domenica 7 marzo 2010

INTERROGAZIONE SULLA GESTIONE DELLO SPAZIO PUBBLICO “Parco Dante Tacci”

In occasione del prossimo consiglio comunale verrà presentata la seguente interrogazione da Rifondazione Comunista – Laboratorio per un’altra San Casciano.



Come tutti gli anni si avvicina il periodo in cui il comune chiude il bando per l’utilizzo del parco pubblico, il “Poggione” ora denominato Parco Dante Tacci; area adibita in un periodo fisso che va dal 15 giugno al 15 settembre, a luogo per manifestazioni pubbliche di associazioni di volontariato e partiti politici.



Pur apprezzando l’opportunità che il Comune mette a disposizione della cittadinanza tutta - creando uno spazio come quello del parco suddetto, per favorire l'esigenza aggregativa presente in ogni comunità piena di vita associativa, così com’è San Casciano - la coalizione Rifondazione Comunista -Laboratorio per un’altra San Casciano, non può però non notare alcune anomalie di gestione del suddetto spazio, normativamente pubblico a tutti gli effetti, ma di fatto “privato”.



Normalmente, nel caso di altre strutture e situazioni simili, queste vengono presentate come un “pacchetto all in one”, includendo non solo l'autorizzazione all'occupazione dell'area ma anche il noleggio di tutte le strutture ed attrezzature necessarie per lo svolgimento delle manifestazioni, e le esperienze di comuni limitrofi (es. Montespertoli o Tavarnelle con il Parco del Mocale) confermano questa procedura.



La realtà a San Casciano V.Pesa è diversa:



la struttura, fissa e coperta, è di proprietà comunale e dispone di locali, adibiti a cucina;



attrezzature, elettrodomestici e tutti gli arredi al loro interno non sono di proprietà del Comune, ma del Partito Democratico;



tali attrezzature, di proprietà privata, occupano stabilmente i locali suddetti, di proprietà pubblica, per tutto l'anno;



negli anni precedenti, a questo problema di forma e di sostanza, si è - pro bono pacis - soprasseduto, considerando anche la disponibilità gratuita con cui venivano concesse queste attrezzature alle altre forze politiche e associative;



dal 2009 il PD ha deciso di far pagare le proprie attrezzature alla Festa di Rifondazione Comunista e ci risulta anche ad altre associazioni, con prezzi forfettari identici a quelli pagati, correttamente, per il noleggio del posto all’Amministrazione Comunale, così come previsto dal regolamento tariffario del parco.





TUTTO CIÒ PREMESSO



con delibera della Giunta Comunale n.34 del 8/02/2010, si è stabilito, in via provvisoria e solo per l'anno 2010, quanto segue:



di autorizzare il PD allo “stazionamento in maniera stabile e continuativa delle attrezzature ed arredi di proprietà del medesimo” a titolo gratuito in quanto il PD si impegna a concedere le proprie attrezzature alla Protezione Civile e per eventuali necessità dell'A.C.;



di approvare, uno schema di accordo tra l'A.C. ed il Comitato Organizzatore della Festa dell'Unità, nel quale è prevista anche la concessione delle suddette attrezzature a titolo gratuito a tutte le manifestazioni che riceveranno il patrocinio dall’Amministrazione Comunale;



di esentare il PD, visto l’uso “pubblico”delle suddette attrezzature di sua proprietà, dal pagamento di parte, della tassa giornaliera per l’utilizzo del parco, togliendo dalla cifra totale il costo del palco esistente sul “Poggione”, concesso “a titolo gratuito”.





Di fatto, con la deliberazione sopra richiamata si obbliga chiunque ottenesse l'autorizzazione dell'A.C. all'occupazione dell'area e delle strutture di proprietà comunale, a fare uso delle attrezzature di proprietà del PD, perché diventa praticamente impossibile introdurne altre, proprie, visto che l’area è occupata permanentemente da quelle del Partito Democratico.



Una situazione questa che si palesa da sé in tutta la sua precarietà formale, connotata dunque di dubbia legittimità, correttezza e trasparenza.



Una situazione che costringe coloro che non godono del patrocinio comunale a finanziare di fatto, per l’uso di alcune attrezzature - impropriamente parcheggiate in un loco comunale e pubblico - un partito politico.



Rilevato quanto sopra riportato, il gruppo Rifondazione Comunista-Laboratorio per Un’altra San Casciano



CHIEDE:



al Sindaco, all’Assessorato competente e alla Giunta di:





1) Se ritengono opportuno revocare la delibera e redigere immediatamente un Regolamento Comunale per fare chiarezza nei rapporti tra attrezzature private del Partito Democratico e le strutture pubbliche che dovrebbero essere sempre a disposizione della pubblica cittadinanza nel caso si voglia farne uso con attrezzature proprie.





