giovedì 24 dicembre 2009

Il 2009 sta finendo ...



... e il calendario ci concede la possibilità di qualche giorno di riposo.

L'augurio è che tutti possano trascorrere un periodo sereno.

Noi ci ritroveremo ad anno nuovo con tante iniziative avviate sulle quali lavoreremo per tirare le fila e con altrettante nuove proposte.

Del resto ... "L'importante è non smettere di fare domande." (Albert Einstein)

domenica 20 dicembre 2009

IMPIANTI DEI RIFIUTI ALLA SAFI. VIA LIBERA ALL'INCENERITORE

20/12/2009, La Nazione - Firenze


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sabato 19 dicembre 2009

VERTICE PER IL CLIMA: PURTROPPO NESSUN RISULTATO CONCRETO


COPENHAGEN: IL FALLIMENTO NON E' UN'OPINIONE. LA LETTERA DI KUMI NAIDOO
Quella che segue è la lettera aperta di Kumi Naidoo, Direttore esecutivo di Greenpeace International, ai sostenitori dell'associazione in tutto il mondo, a conclusione del Summit sul clima di Copenhagen.

Come le decine di migliaia di attivisti attorno al globo che hanno lavorato in modo così duro perché da Copenhagen uscisse un trattato equo, ambizioso e legalmente vincolante, ho sperato fino all’ultimo che i nostri leader avrebbero agito, raggiungendo un accordo sul clima sufficiente a evitare la catastrofe climatica.
Ma la realtà è stata diversa. Nonostante il mandato ricevuto dai cittadini di tutto il mondo, e più di un centinaio di capi di governo arrivati a Copenhagen, il battibecco continua. I nostri leader non hanno agito come tali. Non hanno portato a termine il loro compito.

Il risultato non è equo, né ambizioso e legalmente vincolante. Oggi, i potenti della Terra hanno fallito l’obiettivo di impedire cambiamenti climatici disastrosi.

La città di Copenhagen è la scena di un crimine climatico, con i colpevoli che scappano verso l’aeroporto, coperti di vergogna. I leader mondiali hanno avuto un’occasione unica per cambiare il pianeta in meglio, evitando i cambiamenti climatici. Alla fine hanno prodotto un debole accordo, pieno di lacune, abbastanza grandi da farci passare dentro tutto l’Air Force One.
Il fallimento è dovuto in parte alla mancanza di fiducia reciproca tra nazioni sviluppate e in via di sviluppo. I leader dei Paesi industrializzati hanno avuto moltissimo tempo per fissare obiettivi ambiziosi e impegnativi di riduzione dei gas serra. E, allo stesso tempo, per accordarsi sui miliardi di euro che avrebbero permesso alle nazioni in via di sviluppo di fare la propria parte per ridurre i gas serra da combustibili fossili e arrestare la deforestazione su larga scala.
Nel corso dell’anno, le nazioni in via di sviluppo hanno mostrato la volontà di impegnarsi in questa direzione. Ma sono le nazioni industrializzate che non si sono mosse a sufficienza. E i meno pronti sono stati gli Usa, che ora meritano la parte del leone nella nostra condanna.
Ma il fallimento non è un’opzione. I climatologi di tutto il mondo ci dicono che la crescita delle temperature globali deve arrestarsi al più presto, per poi iniziare a tornare sotto i livelli attuali. Anche una crescita della temperatura di 1,5 gradi potrebbe determinare impatti irreversibili, e una di 2 gradi rischia di portare verso cambiamenti climatici catastrofici.
Per evitare questo, le nazioni industrializzate – che hanno la maggiore responsabilità del problema – devono adottare i tagli più drastici. Inoltre, devono fornire almeno 140 miliardi di dollari all’anno per aiutare i Paesi in via di sviluppo a fare la propria parte e incamminarsi in un percorso di energia pulita, proteggere le foreste tropicali e adattarsi a quei cambiamenti climatici che – purtroppo – sono ora inevitabili.
E tutto questo deve essere racchiuso in un trattato legalmente vincolante. Questo è il lavoro non concluso a Copenhagen. Ed è nostro compito – vostro e mio – assicurarci che i potenti della Terra tornino al lavoro e concludano il proprio compito.
Greenpeace, come molte altre organizzazioni attorno al pianeta, continuerà a premere, in modo pacifico, affinché i nostri leader facciano quello che deve essere fatto … salvare vite umane e proteggere specie che non possono parlare per sé stesse.
Non è finita. I cittadini di tutto il mondo chiedevano un vero accordo prima che il Summit iniziasse, e lo stanno ancora chiedendo. Possiamo ancora salvare centinaia di milioni di persone dalle devastazione di un mondo sempre più caldo, ma è solo diventato molto più difficile.
La società civile, la maggior parte della quale è stata chiusa fuori nei giorni finali di questo Summit sul clima, ora deve raddoppiare i propri sforzi. Ciascuno di noi deve costringere i propri leader ad agire. Dobbiamo portare la lotta per impedire la catastrofe climatica a ogni livello politico: locale, regionale, nazionale e internazionale. E lo stesso per le stanze dei consigli di amministrazione e le strade principali delle nostre città. O lavoreremo per un cambiamento effettivo della nostra società o soffriremo le conseguenze di questo fallimento.
Come insulto finale, abbiamo appena saputo che i tre attivisti di Greenpeace entrati nel Palazzo Reale danese, nel corso della cena ufficiale dei capi di Stato, aprendo un banner con la richiesta di una vera azione per il clima, sono stati spediti in prigione per tre settimane. Si tratta dei leader sbagliati. I veri leader mondiali che hanno provato ad agire realmente sono ora in cella, mentre i presunti leader stanno abbandonando la scena.

Kumi Naidoo
Executive Director
Greenpeace International



venerdì 18 dicembre 2009

L'ACQUA E' PUBBLICA, SI CAMBI LO STATUTO

18/12/2009, Il Nuovo Corriere di Firenze

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giovedì 17 dicembre 2009

RIFIUTI, UNITI CONTRO LA GESTIONE PRIVATA

17/12/2009, Il Nuovo Corriere di Firenze




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IL NOSTRO IMPEGNO CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA , PER UN SERVIZIO IDRICO GESTITO DA UN ENTE DI DIRITTO PUBBLICO, EFFICIENTE, EQUO E TRASPARENTE

Comunicato Stampa

NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA
IMPEGNAMOCI A DIFENDERE UN BENE COMUNE
Il Governo ha privatizzato l'acqua e i beni comuni.
Con l'approvazione del decreto legislativo n. 135/2009 si regala l'acqua potabile ai privati, sottraendola ai cittadini per consegnarla, a partire dal 2011, agli interessi delle grandi multinazionali.
L’acqua, fondamentale per la vita e la sopravvivenza di ciascuno di noi, viene sottoposta a logiche di mercato che, come dimostrato in questi anni, non garantiscono un servizio migliore e più accessibile a tutti, ma solo soldi per chi ne gestisce il business.

Con questo decreto si vuole far credere che il falso mito della privatizzazione risolverà tutte le inefficienze nella gestione dei servizi idrici.
L'esperienza della privatizzazione al 40% di Publiacqua ha dimostrato in questi anni che le tariffe aumentano, proprio perché non può diminuire il profitto, il servizio non migliora e i cittadini di San Casciano lo stanno sperimentando concretamente.
L’Italia è il primo paese in Europa a imporre una privatizzazione forzata dell’acqua.
E' una scelta che va in controtendenza rispetto altri Paesi che precedentemente avevano optato per la strada della privatizzazione dell’acqua, ma oggi sono tornati sui propri passi e stanno ripubblicizzando i servizi idrici; un esempio per tutti Parigi dove la gestione delle acque, dopo venticinque anni di disastrosa gestione privata, tornerà ad essere pubblica.
L'acqua è un bene della collettività e un diritto universale, non deve diventare una merce.
L'acqua è un bene da conservare per le future generazioni.
Il servizio idrico può essere ri-pubblicizzato e deve essere gestito da un ente di diritto pubblico, con la partecipazione dei cittadini e dei lavoratori.
Occorre trovare forme innovative per rendere protagoniste le comunità locali nella partecipazione alla gestione dei servizi idrici, per vigilare sull’applicazione di un esercizio trasparente ed equo, dal punto di vista sociale, ambientale ed economico
Laboratorio per un'altra San Casciano-Rifondazione Comunista presenterà al prossimo Consiglio comunale una mozione a difesa del diritto di accesso all'acqua come bene comune per chiedere che il Comune di San Casciano Val di Pesa riconosca nel proprio Statuto l'acqua come diritto umano, universale, indivisibile, inalienabile e il servizio idrico integrato come un “servizio pubblico locale privo di rilevanza economica” e si impegni così a gestirlo attraverso un Ente di Diritto pubblico.




RIFIUTI: UNITI CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE

COMUNICATO STAMPA

RIFIUTI: UN ALTRO PASSO VERSO LA PRIVATIZZAZIONE DEL SERVIZIO.
I COMUNI DEL CHIANTI FIORENTINO VENDONO A SAFI GLI IMPIANTI DI TESTI E SIBILLE/FALCIANI.
NASCE IN DIVERSI COMUNI UN FRONTE DI OPPOSIZIONE CON LA PRESENZA DI FORZE POLITICHE E LISTE CIVICHE IMPEGNATE NELLA DIFESA DELLA GESTIONE PUBBLICA DEL SERVIZIO E NELLA RICHIESTA DI UNA PIANIFICAZIONE ALTERNATIVA DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI.

In queste ultime settimane i consigli comunali dei comuni di area Safi hanno deliberato l'atto di indirizzo per il conferimento degli impianti di trattamento e smaltimento rifiuti di Testi (Greve in Chianti)e Le Sibille (San Casciano Val di Pesa) a Safi Spa.
Si tratta di un ulteriore e decisivo passaggio verso la fusione Safi-Quadrifoglio e successivamente la creazione di un gestore unico per tutto l'Ato Toscana centro comprensivo delle province di Firenze, Prato e Pistoia. Si conferma la scelta di una gestione dei rifiuti attraverso una Spa su area vasta che non porterà né maggiore efficienza, né minori costi.

