziaria (speculativa nelle Borse o di stato nel sostegno ai titoli del debito pubblico) si possa immettere, la cosiddetta “economia reale” europea, quella fatta di merci vendibili e di lavoro vivo remunerato, non riuscirà mai a tenere il passo nella guerra competitiva senza confini e senza regole che si chiama concorrenza intercapitalistica internazionale, dove 500 società di capitale controllano il 52% del Prodotto lordo mondiale, dove una microscopica casta di cosmocrati stile Marchionne ha il potere di determinare le politiche industriali degli stati nazionali. Difficile pensare che la crisi di un sistema si possa risolvere perseverandolo a tutti i costi. Un altro che se ne intende, Tim Jachson, a capo di uno staff di consulenti del governo britannico, (Prosperità senza crescita. Economie per il pianeta reale, Ed. Ambinete, 2011) ha scritto: “Sono state le politiche attuate per stimolare la crescita a portare l’economia al tracollo”. Sarebbe forse giunto il momento di mettere in dubbio l’imperativo della crescita. Le alternative esistono, ma sono quelle che non scritte nel “patto sociale”: redistribuire il lavoro attraverso una diminuzione degli orari (in Germania lo chiamano “tempo pieno breve per tutti” o “società a mezza giornata”) e l’introduzione di nuovi modelli di reddito (fissazione di limiti massimi e minimi con un reddito di base garantito per la valorizzazione del lavoro oggi non retribuito per attività di cura per la famiglia, la natura, la società); nuova fiscalità puntando su tasse ecologiche (carbon tax, pubblicità) e socialmente eque (Tobin tax); diversa gestione trasparente e pubblica della finanza (imponendo tassi di rendimento differenziati a seconda del periodo di recupero); economia solare, investimenti ecologici (conversione ecologica dell’industria secondo i modelli della Bleu Economy, a zero emissioni), revisione della contabilità nazionale (superare il Pil come indicatore del benessere sociale ed della sostenibilità ambientale). Insomma è necessario “disaccoppiare” (decoupling, come dicono gli economisti) il benessere, lo star bene, da quanto il mercato è disposto a darci, cioè dalla nostra capacità di solvibilità. Per uscire davvero dalla crisi dovremmo far recedere il mercato (cominciando da quello finanziario, dei titoli di debito) aumentando gli spazi anche economici di autonomia della società. Sottrarre beni e servizi comuni (l’acqua è solo il primo esempio, quanti altri sarebbero possibili?) dagli artigli della “messa a valore” (rendimento monetario, profittabilità) di ogni cosa e di ogni relazione sociale. Insomma servirebbe un progetto di nuovo modello economico per la sinistra. Esattamente il contrario della crescita.
Per un'altra Città lista di cittadinanza

giovedì 8 settembre 2011

Etruschi sfrattati da un capannone

Il Nuovo Corriere di Firenze, 8 settembre 2011
Etruschi sfrattati da un capannone
Nel mirino il cantiere in località Ponterotto dove sta sorgendo il nuovo stabilimento dell'azienda Laika
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Etruschi sfrattati da un capannone


Il Nuovo Corriere di Firenze, 8 settembre 2011

Nel mirino il cantiere in località Ponterotto dove sta sorgendo il nuovo stabilimento dell'azienda Laika...
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Quanto vale una storia di 2000 anni

Per consentire a LAIKA la realizzazione di un capannone si progetta lo spostamento in altra sede degli insediamenti etruschi e romani trovati negli scavi: una vera e propria “archeopatacca”!

Da più di 10 anni il Comune di San Casciano persevera nella scelta di una localizzazione sbagliata e ad alto impatto ambientale e paesistico per il capannone richiesto dalla multinazionale Hymer, proprietaria di LAIKA caravan. Usando il ricatto occupazionale l’azienda ha ottenuto una variante ad hoc, su terreni agricoli acquisiti in un sito lontano dal distretto della camperistica, al di fuori di ogni pianificazione e neanche indagato con i necessari rilievi di archeologia preventiva.
Dopo 7 anni dalla adozione della variante non un mattone della fabbrica è stato posato, a dimostrazione di come si sarebbe potuto tranquillamente scegliere una localizzazione più adatta e di come la “urgenza” imprenditoriale nascondesse solo un lucroso investimento immobiliare.