2) Se ritengono opportuno, qualora non fosse possibile per l'anno in corso attuare quanto riportato al punto precedente, adottare altre e nuove soluzioni che permettano, in egual misura e a chiunque voglia disporre del parco per iniziative concordate, di poter usufruire di strutture fisse ad uso cucina, complete di tutte le attrezzature necessarie, sull’esempio dei comuni di Montespertoli e Tavarnelle, prevedendo l'utilizzo non oneroso delle attrezzature ivi presenti, pagando la tariffa regolamentata per la struttura completa all'Amministrazione Comunale.



Il soggetto referente non può che essere UNICO e non può che essere l'A.C., tenuto conto anche e soprattutto del fatto che le attrezzature di proprietà del PD sono a disposizione della Protezione Civile e per eventuali necessità dell'A.C. medesima.





3) Se ritengono opportuno, in futuro, di dotare il parco di attrezzature fisse per la cucina, similarmente a quelle che vi sono già, come già succede nei casi dei comuni limitrofi menzionati sopra, ma di proprietà dell’A.C. in modo da permettere in egual misura anche a chi non dispone di attrezzature proprie di poter comunque gestire la somministrazione di cibi senza obbligatoriamente appoggiarsi ad attrezzature di terzi privati.





Rifondazione Comunista – Laboratorio per un’altra San Casciano

COMPOSTAGGIO DI PONTEROTTO: STORIA DELL'ENNESIMO FALLIMENTO

E' NECESSARIO UN IMPIANTO EFFICIENTE E SALUBRE, UNA GESTIONE CHE GARANTISCA SICUREZZA E CONTROLLO, UNA RACCOLTA DIFFERENZIATA “PORTA A PORTA” SERIA E SELETTIVA AFFINCHE' L'IMPIANTO RAGGIUNGA VERAMENTE UNA PRODUZIONE DI COMPOST DI ALTA QUALITA'.

L'impianto di compostaggio di Ponterotto, attivo dal 2003 è di proprietà Safi Spa che ha appaltato la gestione dell'impianto a Progesam Italia srl.

Un impianto di compostaggio, in presenza di scelte tecnologiche adeguate e di un sistema di raccolta e conferimento della frazione organica efficiente e selettivo, dovrebbe rappresentare un punto di forza nel ciclo integrato di gestione dei rifiuti

Invece l'impianto di Ponterotto fin dal suo avvio ha creato una situazione di notevole disagio e talvolta di invivibilità nel raggio di un paio di chilometri a causa delle esalazioni e la proliferazione di insetti, sino a portare negli anni a diversi blocchi delle lavorazioni.



Le cause vanno ricercate nelle scelte approssimative fatte in fase di progettazione, scelta della tecnologia e mancanza di verifica della reale compatibilità fra tipologia di impianto e sistema di raccolta e conferimento del rifiuto organico; i risultati sono stati pessimi e si sono sprecate notevoli risorse pubbliche, così come è avvenuto del resto per la pianificazione e realizzazione del gassificatore di Testi.

Gli evidenti fallimenti degli impianti di trattamento rifiuti nel Chianti, oltre a rappresentare un vero spreco di risorse pubbliche, evidenziano ancora una volta l'inadeguatezza dell'attuale pianificazione di Ato per la gestione dei rifiuti e la necessità di una completa revisione delle scelte e degli obiettivi.

Inoltre da tempo si è aperto un contenzioso fra la proprietà dell'impianto di Ponterotto, Safi Spa e il gestore Progesam e che tale contenzioso, a quanto risulta da notizie stampa, ha determinato il blocco definitivo del conferimento.

I due incendi avvenuti all'interno dell'impianto lo scorso mese di ottobre hanno determinato ulteriore incertezza in merito alla gestione e sicurezza dell'impianto stesso.

L'Amministrazione comunale deve chiarire se l'impianto è in funzione, chi lo gestisce e quali controlli sono stati fatti per assicurare la sicurezza dell'impianto e quindi in che modo si è garantita e si garantisce la salubrità dell'area e si tutela la salute dei cittadini residenti.

Per una gestione dell'impianto efficiente e sostenibile occorre che i rifiuti organici utilizzati siano selezionati e di alta qualità. Per questo è urgente attivare il servizio di raccolta “porta a porta”.

Riteniamo che anche per San Casciano siano ormai finiti i tempi degli esperimenti.