La vendita degli impianti e la prossima fusione Safi-Quadrifoglio relegherà ancor di più le amministrazioni locali a un ruolo marginale nella gestione del servizio, il controllo e la trasparenza saranno ancora più problematici e incerti, i cittadini meno tutelati.
L'atto approvato, oltre a presentare passaggi di dubbia legittimità, rappresenta una svendita del patrimonio impiantistico per la gestione integrata dei rifiuti che appartiene alla collettività e che è giusto definire “bene comune”.
Le Amministrazioni da tempo hanno rinunciato a svolgere un ruolo diretto nella gestione dei servizi pubblici essenziali, lasciando la gestione dei rifiuti e acqua a Società per azioni, pubbliche o miste, in questo modo non si sono salvaguardati i beni comuni e non si sono migliorati i servizi. Adesso ci sembra chiara la volontà delle Amministrazioni di perseguire le ulteriori prospettive privatistiche offerte dalla recente approvazione del Decreto Legislativo 135 che di fatto apre alla privatizzazione dei servizi pubblici locali, in primo luogo acqua e rifiuti.
Esperienze attuate in tutto il mondo ci dimostrano che, in caso di privatizzazione di simili servizi, le tariffe, di norma, aumentano e la qualità del servizio cala. In Toscana abbiamo l'esempio della privatizzazione al 40% di Publiacqua che ha determinato un immediato aumento tariffario ma non certo maggiore efficienza e trasparenza nel servizio.
L'atto di indirizzo per il conferimento degli impianti a Safi Spa conferma la pianificazione prevista dal Piano Provinciale dei rifiuti e dal Piano Industriale Straordinario dell'Ato Toscana Centro, tutta centrata per l'area del Chianti sugli impianti di incenerimento a Testi e di trattamento per la produzione di combustibile da rifiuti a Sibille-Falciani. E' evidente che non c'è alcuna volontà di intraprendere azioni capaci di alleggerire la produzione dei rifiuti, favorire il loro recupero e cancellare la pericolosa costruzione di inceneritori.
Ribadiamo la nostra opposizione a queste scelte, deleterie per i cittadini e per il territorio.
Le buone pratiche nel settore esistono, gli amministratori non dovrebbero ignorarle.
a gestione dei rifiuti è un servizio essenziale, occorrono nuove modalità di gestione pubblica partecipata, basate sulla trasparenza, sull'informazione e sul controllo democratico.

Lista Civica Laboratorio per un'altra San Casciano-Rifondazione Comunista San Casciano V.P.
Lista Civica Futuro Comune San Casciano Val di Pesa
Rifondazione Comunista Greve in Chianti
Lista Civica con Paolo Stecchi Greve in Chianti
Lista Civica Per una Cittadinanza Attiva Bagno a Ripoli
Circolo Rifondazione Comunista Bagno a Ripoli
Comunisti Italiani Bagno a Ripoli-Valdarno fiorentino
Rifondazione Comunista Tavarnelle Val di Pesa

mercoledì 9 dicembre 2009

APPELLO DEI DIPENDENTI EUTELIA

SOLIDARIETA' ALLE LAVORATRICI E AI LAVORATORI EUTELIA.RIPORTIAMO IL LORO APPELLO.“E’ iniziato il licenziamento dei primi 1200 lavoratori di Olivetti-Getronics-Bull-Eutelia-Noicom-Edisontel tutti confluiti in Agile s.r.l. ora Gruppo Omega.Agile ex Eutelia è stata consegnata a professionisti del fallimento. Agile ex Eutelia è stata svuotata di ogni bene mobile ed immobile. Agile ex Eutelia è stata condotta con maestria alla perdita di commesse e clienti. Il gruppo Omega continua la sua opera di killer di aziende in crisi, l’ultima è Phonemedia, 6600 dipendenti, che subirà a breve la stessa sorte.Siamo una realtà di quasi 10mila dipendenti e considerando che ognuno di noi ha una famiglia, le persone coinvolte sono circa 40mila eppure nessuno parla di noi.Abbiamo bisogno di visibilità mediatica: malgrado le nostre manifestazioni nelle maggiori città italiane (Roma, Siena, Milano, Torino, Ivrea, Bari, Napoli, Arezzo) con alcuni di noi che sono saliti sui tetti, altri si sono incatenati a Roma in piazza Barberini, nessun giornale a tiratura nazionale si è occupato di noi ad eccezione dei tg regionali e giornali locali.Non siamo mai stati nominati in nessun telegiornale nazionale perchè la parola d’ordine è che se non siamo visibili all’opinione pubblica il problema non esiste.Dal 4 novembre 2009 le nostre principali sedi sono presidiate con assemblee permanenti. Grazie dell’attenzione”.Le lavoratrici e i lavoratori di Agile s.r.l. – ex Eutelia

lunedì 7 dicembre 2009

STRATEGIE PER EVITARE L'ECOTASSA. PRIMO PUNTO DIFFERENZIARE

07/12/2009, La Nazione di Firenze

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domenica 6 dicembre 2009

La carovana antimafie fa tappa a San Casciano

Mercoledi 16 dicembre
La carovana antimafie fa tappa a San Casciano

Presso Circolo ACLI






Ore 19:00 – Aperitivo/Cena con i prodotti di Libera

Ore 20:00 – Proiezione del film documentario “Terra Libera Tutti”

Ore 21:00 – Incontro con Don Andrea Bigalli e i giovani del Comune che hanno partecipato ai campi di lavoro di Libera in Sicilia
Presso Ridotto del Teatro Niccolini

In un momento particolare per la otta alla mafie nel nostro Paese, è in marcia la nuova edizione della Carovana Antimafie di Arci, Libera e Avviso Pubblico. Per 2 mesi in viaggio lungo tutta la penisola, 100 tappe tra incontri, spettacoli, e momenti di riflessione e memoria. Scopri le tappe della Carovana Antimafie in Toscana.

LAIKA, AL VIA IL CANTIERE PER IL NUOVO STABILIMENTO

06/12/2009, La Nazione di Firenze

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venerdì 4 dicembre 2009

NOBERLUSCONIDAY - ROMA 5 DICEMBRE 2009

IL GRUPPO LABORATORIO PER UN'ALTRA SAN CASCIANO-RIFONDAZIONE COMUNISTA ADERISCE ALLA MANIFESTAZIONE DEL 5 DICEMBRE A ROMA "NOBERLUSCONIDAY"

Il comitato “No Berlusconi Day”, nato su Facebook per iniziativa di un gruppo di blogger democratici, indice per il prossimo 5 dicembre, a Roma, una manifestazione nazionale per chiedere le dimissioni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
ILTESTO DELL’APPELLO
A noi non interessa cosa accade se si dimette Berlusconi e riteniamo che il finto “Fair Play” di alcuni settori dell’opposizione, costituisca un atto di omissione di soccorso alla nostra democrazia del quale risponderanno, eventualmente, davanti agli elettori. Quello che sappiamo è che Berlusconi costituisce una gravissima anomalia nel quadro delle democrazie occidentali -come ribadito in questi giorni dalla stampa estera che definisce la nostra “una dittatura”- e che lì non dovrebbe starci, anzi lì non sarebbe nemmeno dovuto arrivarci: cosa che peraltro sa benissimo anche lui e infatti forza leggi e Costituzione come nel caso dell’ex Lodo Alfano e si appresta a compiere una ulteriore stretta autoritaria come dimostrano i suoi ultimi proclami di Benevento.
Non possiamo più rimanere inerti di fronte alle iniziative di un uomo che tiene il Paese in ostaggio da oltre15 anni e la cui concezione proprietaria dello Stato lo rende ostile verso ogni forma di libera espressione come testimoniano gli attacchi selvaggi alla stampa libera, alla satira, alla Rete degli ultimi mesi. Non possiamo più rimanere inerti di fronte alla spregiudicatezza di un uomo su cui gravano le pesanti ombre di un recente passato legato alla ferocia mafiosa, dei suoi rapporti con mafiosi del calibro di Vittorio Mangano o di condannati per concorso esterno in associazione mafiosa come Marcello Dell’Utri.

Deve dimettersi e difendersi, come ogni cittadino, davanti ai Tribunali della Repubblica per le accuse che gli vengono rivolte.



venerdì 27 novembre 2009

Paolo Rumiz: La scandalosa rapina dell’acqua pubblica

Pubblichiamo l'intervento che Paolo Rumiz, giornalista di "Repubblica", ha tenuto alla Facoltà di scienze politiche dell'Università La Sapienza di Roma sul tema “Acqua bene comune: storia, civiltà vita”.

È un peccato che non possa parlarvi a voce. Solo a voce avrei potuto comunicarvi l’urgenza, la rabbia e l’indignazione legate al tema primordiale dell’acqua. Sono un professionista della parola scritta, ma so che solo il racconto orale sa trasmettere sentimenti forti. Questo scritto è dunque solo un ripiegamento, dovuto a forza maggiore. E sappiate che gli uomini che avrei dovuto affiancare in quest’incontro sono i responsabili della mia passione per la questione idrica. Dunque perfetti per accendere anche la vostra.

Mi sono occupato di molti temi nel mio mestiere. Guerre etniche e planetarie, crolli di sistemi e di alleanze politiche, esplorazione dei territori e viaggi alle periferie del mondo. All’acqua sono arrivato solo pochi mesi fa, quasi per caso, grazie a una segnalazione di Emilio Molinari. Era successo che era stata approvata una legge che rendeva inevitabile la privatizzazione dei servizi idrici. La svendita di un patrimonio comune, mascherata da rivoluzione efficentista...

giovedì 26 novembre 2009

Vota la Terra! Campagna del WWF



COSA SIGNIFICA VOTARE LA TERRA?
Vote Earth! (Vota la Terra) è la grande campagna mondiale organizzata dal WWF in vista del Vertice sul Clima che si terrà a Copenaghen a dicembre. Vota la Terra è la nostra occasione per far sentire forte la nostra voce per ottenere un accordo globale sul clima. Esprimendo il tuo voto aggiungerai il tuo nome a quello di milioni di persone in tutto il mondo che si uniscono alla campagna del WWF.

PERCHE’ E’ IMPORTANTE VOTARE PER LA TERRA
Perché a dicembre si svolgerà il Vertice Mondiale sul Clima a Copenaghen. Si sceglierà il nostro futuro: un accordo sul clima equo efficace e vincolante, oppure un futuro compromesso dal global warming.
Noi del WWF crediamo che tutti gli abitanti del pianeta abbiamo diritto di scegliere anche loro quale di questi due scenari del futuro vogliono vivere.
Con la campagna Vote Earth chiediamo alle persone, alle aziende e alle comunità di esprimere questo voto. Un Voto alla Terra, un voto per il nostro futuro.

Vota la terra qui!

mercoledì 25 novembre 2009

NO ALL'INCENERITORE MASCHERATO

25/11/2009, Il Nuovo Corriere di Firenze

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RACCOLTA RIFIUTI, SPEDALETTO FARA' DA CAVIA

25/11/2009, La Nazione di Firenze

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INCENERITORE NEL CHIANTI? NO, GRAZIE

UN INCENERITORE NEL CHIANTI?
GIÀ FATTO!
È IL CEMENTIFICIO DI TESTI
Per risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti le Amministrazioni di San Casciano e di Greve propongono di bruciarli nel forno del cementificio di Testi. Anzi, già lo fanno e chiedono a Sacci di aumentare il quantitativo di CDR (combustibile derivato da rifiuti) per smaltire i rifiuti come carburante nel forno del cementificio.