Ad accrescere la miopia della scelta, durante gli scavi per il capannone emergono nell’anno 2010 importanti resti di un fabbricato etrusco e della pars rustica di una villa romana. Invece di valorizzare tali testimonianze storiche, imponendo al privato di adeguare l’intervento al mantenimento della stratificazione emersa durante gli scavi, l’amministrazione comunale interviene CON PROPRIE RISORSE per rendere possibile la demolizione di muri e fondazioni, e la loro ricostruzione a guisa di “finte rovine” lontano dal perimetro previsto del fabbricato industriale: una vera e propria “archeopatacca”!.

Le alternative c’erano, si poteva ipotizzare uno spostamento dei volumi o una loro riduzione, stante la banalità architettonica del manufatto (un parallelepipedo di metri 300X100X11). Inoltre: LAIKA è una azienda in crisi, che dopo un periodo di crescita (nelle sedi della Sambuca) dal 2006 al 2010 ha perso mercato riducendo la produzione e soprattutto la forza lavoro impiegata. Il nuovo capannone non si giustifica quindi in nessun modo, visto che le stesse previsioni aziendali parlano di limiti alla produzione dovuti alla crisi mondiale. Ma evidentemente l’interesse privato a realizzare tutta la volumetria concessionata vale più di duemila anni di storia.

La traslazione di muri e fondazioni in mattoni e ciottoli non potrà che essere distruttiva, e la demolizione dello scavo sicuramente toglierà alla ricerca scientifica la possibilità in futuro di analizzare un insediamento rurale importante per capire gli ordinamenti della campagna in epoca etrusco-romana. Non si tratta di edifici, che possono eventualmente essere smontati e rimontati, ma di tracce e resti di manufatti che hanno senso solo se rimangono nel proprio sito.
Che tutto questo si faccia non per realizzare un’opera di pubblico interesse ma semplicemente per venire incontro alle richieste di un investitore privato suscita perplessità e sconcerto.
Da più di un anno, in segretezza, l’amministrazione comunale e la Hymer hanno percorso l’iter autorizzativo evitando ogni confronto pubblico e addirittura negando ogni visibilità e informativa sul caso (era dal giugno 2010 che andava avanti il progetto che definiamo “archeopatacca”).

Facciamo perciò appello alla DIREZIONE REGIONALE PER I BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI del Ministero per i beni culturali, alla Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana, alla DIREZIONE REGIONALE (settore musei ed ecomusei) della REGIONE TOSCANA, perché non sia ratificato l’accordo per la rimozione delle strutture archeologiche.
In particolare, facciamo appello agli assessorati regionali competenti perché sia possibile aprire un confronto tra gli esperti del settore in vista di un approfondimento scientifico sul sito archeologico, sospendendo temporaneamente ogni decisione.

LEGAMBIENTE circolo “Il Passignano”, AMAT Montespertoli, MDT Montespertoli
Rete dei Comitati per la difesa del territorio, ITALIA NOSTRA Firenze, WWF sezione di Firenze, Legambiente TOSCANA

mercoledì 7 settembre 2011

QUESTO CAPANNONE S’HA DA FARE: SPOSTIAMO GLI ETRUSCHI, PIUTTOSTO


Durante gli scavi per la realizzazione dello stabilimento Laika a Ponterotto San Casciano Val di Pesa sono emersi notevoli reperti archeologici, insediamenti etruschi e romani. Invece di tutelare al massimo l'area che è un bene comune del nostro territorio si decide di rimuovere l'intero complesso archeologico, pur di garantire la realizzazione di un intervento privato. Ecco il nostro comunicato stampa:

