L'attività del Laboratorio per un'Altra San Casciano continua nella sua
programmazione
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Dopo le dimissioni di Lucia Carlesi da consigliere comunale, l'attività del
Laboratorio per un'Altra San Casciano continua nella sua programmazione.
Sarà po...
venerdì 21 maggio 2010
Allarme Greenpeace: la marea nera arriva sulle coste
A quasi un mese dall’esplosione della Deepwater Horizon, il pozzo non è ancora stato chiuso e il petrolio inizia ad arrivare sulla coste.
Recenti stime confermano che la reale fuoriuscita di petrolio sia di ben dieci volte più grande di quanto dichiarato da BP: ecco perché si cerca di nascondere agli occhi dell'opinione pubblica l'entità di questo disastro. Prima avvelenano il mare con i disperdenti chimici per far sparire il petrolio e adesso allontanano chi cerca di monitorare e documentare l'espandersi del disastro.
Sembra che la BP abbia veramente fatto male i sui conti. In documenti ufficiali compilati prima di ricevere l'autorizzazione per queste esplorazioni petrolifere la compagnia affermava, infatti, che era improbabile si verificasse una catastrofe, e che, in caso di disastro, le 50 miglia di distanza dalla costa avrebbero reso altrettanto improbabile un interessamento della costa.
Ma il petrolio è arrivato a terra e a nulla sono valsi i tentativi per arginarlo. È passato più di un mese e il pozzo non è ancora stato chiuso. È ormai sotto gli occhi di tutti che non esistono misure preventive o sufficienti tecnologie di pronto intervento: il rischio delle perforazioni petrolifere offshore è troppo alto per l'ambiente e per le popolazioni.
Eppure è di pochi giorni fa la notizia che i piani della Shell per iniziare perforazioni petrolifere in Alaska stanno andando avanti, mentre anche nel nostro Mediterraneo le richieste di autorizzazioni aumentano, soprattutto in Adriatico e nel Canale di Sicilia.
Fonte: Greenpeace Italia