Questo comporta:
rischio per la salute, con il rilascio di diossine, metalli pesanti, arsenico, ecc.;
inquinamento, con grave rischio per le colture agricole circostanti e per l’ambiente;
strategie e politiche che non incentivano la riduzione dei rifiuti;
il disinteresse per la raccolta differenziata con la quale si recupera plastica e carta che servono come carburante per l’inceneritore.
La combustione dei rifiuti è pericolosa per la salute e per l’ambiente in qualsiasi tipo di impianto.
Quando un cementificio diventa inceneritore i rischi sono maggiori perchè il cementificio dispone di sistemi di abbattimento meno efficaci di quelli previsti per gli inceneritori.
UN INCENERITORE NEL CHIANTI? NO, GRAZIE!
LE ALTERNATIVE CI SONO.
Siamo contrari:
a trasformare il cementificio in un inceneritore camuffato.
Siamo favorevoli:
alla riduzione alla fonte,
alla raccolta differenziata porta a porta,
al recupero e riutilizzo dei materiali.
Con questo approccio si può ridurre in modo drastico la quantità dei rifiuti residui, rendendo inutile la costruzione
di nuovi impianti d'incenerimento, quello che rimane dalla raccolta differenziata può essere trattato mediante
impiantistica a freddo senza alcun ricorso alla combustione.
LE LORO PROPOSTE SONO INACCETTABILI!
Laboratorio per un’altra San Casciano-Rifondazione Comunista

martedì 24 novembre 2009

RIFIUTI: L'INCENERITORE DEL CHIANTI SARA' IL CEMENTIFICIO DI TESTI

COMUNICATO STAMPA

BRUCIARE RIFIUTI NEL FORNO DEL CEMENTIFICIO DI TESTI, E’ QUESTA LA PROPOSTA CHE FANNO I SINDACI DI GREVE E DI SAN CASCIANO QUALE SOLUZIONE AL PROBLEMA DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI NEL CHIANTI: DICIAMO CHIARAMENTE CHE SIAMO CONTRARI A TRASFORMARE IL CEMENTIFICIO IN UN INCENERITORE CAMUFFATO.

Inceneritore nel Chianti: si continua a discutere, intanto però le Amministrazioni di Greve e di San Casciano chiedono a Sacci di aumentare il quantitativo di CDR (combustibile derivato da rifiuti) da smaltire come carburante nel forno del cementificio.
Il CDR è un rifiuto speciale e come tale è altamente inquinante.

La combustione dei rifiuti è pericolosa per la salute e per l’ambiente in qualsiasi tipo di impianto. Quando un cementificio diventa inceneritore i rischi sono ancora maggiori.
Proporre di incrementare l’utilizzo dei rifiuti quale carburante per il forno è una scelta sbagliata e pericolosa:
la combustione del CDR nei cementifici può comportare per l’area interessata un consistente incremento di nocività per diverse sostanze pericolose simili a quelle emesse da un inceneritore:diossine, furani, PCB, metalli pesanti, ossidi di azoto e innumerevoli altre sostanze, dato la composizione eterogenea del CDR;
le alte temperature raggiunte dal cementificio (1400° rispetto alla temperatura di funzionamento di un inceneritore 850°) comportano emissioni di nanoparticelle dei metalli più volatili come cadmio, arsenico, mercurio, ecc. e altri composti pericolosi ancora più facilmente rilasciati nell’ambiente in quanto il cementificio dispone di sistemi di abbattimento ancor meno specifici di quelli previsti per gli inceneritori.
i composti tossici meno volatili che vengono assorbiti dalla massa fusa del cemento possono venire da esso rilasciate, in particolari condizioni, quando questo viene utilizzato nelle costruzioni, costituendo un’ulteriore dispersione di sostanze tossiche negli ambienti di vita e di lavoro
Il cementificio di Testi -grazie al regime normativo di procedura semplificata che non comporta alcuna autorizzazione specifica e alcun studio di valutazione ambientale- può utilizzare come combustibile 20.000 tonnellate annue di CDR e oltre 180.000 tonnellate annue di rifiuti speciali che entrano nel ciclo di produzione del cemento.
Il cementificio, attività industriale insalubre di 1° classe, determina già ora un impatto notevole in un’area vasta.. Per tutelare la salute e salvaguardare il territorio le Amministrazioni avrebbero il dovere di prevedere un forte alleggerimento degli impatti presenti, anziché aggiungere altri impianti, centrale elettrica turbogas e, nel peggiore dei casi, anche un inceneritore. Aumentare la quantità di rifiuti da smaltire nel forno del cementificio porterebbe ad un ulteriore aggravio della situazione, si tratta chiaramente di una proposta inaccettabile.
Se il cementificio aumenterà la quantità di CDR utilizzato nel forno si trasformerà in un vero e proprio inceneritore; questo è provato dal fatto che l’impianto verrebbe assoggettato al rispetto delle normative ambientali e ai limiti di emissione previsti per gli inceneritori: AVREMO IL NUOVO INCENERITORE DEL CHIANTI!
La combustione dei rifiuti, negli inceneritori come negli impianti di co-inceneimento come i cementifici o centrali elettriche, oltre che determinare un impatto ambientale e sanitario, disincentiva qualsiasi strategia a monte di riduzione e contrasta con una raccolta differenziata finalizzata al recupero dei materiali contenuti nei rifiuti perché si brucia la stessa plastica e la stessa carta che potrebbe essere differenziata e riutilizzata.
Vogliamo ribadire che le alternative all’incenerimento sono serie e concrete: riduzione alla fonte, raccolta differenziata porta a porta, recupero e riutilizzo dei materiali. Con questo approccio si può ridurre in modo drastico la quantità dei rifiuti residui, rendendo inutile la costruzione di nuovi impianti d'incenerimento. Lo stesso "residuo" che resta a valle di una raccolta differenziata spinta può essere trattato mediante impiantistica a freddo senza alcun ricorso alla combustione.
QUESTI DOVREBBERO ESSERE I TEMI IN DISCUSSIONE. E ALL’ATTENZIONE DEGLI AMMINISTRATORI, NELL’INTERESSE DEI CITTADINI, PER TUTELARE LA SALUTE E SALVAGUARE IL NOSTRO TERRITORIO.

Laboratorio per un’altra San Casciano-Rifondazione Comunista presenterà un’interrogazione su queste problematiche al prossimo Consiglio comunale.

domenica 22 novembre 2009

Raccolta differenziata: fatti, non miracoli

Ponte nelle Alpi, ridente comune montano, non è balzato agli onori della cronaca per le eccezionali nevicate, ma per la raccolta differenziata, passata dal 23% a oltre l’80%. 
Ne parliamo, davanti a un piatto di tortelli, con Ezio Orzes, assessore all’Ambiente.

Ma cosa è successo da voi, vi siete svegliati una mattina e siete partiti a tutta velocità verso la differenziata spinta?

“Tutto è cominciato quando abbiamo saputo che, oltre alla discarica che era già presente sul nostro territorio, volevano costruirne un’altra da 1 milione di metri cubi. Come cittadini, abbiamo organizzato un gruppo di opposizione, raccogliendo 4000 firme su 8400 abitanti… praticamente hanno firmato tutti gli adulti. Quello che volevamo dimostrare era che si potevano fare scelte diverse oltre alle soluzioni impiantistiche.
Il progetto di raccolta differenziata che avevamo in mente avrebbe dovuto portare anche e soprattutto ad una maggiore responsabilizzazione dei cittadini.”

VERSO RIFIUTI ZERO

UNA PROPOSTA ALTERNATIVA PER UNA GESTIONE DEI RIFIUTI:
L'ESPERIENZA DI CAPANNORI

Acqua, Rifiuti ed Energia rappresentano tre questioni fondamentali per il futuro del nostro pianeta. Emergenze ambientali ed emergenze sociali aumentano laddove le politiche di governo del territorio non sono indirizzate a costruire una vera sostenibilità ambientale ed una maggiore giustizia sociale. Senza una partecipazione vera ed un aumento della coscienza collettiva sul valore dei beni comuni rischiamo di perdere il controllo di fattori determinanti il nostro benessere.
Il Comune di Capannori (LU), nel piccolo di un’esperienza comunale, sta cercando di affrontare con determinazione e coraggio queste sfide costruendo alternative che affrontino la sostenibilità anche attraverso una vera partecipazione.


Capannori è il primo Comune in Italia ad aver aderito alla “Strategia rifiuti zero”. Attraverso la delibera di adesione alla strategia “Rifiuti Zero” ci siamo posti l’obiettivo “di intraprendere il percorso verso il traguardo dei “Rifiuti Zero” entro il 2020 stabilendo per il 2008 il raggiungimento del 60% di raccolta differenziata e per il 2011 il 75%” combinando questi obiettivi con un impegno costante mirato alla riduzione della produzione dei rifiuti.

Il nostro modello di sviluppo, improntato su uno spreco insostenibile di materie prime, di energia e sulla produzione di una quantità enorme di rifiuti, non può più essere definito “sostenibile”. Occorre ripensare in termini di “futuro possibile” il modo di vivere il rapporto uomo-ambiente vincolando le attività umane al massimo risparmio energetico e di materie prime.

La questione rifiuti ha dimostrato in questi anni la centralità del nostro stile di vita ed ha fatto emergere la problematica dello smaltimento di enormi montagne di scarti che la nostra società produce. Negli ultimi 15 anni la produzione di rifiuti in Toscana è aumentata ad un ritmo annuo di circa 100 mila tonnellate, ogni anno più di 1,5 milioni di tonnellate di rifiuti finiscono in discariche o inceneritori.

In questi anni il Comune di Capannori ha dimostrato che l’aumento dei rifiuti non è più un dato immodificabile, ma solo un fattore che può essere governato con il coraggio di una politica che guarda alla sostenibilità e alla necessità di scelte coraggiose e concrete per un comune futuro possibile.

A Capannori abbiamo dunque voluto costruire una politica ambientale i cui punti fondamentali fossero essenzialmente due: SOSTENIBILITA’ e PARTECIPAZIONE.

Il primo elemento cardine su cui siamo intervenuti sul settore rifiuti è il sistema della raccolta. E’ ampliamente dimostrato che il sistema industriale e meccanizzato dei grandi mezzi e grandi cassonetti aumenta costantemente la produzione dei rifiuti e la raccolta differenziata rimane a livelli troppo bassi che non riescono a superare, se non in casi eccezionali, il 35% di differenziazione.

Il Comune di Capannori ed ASCIT hanno dunque avviato una completa riorganizzazione del servizio andando ad eliminare dal territorio tutti i cassonetti ed attivando la raccolta domiciliare “Porta a porta”, con la consegna a tutte le famiglie degli strumenti per la raccolta differenziata.

Questa scelta non ha rappresentato per noi solo una scelta tecnica di diversa gestione della raccolta dei rifiuti, ma è stata una scelta politica coraggiosa, una rivoluzione sia per l’azienda ASCIT che per tutte le famiglie a cui si è chiesto, con fiducia, un piccolo sforzo per contribuire a far sì che gli scarti non siano più un problema per l’ambiente, ma una risorsa che possa essere riutilizzata e riciclata.

Abbiamo investito in questa scelta come in una scelta per il FUTURO, l’unica possibile per raggiungere elevate percentuali di raccolta differenziata e per dimostrare che i benefici sono per tutti: per i cittadini, per l’ambiente, per i lavoratori, ed il decoro urbano.

Siamo stati dunque il primo Comune in Italia ad avviare una politica integrata sui rifiuti e sull’ambiente che non solo miri al necessario aumento della raccolta differenziata, ma che costruisca una strategia integrata per la riduzione dei rifiuti ed il loro riutilizzo, con un investimento immane nella partecipazione, nell’informazione e nella sensibilizzazione volto a raggiungere l’obiettivo “rifiuti zero”.