QUESTO CAPANNONE S’HA DA FARE: SPOSTIAMO GLI ETRUSCHI, PIUTTOSTO
5 settembre, seduta della Commissione consiliare ambiente e territorio per discutere il Regolamento Urbanistico Comunale di San Casciano in val di Pesa: i rappresentanti del gruppo Laboratorio per un’altra San Casciano – Rifondazione Comunista abbandonano la seduta perché ritengono inutile partecipare a una discussione, pur fondamentale perché relativa ad ulteriori incrementi del consumo di suolo, quando sono stati negati trasparenza e coinvolgimento su un intervento assolutamente rilevante per il nostro territorio come l'area archeologica di Ponterotto emersa nel corso dei lavori del cantiere Laika, e chiedono l'immediata discussione dell'intero progetto nella commissione medesima.
Sorprese estive. Nel mese di agosto la Giunta comunale di San Casciano ha approvato una delibera dal titolo “Approvazione accordo per la disciplina dei rapporti per la rimozione, ricollocazione, restauro e valorizzazione delle strutture archeologiche rinvenute in località Ponterotto”. Erano diversi mesi, per lo meno dall'aprile 2010, che era stato chiesto ufficialmente un chiarimento in merito agli scavi in atto nel sito del cantiere Laika. Fu risposto, dall’Amministrazione comunale e anche dalla Soprintendenza, che la situazione era sotto controllo, che si procedeva tranquillamente al rilievo dei reperti e che, una volta chiusa l'indagine archeologica, sarebbe stata resa nota la relazione finale con la quale avremmo potuto conoscere la natura e l'entità dei ritrovamenti.
Anche nel successivo mese di settembre, in occasione dell'approvazione della delibera per lo stanziamento di fondi per un non ben identificabile “Museo Laika” denunciammo la mancanza di trasparenza non essendo assolutamente chiaro il tipo di intervento che si andava delineando sul sito archeologico e chiedemmo che venisse data la possibilità al consiglio comunale di prendere visione degli atti e dei risultati dell'indagine.
Adesso con la delibera del primo agosto scopriamo che già nel giugno 2010 il gruppo Hymer (proprietario di Laika) aveva avanzato la proposta di una “rimozione” del complesso dei reperti archeologici (etruschi e romani, ossia dell'intero insediamento edificato) e successiva “ricollocazione” in altra sede, e che questa proposta era stata accolta favorevolmente sia dal Comune che dalla Soprintendenza. Per più di un anno, quindi, si sono svolti tutti i contatti che hanno portato a questa delibera, presentata come una originale “valorizzazione” di un sito archeologico, ma l'Amministrazione in tutto questo periodo non ha ritenuto opportuno aggiornare esaurientemente il consiglio comunale.
Di norma in situazioni di questo genere i casi sono due: o i reperti non hanno gran valore, e allora se ne fa il rilievo e se ne pubblicano i risultati scientifici, per poi ricoprire il sito, oppure lo scavo si rivela importante e allora saranno i progetti di nuove opere che si dovranno adeguare. E’ quanto è successo a Gonfienti, nel caso del centro intermodale di Prato, ma anche sulla Grosseto-Siena, dove il tracciato è stato “rialzato” per lasciare la possibilità di studiare reperti etruschi importanti, vicino a Roselle. Qui al Ponterotto, invece, Hymer dichiara che la presenza degli scavi è incompatibile con quella del capannone progettato: e allora? Allora si spostano quelle quattro pietre che (in fondo) non interessano a nessuno, nella prevista “Area archeologica di Ponterotto” collocata in adiacenza alla zona de La Botte in prossimità della percorso pedo-ciclabile. Meglio ancora, così ci si va anche in bicicletta a visitare la (falsa) area archeologica.
Non è nostro compito mettere in discussione l’avallo che la Soprintendenza e il Ministero dei Beni Culturali hanno dato all’operazione, certamente ci proponiamo di approfondire le scelte fatte con la collaborazione di esperti qualificati. Intanto ci sembra inevitabile rilevare la mancanza di trasparenza da parte della Giunta comunale in tutta questa vicenda, nonostante le assicurazioni date. E perché nessuno viene a spiegare ai più diretti interessati, cioè ai dipendenti Laika, come mai si sono persi dieci anni senza che nessuno dei responsabili, pubblici e privati, si accorgesse che qualche centimetro sotto terra c’erano tracce di insediamenti di più di duemila anni? Non avevano mai sentito parlare di archeologia preventiva?
Ma l’errore risale proprio a quella scelta di dieci anni fa, quando fu individuata un'area agricola che doveva essere per forza proprio quella, senza nessuna possibile alternativa, un'area ad alto valore ambientale e paesaggistico, evidentemente inadatta ad ospitare un insediamento industriale. Se davvero c’era l’urgenza che allora ci dicevano, non era meglio cercare soluzioni diverse? La “ricollocazione” del sito archeologico del Ponterotto non è che l’ultima forzatura per coprire le responsabilità di chi ha voluto a tutti i costi un’operazione immobiliare che nulla ha a che vedere con l’interesse dei lavoratori.