A Capannori il “Porta a porta” è un sistema ormai consolidato su oltre 26 mila dei 45 mila cittadini del comune di Capannori, con una raccolta differenziata che supera l’80% di differenziazione. Sono bastate queste cifre per far schizzare la raccolta differenziata a livello comunale oltre il 57% nel 2207. Con questi dati già dal 2006 Capannori è il PRIMO comune toscano per raccolta differenziata.

www.comunivirtuosi.org

sabato 21 novembre 2009

L'ACQUA E' DIVENTATA UNA MERCE E SI PRIVATIZZA

Approvato l’art. 15: acqua privata per tutti!
La battaglia si sposta sui territori: gli Enti Locali si riapproprino del bene comune acqua
Oggi con il voto di fiducia alla Camera dei Deputati si è concluso l’esame del decreto 135/09 il cui art. 15 sancisce la definitiva e totale privatizzazione dell’acqua potabile in Italia.

Il Governo impone per decreto che i cittadini e gli Enti Locali vengano espropriati di un diritto e di un bene comune com’è l’acqua per consegnarlo nelle mani dei privati e dei capitali finanziari.
Ciò avviene sotto il falso pretesto di uniformare la gestione dei servizi pubblici locali alle richieste della Commissione Europa mentre non esiste nessun obbligo e le modifiche introdotte per sopprimere la gestione “in house” contrastano con i principi della giurisprudenza europea. Nonostante sia oramai sotto gli occhi di tutti che le gestioni del servizio idrico affidate in questi ultimi anni a soggetti privati, sperimentate in alcune Provincie Italiane o a livello europeo abbiano prodotto esclusivamente innalzamento delle tariffe, diminuzione degli investimenti e un aumento costante dei consumi, si continua a sostenere che mercato e privati siano sinonimi di efficienza e riduzioni dei costi.

Il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua è sceso da subito in campo per contrastare questo provvedimento con la campagna nazionale "Salva l’Acqua" verso la quale si è registrata un’elevatissima adesione.
Ad oggi abbiamo consegnato al Presidente della Camera 45.000 firme a sostegno dell’appello che chiedeva il ritiro delle norme che privatizzano l’acqua.
Inoltre, migliaia di persone hanno manifestato il proprio dissenso e contrarietà all’Art.15 in un presidio svoltosi lo scorso 12 Novembre a Piazza Montecitorio e in varie mobilitazioni territoriali, migliaia di persone hanno inviato mail ai parlamentari per chiedere di non convertire in legge il decreto 135/09, molte personalità hanno espresso da una parte la loro indignazione e dall’altra il loro sostegno alla campagna.

In questi giorni è cresciuta nella società la consapevolezza che consegnare l’acqua al mercato significa mettere a rischio la democrazia. Nonostante questa mobilitazione della società civile e degli stessi Enti locali, il Governo ha imposto il voto di fiducia e non accoglie le richieste e le preoccupazioni espresse anche molti Sindaci di amministrazioni governate da maggioranze di differenti colori politici.

Come Forum dei Movimenti per l’Acqua siamo indignati per la superficialità con cui il Governo, senza che esistessero i presupposti di urgenza, ha voluto accelerare la privatizzazione dell’acqua.
A questo punto siamo convinti che la contestazione dovrà essere ricondotta nei territori, per chiedere agli Enti Locali che si riapproprino della podestà sulla gestione dell’acqua tramite il riconoscimento dell’acqua come diritto umano e il servizio idrico integrato come servizio pubblico locale privo di rilevanza economica e nel contempo di sollecitare le Regioni ad attivare ricorsi di legittimità nei confronti del provvedimento.
Queste percorsi di mobilitazione sono percorribile così come dimostrano le delibere approvate dalla Giunta regionale pugliese, dalle tante delibere approvate dai consigli comunali siciliani e nel resto d’Italia, da ultimo quello di Venezia.

Il popolo dell’acqua c ontinuerà la battaglia per la ripubblicizzazione del servizio idrico assumendo iniziative territoriali e nazionali volte a superare l’Art. 15 del decreto legge.
Come Forum dei Movimenti, chiediamo a tutta la società civile di continuare la mobilitazione e far sentire il proprio dissenso anche dopo l’approvazione dell’art. 15 attraverso mobilitazioni sui territori ed invio di messaggi a tutti i partiti, ai consiglieri comunali provinciali e regionali, ai parlamentari locali.
A Sindaci ed agli eletti chiediamo di dar vita nelle rispettive istituzioni a prese di posizioni chiare che respingano la legge e di dar vita a iniziative di protesta nelle istituzioni stesse.



Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua
www.acquabenecomune.org/

venerdì 20 novembre 2009

CAMPER, LA RIPRESA POSSIBILE

20/11/2009, La Nazione di Firenze


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Un'opposizione di Governo che fa acqua da tutte le parti

Hanno privatizzato l'acqua. Com'è successo? Non ricordate? È bene ricordare, invece...


Luglio 2006: Linda Lanzillotta, Ministro per gli Affari Regionali del Governo Prodi (allora quota Margherita, oggi PD) presenta il Disegno di Legge n° 772 per il riordino dei servizi pubblici locali. L'atto, collegato alla Finanziaria 2007, è cofirmato da Pier Luigi Bersani (oggi Segretario nazionale del PD), di concerto con i ministri: Giuliano Amato (PD); Antonio Di Pietro (IdV); Emma Bonino (Radicali).

Il testo presenta il progetto embrionale per l'affidamento ai privati di servizi fondamentali per la collettività, compresa la gestione delle reti idriche.

A distanza di alcuni mesi, il Disegno di Legge approda alla I Commissione (Affari Costituzionali) del Senato.

In conclusione dei lavori di Commissione l'allora Senatore Fernando Rossi lamentò con forza il fatto che il D.L "risulta essere un provvedimento che danneggerà i consumatori, non tutelandoli dalla possibilità di un notevole aumento dei prezzi per gli utenti e di un abbassamento della qualità dei servizi. E' un regalo alle imprese private o miste, dal momento che i criteri per gli affidamenti prevedono l'esclusione, tranne casi eccezionali, delle società pubbliche, anche se in grado di fare offerte migliori". Secondo Rossi il Governo avrebbe fatto bene a ritirare il provvedimento.

No alla privatizzazione dell'acqua - Cochabamba insegna!

Nonostante due chiare risoluzioni europee, il nostro paese, in una evidente condizione di anomalia, procede spedito verso la piena privatizzazione del servizio idrico integrato

Mercoledì scorso, 4 novembre 2009, il Senato della Repubblica ha approvato definitivamente il decreto legge 135/09, dal titolo "Disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e per l’esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee".

Dietro questo nome apparentemente innocuo e dallo scarso valore politico si cela una delle decisioni più importanti e discusse degli ultimi mesi: la privatizzazione dei servizi pubblici locali.

mercoledì 18 novembre 2009

UN DOCUMENTO PER RIFLETTERE

IL DENARO ‘PESA’ PIU’ DELL’ACQUA!

Alex Zanotelli
E’ stato uno shock per me sentire che il Senato, il 4 novembre scorso, ha sancito la privatizzazione dell’acqua.

Il voto in Senato è la conclusione di un iter parlamentare che dura da due anni. Infatti il governo Berlusconi, con l’articolo 23 bis della Legge 133/2008, aveva provveduto a regolamentare la gestione del servizio idrico integrato che prevedeva, in via ordinaria, il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali a imprenditori o società , mediante il rinvio a gara , entro il 31 dicembre 2010. Quella Legge è stata approvata il 6 agosto 2008,mentre l’Italia era in vacanza.
Un anno dopo, precisamente il 9 settembre 2009, il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge (l’accordo Fitto- Calderoli), il cui articolo 15, modificando l’articolo 23 bis, muove passi ancora più decisivi verso la privatizzazione dei servizi idrici, prevedendo:

a) L’affidamento della gestione dei servizi idrici a favore di imprenditori o di società,anche a partecipazione mista (pubblico-privata) , con capitale privato non inferiore al 40%;

b) Cessazione degli affidamenti ‘in house’ a società totalmente pubbliche, controllate dai comuni alla data del 31 dicembre 2011.

Questo decreto è passato in Senato per essere trasformato in legge. Il PD , che è sempre stato piuttosto favorevole alla privatizzazione dell’acqua, ha proposto nella persona delsenatore Bubbico, un emendamento-compromesso:l’acqua potrebbe essere gestita dai privati, ma la proprietà resterebbe pubblica. Questa proposta , fatta solo per salvarsi la faccia , passa con un voto bipartisan! Ma la maggioranza vota per la privatizzazione

dell’acqua. L’opposizione (PD e IDV), vota contro il decreto-legge.

E così il Senato vota la privatizzazione dell’acqua, bene supremo oggi insieme all’aria! E’la capitolazione del potere politico ai potentati economico-finanziari. La politica è finita!E’ il trionfo del Mercato, del profitto. E’ la fine della democrazia.

”Se la Camera dei Deputati- ha detto correttamente il Forum dei movimenti dell’acqua – non ribalterà il misfatto del Senato, si sarà celebrata la delegittimazione delle Istituzioni.”

Per questo dobbiamo denunciare con forza:

- il governo Berlusconi che, con questo voto al Senato, ora privatizza tutti i rubinetti d’Italia.

“Questo decreto segna un passaggio cruciale per la cultura civile del nostro paese e per la sua Costituzione- scrivono Molinari e Lembo del Contratto Mondiale dell’Acqua. I Comuni e le Regioni vengono espropriati da funzioni proprie con un vero attentato alla democrazia.”

-il partito di opposizione, il PD, che continua a nicchiare sulla privatizzazione dell’acqua (sappiamo che il nuovo segretario Bersani è stato sempre a favore della privatizzazione).

- ed infine tutta l’opposizione, per non aver portato un problema così grave all’attenzione dell’opinione pubblica.

Per questo rivolgiamo un appello a tutti i partiti perché ritirino questo decreto o tolgano l’acqua dal decreto.




Documenti per riflettere




giuseppe.orizio@alice.it




E questo devono farlo adesso che il decreto legge passa alla discussione nella Camera dei Deputati. Si parla che il decreto potrebbe essere votato il 16 novembre.

E ai partiti di opposizione chiediamo che dichiarino ufficialmente la loro posizione tramite il loro segretario nazionale e diano mandato al partito di mobilitarsi su tutto il territorio nazionale.

E chiediamo altresì , ai partiti di opposizione di riportare in aula la Legge di iniziativa popolare che ha ottenuto nel 2007 400.000 firme ed ora dorme nella Commissione Ambiente della Camera.

Chiediamo alle Regioni di:

-impugnare la costituzionalità dell’articolo 15 del decreto Fitto-Calderoli;

-varare leggi regionali sulla gestione pubblica del servizio idrico.

Chiediamo ai Comuni di:

-Indire Consigli Comunali monotematici sull’acqua;

-dichiarare l’acqua bene di non rilevanza economica;

-fare la scelta dell’Azienda Pubblica speciale per la gestione delle proprie acque. Questa opzione, a detta di molti avvocati e giuristi, è possibile anche con l’attuale legislazione. Si tratta praticamente di ritornare alle vecchie municipalizzate.

Chiediamo ai sindacati di :

-pronunciarsi sulla privatizzazione dell’acqua tramite i propri segretari nazionali;

-mobilitarsi e mobilitare i cittadini contro la mercificazione dell’acqua.

Chiediamo infine alla Conferenza Episcopale Italiana(CEI) di :

-proclamare l’acqua un diritto fondamentale umano, come ha fatto il Papa Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in veritate dove parla “dell’accesso all’acqua come diritto universale di tutti gli esseri umani, senza distinzioni né discriminazioni”(n.27);

-protestare , in nome della vita, come afferma il Papa ll’enciclica,contro la legge che privatizza l’acqua;

-chiedere alle comunità parrocchiali di organizzarsi sia per informarsi sia per fare pressione a tutti i livelli, perché l’acqua non diventi merce.

Infatti l’acqua è sacra, l’acqua è vita, l’acqua è un diritto fondamentale umano. Questo bisogna ripeterlo ancora di più, in un momento così grave in cui con il surriscaldamento del pianeta, rischiamo di perdere i ghiacciai e i nevai, e quindi buona parte delle nostre fonti idriche. E lo ripetiamo con forza alla vigilia della conferenza internazionale di Copenhagen, dove l’acqua deve essere discussa come argomento fondamentale legato alclima. Per questo chiediamo a tutti, al di là di fedi o di ideologie ché ‘sorella acqua’fonte della vita, venga riconosciuta da tutti come diritto fondamentale umano e non sottoposta alla legge del mercato.

Si tratta di vita o di morte per le classi deboli dei paesi ricchi , ma soprattutto per i poveri del Sud del mondo che la pagheranno con milioni di morti per sete.

Alex Zanotelli

lunedì 16 novembre 2009

Parigi : l’acqua ritorna pubblica




Aumento sistematico dei prezzi non accompagnato da un conseguente miglioramento dei servizi, abusi, prezzi gonfiati, casi di corruzione, servizi obsoleti e totale mancanza di trasparenza contabile; sono queste alcune delle motivazioni alla base di un trend oggi in continua evoluzione, quello della ri-municipalizzazione, nella gestione dell’acqua in Francia.

domenica 15 novembre 2009

VERSO LA CONFERENZA SUL CLIMA DI COPENHAGEN


VERSO COPENHAGEN

GREENPEACE e WWF “IL TESTO DEL TRATTATO SUL CLIMA DELLA SOCIETA’ CIVILE, EQUO ED EFFICACE, CONSEGNATO AI NEGOZIATORI”

Nel percorso verso il Summit sul clima di Copenhagen, Greenpeace e WWF si sono impegnate, insieme ad altre associazioni internazionali, per stilare un proprio “Trattato sul Clima per Copenhagen”: il lungo testo, che è stato già distribuito ai negoziatori di 192 paesi, ha impegnato per un anno le principali associazioni mondiali che si occupano delle politiche climatiche. Il documento contiene un vero e proprio testo legislativo che evidenzia gli elementi chiave necessari per concludere un accordo globale equo e ambizioso, in grado di mantenere gli impatti dei cambiamenti climatici al di sotto dei livelli di rischio inaccettabili identificati dalla maggior parte degli scienziati. Dopo aver considerato le osservazioni e i contributi giunti da vari esperti è in preparazione un testo affinato del trattato che verrà presentato nel corso delle prossime sessioni negoziali, prima dell’appuntamento clou per il Summit di Copenaghen a dicembre.
Il documento descrive il percorso che il mondo dovrebbe avviare per evitare cambiamenti climatici catastrofici, riconoscendo che l’incremento delle temperature globali deve mantenersi al di sotto dei 2 gradi centigradi. Si stabilisce un tetto globale alle emissioni – e un idoneo budget di carbonio – e si spiega in dettaglio come i Paesi in Via di Sviluppo e quelli industrializzati possano contribuire alla salvezza del pianeta e delle popolazioni, coerentemente con i propri mezzi e le proprie responsabilità. Il documento mostra infine come i Paesi più poveri e vulnerabili del mondo possono essere protetti e risarciti. “E’ la prima volta nella storia che una coalizione di gruppi della società civile fa un passo di questo genere. Abbiamo stilato quello che a oggi è il più coerente documento legislativo che mostri soluzioni per il clima bilanciate e credibili, basate sull’equità e la scienza” – ha dichiarato Mariagrazia Midulla, Responsabile Clima ed Energia del WWF Italia. “Abbiamo posto al centro di questo Trattato la protezione del clima insieme a quella del pianeta e delle popolazioni di tutto il mondo e ci aspettiamo che i governi facciano altrettanto – ha dichiarato Francesco Tedesco, Responsabile Energia e Clima di Greenpeace. “Ciò di cui abbiamo bisogno per raggiungere a Copenaghen l’accordo ambizioso che il mondo sta aspettando è una semplice operazione di ‘copia-incolla’ di questo testo”. Il Trattato chiede un accordo legalmente vincolante che consista di 3 parti: l’aggiornamento del protocollo di Kyoto per rafforzare gli obblighi dei Paesi industrializzati; un nuovo protocollo di Copenhagen che contenga impegni legalmente vincolanti per i Paesi industrializzati, compresi gli USA, e stabilisca percorsi a basso contenuto di carbonio per i Paesi in Via di Sviluppo, sostenuti dal mondo industrializzato; un insieme di decisioni che prepari il terreno di lavoro per i prossimi 3 anni. L’adattamento è un'altra componente chiave del Trattato che definisce una Adaptation Action Framework (Piano d’azione per l’adattamento) che include sussidi, indennità e compensazioni per i Paesi più vulnerabili. “L’aiuto ai Paesi più poveri e vulnerabili del Pianeta per affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici ormai inevitabili è un elemento cruciale. Senza un Trattato ambizioso ed efficace a Copenhagen andremo sempre più incontro a guerre per le risorse, sconvolgimenti, rifugiati ambientali e catastrofi naturali” sottolineano WWF e Greenpeace. NOTE: Il “Copenhagen Climate Treaty” è stato redatto da Greenpeace, WWF, IndyACT – la Lega degli Attivisti Indipendenti, Germanwatch, la David Suzuki Foundation, il Centro Nazionale Ecologico dell’Ucraina e alcuni dei maggiori esperti mondiali. Il Trattato sul Clima per Copenhagen include i seguenti punti: - Le emissioni globali di carbonio per il 2020 da tutte le fonti di gas serra non dovrebbe superare 36.1 Gt CO2e (equivalenti), portando le emissioni al di sotto dei livelli del 1990 ed entro il 2050 dovrebbe essere ridotto fino a 7.2 Gt CO2e, in altre parole dell’80% al di sotto dei livelli del 1990. - La proposta di una nuova istituzione – la Copenhagen Climate Facility – per gestire i processi per il taglio delle emissioni, l’adattamento e la protezione forestale secondo il nuovo trattato globale. - La ricetta per un piano di azioni a lungo termine sia per i paesi sviluppati (Zero Carbon Action Plans, ZCAPs) che per quelli in via di sviluppo (Low Carbon Action Plans, LCAPs). - Obiettivi vincolanti per i Paesi di più recente sviluppo (NICs) - come Singapore, Corea del Sud e Arabia Saudita - in linea con il principio della Convenzione di stabilire responsabilità e capacità comuni ma differenziate. Per giungere ad un accordo ambizioso ed efficace a Copenaghen, Greenpeace e WWF chiedono che: - I Paesi industrializzati, come gruppo, si impegnino a ridurre le proprie emissioni di gas serra di almeno il 40% entro il 2020, rispetto ai livelli del 1990. - I Paesi industrializzati, come gruppo, si impegnino a fornire risorse finanziarie addizionali ai Paesi in Via di Sviluppo pari ad almeno 150 miliardi di dollari all’anno (fino al 2020) per supportare la transizione verso un sistema energetico pulito basato su fonti rinnovabili, per fermare la distruzione delle foreste tropicali e per misure di adattamento agli inevitabili impatti del cambiamento climatico. - I Paesi in Via di Sviluppo si impegnino a ridurre la crescita delle proprie emissioni del 15-30% al 2020 rispetto a uno scenario “business-as-usual”. - Soluzioni pericolose, come ad esempio l’energia nucleare, non rientrino tra le opzioni finanziabili all’interno del Protocollo di Kyoto per ridurre le emissioni. - La deforestazione (e le emissioni ad essa associate) sia fermata in tutti i Paesi in Via di Sviluppo al più tardi entro il 2020. L’obiettivo “Deforestazione ZERO” deve essere raggiunto già entro il 2015 in Amazzonia, Congo e Indonesia.
Roma, 22 settembre 2009

CENTRALE A TURBOGAS, ECCO COME SARA'

15/11/2009, Il Nuovo Corriere di Firenze

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sabato 14 novembre 2009

Più soldi per la fame nel mondo... che significa?



Alcuni giorni fa è comparsa sui giornali questa informazione: durante la conferenza stampa di presentazione del vertice mondiale sulla sicurezza alimentare che si terrà a Roma dal 16 al 18 novembre, il direttore generale della Fao Jaques Diouf ha annunciato un'iniziativa: una petizione online contro la fame, ogni clic dimostrerà dissenso. Per combattere la denutrizione, servirebbero più risorse all'agricoltura, investendo circa 44 miliardi di dollari all'anno.
Dalla stampa viene associato a questa iniziativa l'appello di Medici senza Frontiere, che dichiara che "per dare un futuro ai 5 milioni di bambini che ogni anno rischiano di non superare i cinque anni perché malnutriti, i finanziamenti vanno moltiplicati almeno per 30".
Sembrerebbe dedursi  che basti un clic per aiutare i bambini che muoiono di fame nel mondo, anche più facile che fare "il pacco dei vestiti vecchi per i poveri", come era di moda diversi anni fa.

venerdì 13 novembre 2009

Come è stata già stata privatizzata l'acqua in Toscana

IN TOSCANA L'ACQUA E' GIA' STATA DI FATTO PRIVATIZZATA

L'ATO (Ambito Territoriale Ottimale) n. 3 della Toscana è l'organo di indirizzo e di controllo sulla gestione del Servizio idrico per un ampio territorio che comprende la valle dell'Arno da Montevarchi fino alla area metropolitana Firenze-Prato-Pistoia, il Mugello e la Valdisieve (quindi anche il comune di San Casciano Val di Pesa). Dal 2002 opera il gestore Publiacqua SpA.
Dal 2006 in Publiacqua sono entrati soci privati:
ACQUE BLU FIORENTINE SPA È IL SOCIO PRIVATO, PROPRIETARIO DEL 40% DI PUBLIACQUA SPA, LA SOCIETÀ A MAGGIORANZA PUBBLICA PUBLIACQUA SPA CHE GESTISCE IL SERVIZIO DI ACQUA DEL RUBINETTO NELL'AMBITO TERRITORIALE OTTIMALE (ATO) N°3 TOSCANA.

ACQUE BLU FIORENTINE APPARTIENE PER IL 69% AL GRUPPO ACEA, PER IL 23% AL GRUPPO GDF SUEZ, PER L'8% AL GRUPPO MONTEPASCHI.