Questo capannone s'ha da fare: spostiamo gli Etruschi, piuttosto

Durante gli scavi per la realizzazione dello stabilimento Laika a Ponterotto San Casciano Val di Pesa sono emersi notevoli reperti archeologici, insediamenti etruschi e romani. Invece di tutelare al massimo l'area che è un bene comune del nostro territorio si decide di rimuovere l'intero complesso archeologico, pur di garantire la realizzazione di un intervento privato. Ecco il nostro comunicato stampa:

5 settembre, seduta della Commissione consiliare ambiente e territorio per discutere il Regolamento Urbanistico Comunale di San Casciano in val di Pesa: i rappresentanti del gruppo Laboratorio per un’altra San Casciano – Rifondazione Comunista abbandonano la seduta perché ritengono inutile partecipare a una discussione, pur fondamentale perché relativa ad ulteriori incrementi del consumo di suolo, quando sono stati negati trasparenza e coinvolgimento su un intervento assolutamente rilevante per il nostro territorio come l'area archeologica di Ponterotto emersa nel corso dei lavori del cantiere Laika, e chiedono l'immediata discussione dell'intero progetto nella commissione medesima.

Sorprese estive. Nel mese di agosto la Giunta comunale di San Casciano ha approvato una delibera dal titolo 'Approvazione accordo per la disciplina dei rapporti per la rimozione, ricollocazione, restauro e valorizzazione delle strutture archeologiche rinvenute in località Ponterotto'. Erano diversi mesi, per lo meno dall'aprile 2010, che era stato chiesto ufficialmente un chiarimento in merito agli scavi in atto nel sito del cantiere Laika. Fu risposto, dall’Amministrazione comunale e anche dalla Soprintendenza, che la situazione era sotto controllo, che si procedeva tranquillamente al rilievo dei reperti e che, una volta chiusa l'indagine archeologica, sarebbe stata resa nota la relazione finale con la quale avremmo potuto conoscere la natura e l'entità dei ritrovamenti.

Anche nel successivo mese di settembre, in occasione dell'approvazione della delibera per lo stanziamento di fondi per un non ben identificabile 'Museo Laika' denunciammo la mancanza di trasparenza non essendo assolutamente chiaro il tipo di intervento che si andava delineando sul sito archeologico.

Adesso con la delibera del primo agosto scopriamo che già nel giugno 2010 il gruppo Hymer (proprietario di Laika) aveva avanzato la proposta di una 'rimozione' del complesso dei reperti archeologici (etruschi e romani, ossia dell'intero insediamento edificato) e successiva 'ricollocazione' in altra sede, e che questa proposta era stata accolta favorevolmente sia dal Comune che dalla Soprintendenza. Per più di un anno, quindi, si sono svolti tutti i contatti che hanno portato a questa delibera, presentata come una originale “valorizzazione” di un sito archeologico, ma l'Amministrazione in tutto questo periodo non ha ritenuto opportuno discuterne in modo esauriente in consiglio comunale e neanche in commissione urbanistica.