TUTTAVIA NEL GIUGNO 2009 ACEA E GDF SUEZ HANNO ESPRESSO L'INTENZIONE DI TRASFERIRE IL TOTALE DELLE LORO QUOTE AD UNA NUOVA SOCIETÀ DENOMINATA "ACQUE BLU", POSSEDUTA AL 55% DA ACEA E AL 45% DA GSD SUEZ, TRAMITE LA CONTROLLATA ONDEO ITALIA. ( http://www.impreseallasbarra.org/ )

DI FATTO IL SERVIZIO IDRICO E' GESTITO DA UNA SOCIETA' MISTA CHE HA COME FINE IL LUCRO E NON LA GESTIONE DI UN BENE COMUNE.

UN ESEMPIO DI CHE COSA SIGNIFICHI QUESTA PRIVATIZZAZIONE:

Le imprese private hanno come obiettivo il profitto, per cui una contrazione della domanda può comportare effetti economici negativi ai quali bisogna "rimediare" E infatti Publiacqua "ha rimediato":

A seguito di campagne di sensibilizzazione su acqua e risparmio idrico e grazie a comportamenti virtuosi dei cittadini, si è registrata una contrazione sostanziale dei consumi (circa 13,8 milioni di mc, nel 2005 e 2006): Questo ha comportato una riduzione delle entrate di 30 milioni di euro alla quale la società ha fatto fronte con un aumento tariffario del 9,5% (http://www.acquabenecomune.org/). I CITTADINI HANNO CONSUMATO MENO E HANNO PAGATO DI PIU'!

Si privatizza l'acqua, impegnamoci a difendere un bene comune

L'ACQUA NON E' UNA MERCE, MA UN DIRITTO UMANO, UNIVERSALE, INDIVISIBILE E INALIENABILE
MOBILITIAMOCI CONTRO L'ART.15 del DL 135/09. Se diventerà legge, il provvedimento privatizzerà definitivamente il servizio idrico, regalando l'acqua agli interessi delle grandi multinazionali. Già approvato dal Senato, il testo è ora approdato alla Camera
Pubblichiamo volentieri quest'articolo da "Altraeconomia", per avere qualche informazioni in più.

Il Senato ha dato una spallata all'acqua pubblica. Con l'approvazione dell'articolo 15 del decreto legge numero 135 la via della privatizzazione è spianata. Nelle prossime settimane il testo passerà alla Camera, poi arrivaranno i decreti attuativi, promessi dal governo entro il 31 dicembre 2009: allora l'acqua sarà davvero una merce.
Il voto di Palazzo Madama, nel pomeriggio di mercoledì 4 novembre, ha portato a un'inedita attenzione dei grandi media al tema delle mercificazione delle risorse idriche. Tra i commi dell'articolo 15, che inserisce la privatizzazione dei servizi pubblici locali nell'ambito di un provvedimento “recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee”, è facile perdersi.
Proviamo, perciò, a ricostruire i principali cambiamenti rispetto alla legislazione attuale.

L'articolo 15, intanto, rende obbligatorio il ricorso alla gare per la concessione della gestione dei servizi pubblici locali (oltre all'acqua, ci sono anche rifiuti e trasporto pubblico locale). L’unica alternativa possibile è l’affidamento a società per azioni “miste” tra pubblico e privato, ma la legge impone un tetto massimo del 30% alla partecipazione degli enti locali al capitale societario.
Un altro comma dell'articolo 15, spezza le gambe a tutte le gestioni in house (ovvero gli affidamenti diretti a società per azioni a totale controllo pubblico), 58 ad oggi in Italia. Dovranno cessare per decreto alla data del 31 dicembre 2011.
Fin qui il testo di legge, che incontra il sostegno di maggioranza e opposizione. Poche le voci fuori dal coro, come quella del senatore del Pd Luigi Zanda, che nel suo intervento in aula ha motivato così la sua contrarietà al provvedimento: “Ritengo grave un principio generale come quello che questa disposizione introduce nel nostro ordinamento, ossia la liberalizzazione e sostanziale privatizzazione della gestione dell'acqua in assenza di un sistema di garanzia indipendente e adeguato. Presidente, il nostro Paese ha subito gravi conseguenze per privatizzazioni e liberalizzazioni fatte in modo affrettato e gestite in modo quanto meno discutibile. Paghiamo ancora la privatizzazione delle autostrade con aumenti di tariffe assolutamente sproporzionati e assenza totale di investimenti”.
Parole e tesi espresse in modo molto chiaro, come chiari sono quelli del Forum italiano dei movimenti per l’acqua, convinti che la gestione del servizio idrico integrato non possa essere privatizzata sono anche. “Contro l'articolo 15”, il Forum ha promosso una mobilitazione nazionale e territoriale, il cui slogan è “Salviamo l’acqua dal mercato”: “Consideriamo questa approvazione illegittima ed incostituzionale -hanno spiegato in un comunicato stampa-, in quanto si espropriano i cittadini di un bene comune e 'diritto umano universale'”. E per questo hanno rilanciato una settimana di iniziative (l’elenco è sul sito www.acquabenecomune.org) che coinvolgerà oltre mille comitati locali e culminerà in un presidio davanti al Parlamento, previsto per giovedì 12 novembre.
L'analisi dell'articolo 15 e delle sue possibili conseguenze è, abbiamo visto, assai complesso. Chi sentisse il bisogno di orientarsi non può farlo di certo leggendo i giornali. Quelli mainstream fanno a gara per “mistificare” l'approvata mercificazione dell'acqua. Così, la Repubblica del 5 novembre dedica una pagina intera alla “Guerra dell'acqua in Parlamento”, arrivando a parlare di “compromesso al Senato: gestione privata, proprietà pubblica”. Paolo Rumiz sfida l'intelligenza media del cittadino italiano, che sa -o dovrebbe sapere- che l'acqua delle falde, delle sorgenti, dei fiumi e dei pozzi (quella che poi beviamo) è un bene demaniale, e perciò inalienabile. Il “sofferto” emendamento del senatore Filippo Bubbico (Pd), che secondo il giornalista de la Repubblica dovrebbe difendere l'acqua pubblica, è stato votato da maggioranza e opposizione perché è una bufala, che non dice nulle di nuovo né frena in alcun modo il processo di privatizzazione. La disinformazione la fa da padrone anche sulle colonne de Il Sole-24 Ore: “Un attuale monopolista pubblico -scrive Giorgio Santilli-, che ha avuto l'affidamento senza gara e senza nessun confronto su costi e qualità dei servizi, potrà partecipare alla gara per il servizio futuro”. Quella descritta da Santilli è l'unica “concessione” fatta dal legislatore alle spa in house: i soggetti attualmente affidatari possono tuttavia partecipare alla prima gara di affidamento del servizio sul territorio in cui attualmente operano. Quando parla di gestori che hanno ricevuto l'affidamento senza gara, il giornalista de Il Sole dovrebbe però ricordarsi (e ricordare ai lettori) che il riferimento ai soggetti che hanno avuto l'affidamento del servizio senza gara è valido, in larga parte, per le ex municipalizzate oggi spa quotate in Borsa. Tanto che la legge dispone, nello specifico, la salvaguardia degli affidamenti diretti per le società quotate in Borsa al 1° ottobre 2003. Si chiamino Acea, o Hera, sono i soggetti industriali che (insieme ad altri come Iride, A2a, Enia, Acegas, etc.) nei prossimi anni saranno protagonisti dello shopping degli acquedotti italiani. E gestiranno gli acquedotti meglio del pubblico? Se un criterio fondamentale è quello delle perdite di rete, l'acqua immessa nell'acquedotto e non fatturata, come sembra indicare Franco Debenedetti in un articolo del 5 novembre sul Corriere della Sera -“Acqua, bene pubblico ma servizio (se possibile) privato”-, la risposta è no. Debenedetti cita l'Acquedotto pugliese, “il più grande d'Europa, una spa di proprietà pubblica, [che] perderebbe il 30% dell'acqua”, ma non deve aver sfogliato l'ultimo rapporto Civicum Mediobanca sulle società controllate dai maggiori Comuni italiani. Se è vero che l'Acquedotto pugliese guida la classifica delle perdite, in classifica è seguita da Acea (con il 35,4% delle perdite): l'ex municipalizza romana oggi gestisce il servizio idrico in diverse città toscane, ma non si preoccupa di ridurre le perdite della rete idrica nella capitale (anzi, se si misura la dispersione media per chilometro di rete gestita, il dato è superiore a quello del lunghissimo Acquedotto pugliese)”. E il valore più basso? È quello di Mm: le perdite di rete per la spa pubblica del Comune di Milano sono ferme al 10,3%, livelli eccellenti su scala europea.

COMMENTI ALLA LEGGE SULLA PRESCRIZIONE

LEGGIAMO SUL SITO DI "CARTA" E RIPORTIAMO QUALE FATTO DEL GIORNO

Legge sulla prescrizione: aumenta lo scontro

Continuano le polemiche sull'ennesima versione della legge salva-Berlusconi che le destre hanno presentato ieri in parlamento. E si moltiplicano anche i dubbi, di opportunità politica e di forma giuridica, che circondano il ddl suo «processi brevi». Accuse dell'opposizione e goffe risposte della maggioranza.

La tensione maggioranza e opposizioni sul disegno di legge per il cosiddetto «processo breve» sale sempre di più, e soprattutto crescono i dubbi sulla tenuta formale e politica di una legge che sconvolgerebbe il funzionamento del sistema giuridico italiano, instaurando un sistema processuale complicatissimo, diviso a più corsie che l’Associazione nazionale magistrati ha definito «devastante». Basti dire che potrebbe accadere che per lo stesso reato non si venga processati se italiani e incensurati [alla faccia dell’uguaglianza di tutti di fronte alla legge] e che quindi i pubblici ministeri potrebbero decidere se e come formualre ipotesi di reato in base alle categorie che verranno escluse dalla mannaia proposta dalla maggoioranza. E dagli ambienti vicini al presidente della camera, si dice che Gianfranco Fini stia già cominciando a dissociarsi anche da questa proposta, che era stata presentata come frutto del difficile compromesso con Berlusconi, per via del fatto che si discosterebbe dalla bozza concordata martedì scorso. Dopo la netta presa di posizione del Pd e di Italia dei valori, oggi è stata la volta dell’Udc Pier Ferdinando Casini, che ha annunciato il voto contrario del suo partito definendo il ddl «una porcheria», il cui effetto sarà quello di «sfasciare il sistema giudiziario».

Dal Pdl si risponde alle opposizioni di normale prassi giuridica rimandando al confronto parlamentare. Il vicecapogruppo al senato, Gaetano Quagliariello, sollecita il confronto nei due rami dell’assemblea elettiva e, con una inconsapevole vis umoristica, ritiene necessario non «criminalizzare» la legge. La stessa legge, ricorda Quagliariello «era stata presentata la scorsa legislatura da alcuni esponenti della sinistra. La legge a cui fa riferimento era quella proposta dal senatore del Pd Alberto Maritati, vicepresidente della commissione giustizia. Che ha smentito seccamente ogni parentela con la proposta salva-Berlusconi. "E’ vero – spiega duramente il senatore Pd – che io sottoscrissi, alcuni anni or sono, insieme ai colleghi del gruppo un ddl che proponeva, tra l’altro, la riduzione dei tempo dei processi: è un obiettivo primario per cui stiamo lavorando. Trattatavasi di un ddl inquadrato in un programma complesso di riforme finalizzate alla trasformazione e adeguamento della complessa macchina giustizia il cui effetto naturale deve essere quello di ridurre i tempi del processo». «E’ sorprendente – aggiunge Maritati – come non si comprenda la differenza tra leggi e provvedimenti che abbiano come obiettivo la rimozione degli impedimenti che limitano l’esercizio corretto e rapido dell’attività giudiziaria e una legge che abbia il solo intento di far dichiarare estinto un numero indefinito di processi al solo scopo di impedire la celebrazione di uno o più processi che riguardano Berlusconi. Ciò accadrà tuttavia senza curarsi degli effetti devastanti che ricadranno sui cittadini coinvolti in quei processi che stanno per andare al macero, e soprattutto senza introdurre misure idonee a far sì che i processi [tutti] che riguardano i cittadini [tutti] possano essere celebrati in tempi assai più ridotti di quelli attuali».

«Il ddl sui ‘processi brevi’ è l’ennesima legge ad personam, un modo per risolvere i problemi di Silvio Berlusconi – dice il segretario Prc Paolo Ferrero – Invece c’è il problema di dare delle risorse adeguate alla magistratura per fare il proprio lavoro e c’è da verificare la validità della norma per alcune tipologie di processi. Rifondazione comunista sarà, dal 5 dicembre, al fianco dell’Italia dei valori nella raccolta di firme per il referendum contro la legge. Interrogato sulla possibilita’ di fare un’opposizione condivisa con il Pd, Ferrero risponde: «Dipendera’ da loro, da cosa vogliono fare. Noi siamo per fare un’opposizione molto netta perché notiamo che Berlusconi continua a muoversi sempre nello stesso modo».

AD UN PASSO IL MATRIMONIO QUADRIFOGLIO-SAFI

13/11/2009, Il Nuovo Corriere di Firenze

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domenica 1 novembre 2009

Vicini a don Santoro e alla comunità delle Piagge

Esprimiamo solidarietà e pieno sostegno a don Alessandro Santoro e alla comunità delle Piagge, per i recenti avvenimenti che hanno visto don Santoro sollevato dalla cura pastorale della sua gente.

Ci sentiamo particolarmente vicini alla comunità che negli anni ha svolto, e svolge tuttora, un prezioso lavoro su temi a noi cari, accoglienza, consumo critico, ambiente, alternative a questo modello di sviluppo, sempre battendosi per un’effettiva uguaglianza tra tutte le donne e tutti gli uomini.
L’esperienza di don Santoro e della comunità delle Piagge rappresenta una testimonianza diretta di un impegno concreto per il bene comune, sempre in difesa dei diritti degli ultimi e sarà in ogni caso un punto di riferimento per tutti coloro che condividono questi valori.

sabato 31 ottobre 2009

Acqua bene comune. Cassinetta di Lugagnano dice NO alla privatizzazione.

RICONOSCIMENTO DELL’ACQUA COME BENE COMUNE E DEL SERVIZIO IDRICO INTEGRATO COME SERVIZIO PRIVO DI RILEVANZA ECONOMICA

Relazione introduttiva del Sindaco Domenico Finiguerra

Gentili consiglieri, negli ultimi anni e in particolare negli ultimi mesi, attorno all’acqua si è sviluppato un dibattito internazionale che anche nel nostro paese sta producendo azioni e legislazione.

Noi viviamo l’acqua come una presenza scontata in tutte le attività della vita quotidiana (alimentari, igieniche, produttive, ricreative). Purtroppo non possiamo dire che sia altrettanto, non solo nei paesi del sud del mondo, ma anche in alcune regioni del sud Italia.

Attorno all’acqua si muovono e si intrecciano interessi. Interessi che cresceranno sempre più al crescere della crisi idrica. Per l’acqua si provocano e si provocheranno guerre e guerriglie.

L’acqua è diventato uno dei beni della terra che possono produrre profitti, ricchezze e quindi disuguaglianze e ingiustizie.

martedì 27 ottobre 2009

Il dramma della guerra



AFGHANISTAN: E’ VERA GUERRA, OCCORRE RITIRARE I MILITARI ITALIANI, RIAFFERMARE IL PRIMATO DELLA POLITICA E DELLA DIPLOMAZIA SULL’USO DELLE ARMI, AVVIARE UN VERO PROCESSO DI PACIFICAZIONE PER ASSICURARE AL POPOLO AFGANO LIBERTA’, SICUREZZA E RISPETTO DEI DIRITTI CIVILI.

Su questi temi il Gruppo Laboratorio per un’altra San Casciano-Rifondazione Comunista presenterà una mozione al prossimo Consiglio Comunale
.

Pensiamo che sia necessario riflettere sulla tragica situazione afgana. E riteniamo importante che il Consiglio comunale discuta e prenda posizione su un tema così rilevante della politica nazionale e internazionale.
Otto anni di occupazione da parte delle truppe Nato non hanno prodotto risultati apprezzabili nella guerra al terrorismo; la situazione sociale e politica dell’Afghanistan si è aggravata: la violenza e i morti aumentano, le donne vengono ancora schiavizzate, il traffico di eroina cresce, l’instabilità è cronica e diffusa.

L’idea di instaurare con le armi la democrazia e i diritti civili è risultata fallimentare, rivelandosi ogni giorno sempre più velleitaria e inconsistente, com’è dimostrato dalle recenti elezioni presidenziali -al primo turno si sono verificate molte situazioni di brogli, come accertato dall’inchiesta della Commissione elettorale locale-, nonché dalla condizione della popolazione ed in particolare delle donne, tuttora sottoposte ad un duro regime di negazione dei loro diritti ed a gravi ritorsioni, fino all’uccisione, qualora si battano per ottenerli.
L’attuale strategia risulta sempre più ingovernabile, è continua fonte di lutti e di distruzioni, sia per le popolazioni civili che per le forze militari sottoposte a continui attentati terroristici come quello del 17 settembre 2009 a Kabul nel quale sono rimasti uccisi sei militari italiani e sedici civili afgani.
Occorre il ritiro immediato dei militari italiani presenti in Afghanistan allo scopo di sottrarli ai pericoli per la loro incolumità e le loro vite derivanti da una situazione incontrollabile, priva di soluzioni e che finora non è riuscita ad assicurare al popolo afgano condizioni accettabili di pace, di civile convivenza e di rispetto per i diritti civili.
E’ necessario che il nostro Paese diventi un soggetto attivo nella politica internazionale esprimendo una volontà incondizionata di pace ed un assoluto ripudio della guerra, affermando il primato della politica e della diplomazia sull’uso delle armi, come indicato dall’articolo 11 della Costituzione Italiana.
Si deve porre fine all’occupazione militare della Nato, si convochi una Conferenza di Pace che coinvolga la comunità internazionale e tutti i soggetti politici e sociali presenti nel paese asiatico e si ricerchi, attraverso il dialogo e il confronto, una soluzione negoziata e condivisa, capace di assicurare durevolmente al popolo afgano pace, libertà, sicurezza e rispetto dei diritti civili.
Per noi il necessario ritiro delle truppe dall’Afghanistan deve essere accompagnato da una seria riconversione civile della presenza militare, che sostenga la società civile afgana.
E’ auspicabile che L’Italia si doti di uno strumento civile di intervento nei luoghi del conflitto (ad esempio l’0rganizzazione di Forze Nonviolente di Interposizione o Corpi Civili di Pace) che costituisca un'alternativa agli strumenti di intervento militare e si faccia promotrice del suo uso in ambito internazionale, per dare una svolta davvero 'di pace' alla presenza internazionale nel paese e per far sì che istituzioni nazionali ed internazionali agiscano anche loro per la progressiva rottura del circolo vizioso della guerra.

lunedì 26 ottobre 2009

Per i nostri amici a quattro zampe

Nello scorso mese di aprile il Consiglio Comunale di San Casciano ha approvato all'unanimità una mozione per l'istituzione di aree attrezzate per i cani, da individuare nel capoluogo e possibilmente anche nelle frazioni più grandi. Purtroppo ad oggi non ci sembra che sia stato realizzato qualcosa.
Crediamo sia importante che i cani abbiano la possibilità di usufruire di spazi nei quali possano essere lasciati liberi di socializzare,
Il Gruppo Laboratorio per un'altra San Casciano-Rifondazione Comunista presenterà al prossimo Consiglio Comunale un'interrogazione per conoscere lo stato di attuazione degli interventi previsti.

Due iniziative a Mercatale e San Casciano

Venerdì 30 ottobre presso la Casa del Popolo di Mercatale Val di Pesa ore 20.00
CENA DI SOSTEGNO ALLE DONNE DI NIGER "sapori d'oriente" CONTRO LE MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI


ore 21,30: immagini e racconti della recente missione in Niger
insieme con:
Francesca Chiavacci, Presidente Arci Firenze

Laila Abi Ahmed, Presidente Associazione Nosotras
Daniela Mori, Responsabile progetti sociali Unicoop Firenze

scarica il volantino


Venerdì 30 ottobre ore 18.30 c/o Biblioteca di San Casciano
Presentazione Rapporto Ecomafia 2009 - Le storie e i numeri della criminalità ambientale
Intervengono:
Antonio Pergolizzi, Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente

Piero Baronti, Presidente Legambiente Toscana
Andrea Bigalli, Associazione Libera Toscana

ore 21.15 c/o Circolo ARCI di San Casciano
proiezione del film documentario
Biùtiful cauntri

mercoledì 21 ottobre 2009

LIBERA - CONTROMAFIE 2009

LIBERA -CONTROMAFIE 2009

ROMA 23, 24 E 25 OTTOBRE 2009
II^ EDIZIONE DEGLI STATI GENERALI DELL'ANTIMAFIA.
Un percorso di impegno culturale e sociale, uno strumento di lavoro che Libera propone periodicamente per offrire progettualità e contenuti all'associazionismo che si occupa di lotta alle mafie e che si batte per legalità e giustizia sociale; ulteriore obiettivo è la verifica degli esiti del confronto avviato con le istituzioni, con la politica e altri soggetti, a partire da quanto contenuto nel Manifesto finale di ogni edizione. Contromafie - Programma dei tre giorni

lunedì 19 ottobre 2009

UN PRIMO REPORT DA CARTA - DEMOCRAZIA KM0

UN PRIMO REPORT DA CARTA - DEMOCRAZIAKM0

Ai duecento delle Piagge

Pierluigi Sullo

[14 Ottobre 2009]