Di norma in situazioni di questo genere i casi sono due: o i reperti non hanno gran valore, e allora se ne fa il rilievo e se ne pubblicano i risultati scientifici, per poi ricoprire il sito, oppure lo scavo si rivela importante e allora saranno i progetti di nuove opere che si dovranno adeguare. È quanto è successo a Gonfienti, nel caso del centro intermodale di Prato, ma anche sulla Grosseto-Siena, dove il tracciato è stato 'rialzato' per lasciare la possibilità di studiare reperti etruschi importanti, vicino a Roselle. Qui al Ponterotto, invece, Hymer dichiara che la presenza degli scavi è incompatibile con quella del capannone progettato: e allora? Allora si spostano quelle quattro pietre che (in fondo) non interessano a nessuno, nella prevista 'Area archeologica di Ponterotto' collocata in adiacenza alla zona de La Botte in prossimità della percorso pedo-ciclabile. Meglio ancora, così ci si va anche in bicicletta a visitare la (falsa) area archeologica.

Non è nostro compito mettere in discussione l’avallo che la Soprintendenza e il Ministero dei Beni Culturali hanno dato all’operazione, certamente ci proponiamo di approfondire le scelte fatte con la collaborazione di esperti qualificati. Intanto ci sembra inevitabile rilevare la mancanza di trasparenza da parte della Giunta comunale in tutta questa vicenda, nonostante le assicurazioni date. E perché nessuno viene a spiegare ai più diretti interessati, cioè ai dipendenti Laika, come mai si sono persi dieci anni senza che nessuno dei responsabili, pubblici e privati, si accorgesse che qualche centimetro sotto terra c’erano tracce di insediamenti di più di duemila anni? Non avevano mai sentito parlare di archeologia preventiva?

Ma l’errore risale proprio a quella scelta di dieci anni fa, quando fu individuata un'area agricola che doveva essere per forza proprio quella, senza nessuna possibile alternativa, un'area ad alto valore ambientale e paesaggistico, evidentemente inadatta ad ospitare un insediamento industriale. Se davvero c’era l’urgenza che allora ci dicevano, non era meglio cercare soluzioni diverse? La 'ricollocazione' del sito archeologico del Ponterotto non è che l’ultima forzatura per coprire le responsabilità di chi ha voluto a tutti i costi un’operazione immobiliare che nulla ha a che vedere con l’interesse dei lavoratori.

Laboratorio per un'altra San Casciano-Rifondazione Comunista

San Casciano Val di Pesa, 7 settembre 2011

Etruschi sfrattati dal capannone, la vicenda...

Durante gli scavi per la realizzazione dello stabilimento Laika a Ponterotto San Casciano Val di Pesa sono emersi notevoli reperti archeologici, insediamenti etruschi e romani. Invece di tutelare al massimo l'area che è un bene comune del nostro territorio si decide di rimuovere l'intero complesso archeologico, pur di garantire la realizzazione di un intervento privato. Ecco il nostro comunicato stampa:

5 settembre, seduta della Commissione consiliare ambiente e territorio per discutere il Regolamento Urbanistico Comunale di San Casciano in val di Pesa: i rappresentanti del gruppo Laboratorio per un’altra San Casciano – Rifondazione Comunista abbandonano la seduta perché ritengono inutile partecipare a una discussione, pur fondamentale perché relativa ad ulteriori incrementi del consumo di suolo, quando sono stati negati trasparenza e coinvolgimento su un intervento assolutamente rilevante per il nostro territorio come l'area archeologica di Ponterotto emersa nel corso dei lavori del cantiere Laika, e chiedono l'immediata discussione dell'intero progetto nella commissione medesima.

Sorprese estive. Nel mese di agosto la Giunta comunale di San Casciano ha approvato una delibera dal titolo 'Approvazione accordo per la disciplina dei rapporti per la rimozione, ricollocazione, restauro e valorizzazione delle strutture archeologiche rinvenute in località Ponterotto'. Erano diversi mesi, per lo meno dall'aprile 2010, che era stato chiesto ufficialmente un chiarimento in merito agli scavi in atto nel sito del cantiere Laika. Fu risposto, dall’Amministrazione comunale e anche dalla Soprintendenza, che la situazione era sotto controllo, che si procedeva tranquillamente al rilievo dei reperti e che, una volta chiusa l'indagine archeologica, sarebbe stata resa nota la relazione finale con la quale avremmo potuto conoscere la natura e l'entità dei ritrovamenti.