Dal settimanale in edicola venerdì 16 ottobre, pubblichiamo la lettera di Pierluigi Sullo alle persone arrivate a Firenze da tutta Italia, il 10 e l'11 ottobre, per partecipare all'incontro organizzato da Carta «Democrazia chilometro zero» Cari e care partecipanti all’incontro delle Piagge chiamato «Democrazia chilometro zero»: grazie.
Non so voi, ma io ho percepito la sensazione che ci siamo offerti l’opportunità di creare qualcosa di nuovo, una colleganza o rete o «cerchio». Le difficoltà di comunicazione, un metodo di discussione invecchiato e al quale non abbiamo ancora saputo trovare rimedio, una sostanziale incertezza sul passo successivo, e allo stesso tempo la pesantezza dei tentativi andati a vuoto [e non solo di sinistra], bene, tutto questo lo vedo anche io come lo avete visto voi. E ciò nonostante l’idea, anzi la necessità, che – come avevamo scritto nella lettera d’invito – le innumerevoli forme di mobilitazione cittadina e di neo-democrazia si riconoscano e aiutino a vicenda, mi pare fosse, sabato e domenica scorsi, del tutto chiara. E ad aiutare, naturalmente, è stato il lavoro generoso e sobrio di Alessandro Santoro, prete delle Piagge, e delle persone della comunità di quella periferia difficile come tutte le periferie e, proprio per questo, scenario perfetto per una cosa che, esclusa dal circuito politica-media-poteri economici, vuole mandare un segnale di vita.
Impresa impossibile, direbbe Tom Cruise. Per una ragione fondamentale, coriacea come la pelle di un coccodrillo: la delega, la forma dello Stato e la fisiologia dei partiti sono inchiodati nella testa di ciascuno di noi, e sembrano eterni. Constatare come i terminali e agenti del macchinario dello Stato possano essere eliminati dal nostro orizzonte, e dunque progettare e mettere in atto altri modi della democrazia, è un esercizio acrobatico, dal punto di vista culturale e psicologico. Che semplicemente, se si guarda al panorama esistente, appare impossibile. Tanto che chi non lo gradisce ripesca nella sua cantina novecentesca insulti arrugginiti: siete anarchici, comunitaristi [equivalente di «leghista»] o, con più indulgenza, «non esistete».
Però voi vi siete messi in viaggio, da Agrigento, da Torino, da Matera o da Udine [e cito solo le città più lontane], ed eravate più di duecento, lì alle Piagge, avete aderito in più di trecento e ciascuno di voi, di noi che eravamo lì a discutere, è un un crocevia di relazioni più ampie, una persona tra le decine che in quel certo posto, a Falconara o a Napoli, a Pisa o a Bergamo, fanno dell’antirazzismo, organizzano il Gas, promuovono la difesa del territorio o creano una lista municipale di cittadinanza. Ora sappiamo che tutti voi vorreste allargare l’interlocuzione, intrecciare conoscenze ed esperienze.
Ora che si fa? Entro qualche giorno, tutti quelli che erano a Firenze riceveranno una mail con il riassunto della discussione e delle proposte. Segue consultazione, aggiustamento e riscrittura, dopo di che diffonderemo questo testo con tutti i mezzi possibili, creando allo stesso tempo un «luogo» nel web, una mailing list prima e magari poi un sito «DKm0», per tenersi in contatto e fare cose insieme. Che cosa? Il lavoro di dibattito e ricerca, prima di tutto locale, utile a disegnare un progetto di società, come dice Francesco Gesualdi; e poi campagne e azioni sulle asperità che ci paiono più urgenti, come è stato ad esempio con il Clandestino Day; e un lavoro sul metodo, un altro modo di stare insieme e di dibattere. Il tutto, nella «cornice» che può fornire un segno, un «marchio» come «Democrazia chilometro zero», o uno migliore che si troverà.
Noi siamo a disposizione, con le nostre capacità e forze, per questo lavoro. Che resta naturalmente aperto a chiunque voglia parteciparvi. Il senso della fatica di fare una cosa come Carta, sempre sul punto di crollare e però viva, lo troviamo qui. Per questo ripeto: grazie.

sabato 17 ottobre 2009

La rabbia di Vandana Shiva: “È la politica dei Paesi ricchi”

L'attivista indiana accusa le monocolture, l'uso di fertilizzanti chimici e gli ogm

Senza cibo oltre un miliardo di persone nel mondo. Sotto accusa l'Occidente: ha fallito la battaglia degli aiuti ai paesi poveri
L’allarme lanciato ieri dalla Fao non stupisce Vandana Shiva. Piuttosto, la indigna. Sono anni che questa scienziata indiana esperta di agricoltura e sviluppo, famosa in tutto il mondo per le sue battaglie contro la globalizzazione, sostiene che gli attuali trend porteranno alla fame milioni di persone, soprattutto nei Paesi più poveri. «Che oggi la Fao lanci l'allarme dopo che per anni ha sostenuto i metodi di sviluppo che hanno affamato migliaia di persone mi fa davvero molta rabbia, spiega. «Ci dicono oggi che un miliardo di persone sono alla fame. Io penso che occorra chiedersi il perché. Il perché lo spiegano da anni esperti, economisti e climatologi che la Fao non ha ascoltato, come me. Ci sono studi autorevoli che sostengono che le monocolture rendono l'agricoltura più vulnerabile. E che l'uso di fertilizzanti chimici contribuisce al cambiamento climatico.

venerdì 16 ottobre 2009

TESTI IL POLO INDUSTRIALE HA SETE

16/10/2009 La Nazione Firenze

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venerdì 9 ottobre 2009

"Democrazia chilometro zero"

Domani sabato 10 e domenica 11 ottobre si terrà a Firenze l'iniziativa "Democrazia chilometro zero" lanciato dalla rivista Carta alla quale parteciperò come Gruppo Laboratorio per un'altra San Casciano-Rifondazione Comunista.

tratto dal sito
www.carta.org/campagne/partecipazione/18186

Democrazia chilometro zero

Incontro per l’autogoverno 10 e 11 ottobre 2009, comunità delle Piagge, Firenze

Una nuova democrazia si diffonde nel paese al di sotto dei radar dei media e vista con diffidenza dai partiti. Chi la promuove si propone anche di aprire qualche breccia nelle istituzioni della rappresentanza a livello locale, ma il centro di gravità della sua azione è fuori, nella società, dove si creano alleanze basate su progetti concreti e sulle relazioni tra persone.
L’obiettivo è costruire una società solidale e conviviale che parta dalla salvaguardia e difesa dei beni comuni dall’invadenza del mercato e dal riconoscimento dei diritti di cittadinanza, distanziandosi dalla ormai evidente subordinazione al mercato dei rappresentanti politici. Per fare questo
si creano organizzazioni orizzontali, che decidono per consenso e promuovono dal basso progettualità ancorate ai territori locali ma nello stesso tempo universali, nell’epoca della grande crisi sociale e finanziaria, ambientale e democratica.
Si tratta di esperienze a volte molto diverse tra loro, ma allo stesso tempo simili. Questa neo-democrazia, che chiamiamo «insorgente», è un’uscita necessaria e «altra» dalla gabbia autoreferenziale dei partiti e della rappresentanza. Ed è soprattutto un modo di creare in pratica, nella vita delle comunità, laboratori di una civiltà diversa: le reti dell’economia sociale e la gestione pubblica delle risorse essenziali, una concezione del territorio diversa da quella di un vuoto da riempire di cemento, una moltiplicazione di esperienze di auto-aiuto e di autogestione e di nuova interazione con i migranti, di resistenza alla militarizzazione del territorio.
A noi parrebbe utile che presidi e comitati territoriali, reti, associazioni e liste di cittadinanza si riconoscano e si sostengano tra loro, nella loro pluralità, e divengano più consapevoli di essere la sola alternativa, molto diffusa e per niente marginale, che può ostacolare la politica della paura, degli affari e della distruzione ambientale, e proporre un’altra via ragionevole e ambiziosa: la società del buon vivere e della armonia tra uomo a natura, della democrazia di tutti e della convivialità delle differenze.
Perciò proponiamo un incontro, un dialogo: è un invito rivolto a chiunque senta l’urgenza di cercare, insieme ad altri cittadini «insorgenti», un’altra possibilità: la nascita di una cittadinanza attiva e responsabile capace di confrontarsi con le istituzioni a partire dai beni comuni e non per interessi privati e che si opponga al sistema politico clientelare.

mercoledì 7 ottobre 2009

Tanto per sottolineare il "fatto del giorno"...

Dopo la legge Schifani, fulminata anche la legge Alfano


Corte Costituzionale - Ufficio Stampa
Tratto dal sito
http://www.cortecostituzionale.it/attualita/comunicatistampa.asp

Legge 23 luglio 2008, n. 124 (c.d. “Lodo Alfano”)

La Corte costituzionale, giudicando sulle questioni di legittimità costituzionale poste con le ordinanze n. 397/08 e n. 398/08 del Tribunale di Milano e n. 9/09 del GIP del Tribunale di Roma ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 1 della legge 23 luglio 2008, n. 124 per violazione degli articoli 3 e 138 della Costituzione.Ha altresì dichiarato inammissibili le questioni di legittimità costituzionale della stessa disposizione proposte dal GIP del Tribunale di Roma.

dal Palazzo della Consulta, 7 ottobre 2009


Costituzione della Repubblica Italiana
Tratto dal sito
http://www.quirinale.it/qrnw/statico/costituzione/costituzione.htm

Articolo 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Articolo 138
Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione.
Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.
Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.


Legge Alfano - Legge 23 luglio 2008, n. 124
"Disposizioni in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato " - pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 173 del 25 luglio 2008
Tratto dal sito
http://www.parlamento.it/parlam/leggi/08124l.htm

Articolo 1
1. Salvi i casi previsti dagli articoli 90 e 96 della Costituzione, i processi penali nei confronti dei soggetti che rivestono la qualità di Presidente della Repubblica, di Presidente del Senato della Repubblica, di Presidente della Camera dei deputati e di Presidente del Consiglio dei ministri sono sospesi dalla data di assunzione e fino alla cessazione della carica o della funzione. La sospensione si applica anche ai processi penali per fatti antecedenti l'assunzione della carica o della funzione.
2. L'imputato o il suo difensore munito di procura speciale può rinunciare in ogni momento alla sospensione.
3. La sospensione non impedisce al giudice, ove ne ricorrano i presupposti, di provvedere, ai sensi degli articoli 392 e 467 del codice di procedura penale, per l'assunzione delle prove non rinviabili.
4. Si applicano le disposizioni dell'articolo 159 del codice penale.
5. La sospensione opera per l'intera durata della carica o della funzione e non è reiterabile, salvo il caso di nuova nomina nel corso della stessa legislatura né si applica in caso di successiva investitura in altra delle cariche o delle funzioni.
6. Nel caso di sospensione, non si applica la disposizione dell'articolo 75, comma 3, del codice di procedura penale. Quando la parte civile trasferisce l'azione in sede civile, i termini per comparire, di cui all'articolo 163-bis del codice di procedura civile, sono ridotti alla metà, e il giudice fissa l'ordine di trattazione delle cause dando precedenza al processo relativo all'azione trasferita.
7. Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano anche ai processi penali in corso, in ogni fase, stato o grado, alla data di entrata in vigore della presente legge.
8. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
 

Far tornare le api a volare a San Casciano!

L’ape, il simbolo della nostra lista, richiama l’obiettivo di far tornare le api a volare a San Casciano. Un mondo senza api non è a misura d’uomo, è avvelenato e ostile alla vita. L’ape sarà anche il nostro modello di comportamento: le api sono laboriose, sociali, pacifiche e hanno bisogno di un ambiente pulito.

San Casciano Val di Pesa • Laboratorio per un’Altra San Casciano