Anche nel successivo mese di settembre, in occasione dell'approvazione della delibera per lo stanziamento di fondi per un non ben identificabile 'Museo Laika' denunciammo la mancanza di trasparenza non essendo assolutamente chiaro il tipo di intervento che si andava delineando sul sito archeologico.

Adesso con la delibera del primo agosto scopriamo che già nel giugno 2010 il gruppo Hymer (proprietario di Laika) aveva avanzato la proposta di una 'rimozione' del complesso dei reperti archeologici (etruschi e romani, ossia dell'intero insediamento edificato) e successiva 'ricollocazione' in altra sede, e che questa proposta era stata accolta favorevolmente sia dal Comune che dalla Soprintendenza. Per più di un anno, quindi, si sono svolti tutti i contatti che hanno portato a questa delibera, presentata come una originale “valorizzazione” di un sito archeologico, ma l'Amministrazione in tutto questo periodo non ha ritenuto opportuno discuterne in modo esauriente in consiglio comunale e neanche in commissione urbanistica.

Di norma in situazioni di questo genere i casi sono due: o i reperti non hanno gran valore, e allora se ne fa il rilievo e se ne pubblicano i risultati scientifici, per poi ricoprire il sito, oppure lo scavo si rivela importante e allora saranno i progetti di nuove opere che si dovranno adeguare. È quanto è successo a Gonfienti, nel caso del centro intermodale di Prato, ma anche sulla Grosseto-Siena, dove il tracciato è stato 'rialzato' per lasciare la possibilità di studiare reperti etruschi importanti, vicino a Roselle. Qui al Ponterotto, invece, Hymer dichiara che la presenza degli scavi è incompatibile con quella del capannone progettato: e allora? Allora si spostano quelle quattro pietre che (in fondo) non interessano a nessuno, nella prevista 'Area archeologica di Ponterotto' collocata in adiacenza alla zona de La Botte in prossimità della percorso pedo-ciclabile. Meglio ancora, così ci si va anche in bicicletta a visitare la (falsa) area archeologica.

Non è nostro compito mettere in discussione l’avallo che la Soprintendenza e il Ministero dei Beni Culturali hanno dato all’operazione, certamente ci proponiamo di approfondire le scelte fatte con la collaborazione di esperti qualificati. Intanto ci sembra inevitabile rilevare la mancanza di trasparenza da parte della Giunta comunale in tutta questa vicenda, nonostante le assicurazioni date. E perché nessuno viene a spiegare ai più diretti interessati, cioè ai dipendenti Laika, come mai si sono persi dieci anni senza che nessuno dei responsabili, pubblici e privati, si accorgesse che qualche centimetro sotto terra c’erano tracce di insediamenti di più di duemila anni? Non avevano mai sentito parlare di archeologia preventiva?

Ma l’errore risale proprio a quella scelta di dieci anni fa, quando fu individuata un'area agricola che doveva essere per forza proprio quella, senza nessuna possibile alternativa, un'area ad alto valore ambientale e paesaggistico, evidentemente inadatta ad ospitare un insediamento industriale. Se davvero c’era l’urgenza che allora ci dicevano, non era meglio cercare soluzioni diverse? La 'ricollocazione' del sito archeologico del Ponterotto non è che l’ultima forzatura per coprire le responsabilità di chi ha voluto a tutti i costi un’operazione immobiliare che nulla ha a che vedere con l’interesse dei lavoratori.

Laboratorio per un'altra San Casciano-Rifondazione Comunista

San Casciano Val di Pesa, 7 settembre 2011
 

Far tornare le api a volare a San Casciano!

L’ape, il simbolo della nostra lista, richiama l’obiettivo di far tornare le api a volare a San Casciano. Un mondo senza api non è a misura d’uomo, è avvelenato e ostile alla vita. L’ape sarà anche il nostro modello di comportamento: le api sono laboriose, sociali, pacifiche e hanno bisogno di un ambiente pulito.

San Casciano Val di Pesa • Laboratorio per un’Altra San Casciano