Non basta aggiungere qualche bidoncino in più nel centro del capoluogo, chiediamo all'Amministrazione e al gestore Safi Spa di attivare un progetto concreto di area per la raccolta differenziata dei rifiuti porta a porta, finalizzata al riciclo e riutilizzo dei materiali, in alternativa all'incenerimento dei rifiuti, pericoloso per la salute, dispendioso ed obsoleto; di adottare strategie che incidano positivamente sugli stili di vita dei cittadini e sulle politiche commerciali e industriali, e insieme attivare progetti concreti per la riduzione della produzione pro-capite dei rifiuti.

In questa ottica l'impianto di compostaggio di Ponterotto, rimanendo ad esclusivo servizio del bacino del Chianti e potendo contare a monte su un conferimento di alta qualità, può diventare un punto di forza nella gestione dei rifiuti nei nostri territori.

Su questi temi Laboratorio per un'altra San Casciano-Rifondazione Comunista presenterà un'interrogazione al prossimo Consiglio Comunale del prossimo 15 marzo.




Lucia Carlesi

Laboratorio per un'altra San Casciano-Rifondazione Comunista




San Casciano Val di Pesa, 8 marzo 2010

LA RIVOLTA DELLE CARRIOLE, A L'AQUILA SI SCIOPERA LAVORANDO, SULL'ESEMPIO DI DANILO DOLCI

VI PROPONGO QUESTO INTERESSANTE ARTICOLO CHE HO LETTO SU L'ALTRACITTA', GIORNALE DELLA PERIFERIA
di Giancarlo Caselli
La protesta pacifica cui hanno dato vita domenica scorsa seimila cittadini aquilani “armati” di carriole e secchi, rimuovendo parte delle macerie che da oltre un anno bloccano la ricostruzione del centro storico della città, richiama alla mente lo “sciopero alla rovescia” organizzato da Danilo Dolci nel febbraio 1956. Per denunziare pubblicamente la cronica mancanza di lavoro che affliggeva (affliggeva?) migliaia di siciliani, spingendoli in molti casi a subire la tentazione della tagliola dell’illegalità, Danilo Dolci decise di occupare con i cittadini di Partinico, per sistemarla e ripristinarla, la “trazzera vecchia”, una strada demaniale divenuta inutilizzabile a causa dell’incuria dell’amministrazione. L’idea di base della manifestazione organizzata da Dolci era molto simile a quella che ha mosso i cittadini de L’Aquila.


Lo sciopero delle carriole a L'Aquila

Diceva Dolci che se un operaio, per protestare, si astiene dal lavoro, allo stesso modo un disoccupato può scioperare lavorando. Così gli aquilani: colpiti dai ritardi e dalle inadempienze del potere pubblico, hanno deciso di rimboccarsi le maniche e di lavorare allo sgombero delle macerie al posto di chi avrebbe dovuto, quanto meno, cominciare a farlo. Ed ecco una lunga, emozionante teoria di carriole e nello stesso tempo una coinvolgente catena umana per il passaggio di mano in mano di secchi pieni di macerie, con una civilissima selezione terminale per la raccolta differenziata.
A sostegno delle scelte di Danilo Dolci, Piero Calamandrei pronunziò parole che ben si possono adattare alla vicenda dei cittadini aquilani. Anche a L’Aquila, come a Partinico, il contrasto è tra chi difende le ragioni – spesso ottuse – della burocrazia, e chi invece obbedisce alla legge morale della coscienza e rivendica i diritti che sono garantiti a tutti dalla Costituzione democratica, chiave ineludibile di interpretazione delle leggi e dei regolamenti amministrativi. In queste leggi e in questi regolamenti i cittadini de L’Aquila, con una corretta ed urbana protesta, hanno voluto far circolare le loro speranze, il loro sangue e il loro pianto, respingendo la prospettiva che i diritti possano di fatto ridursi ad ostaggio di carte morte.
Ieri a Partinico – oggi a L’Aquila e non solo – della legalità e dell’amministrazione i cittadini comuni hanno spesso l’idea di un meccanismo ostile, buono soprattutto per gabbare le loro ragioni e soffocare i loro giusti reclami. Questa è stata – troppe volte – la “maledizione” del nostro paese, evocata da Calamandrei per dare un senso e una giustificazione costituzionali alla protesta dei disoccupati di Partinico. Danilo Dolci e gli aquilani – ciascuno a suo modo e nel suo tempo – hanno voluto dire “basta” a questa maledizione: denunziando le vere colpe e le vere incurie di un potere che tende perennemente ad autoassolversi nonostante le disuguaglianze che le disfunzioni rafforzano – vigilando sul comportamento dei politici e degli amministratori, così da esercitare un diritto fondamentale – in una democrazia compiuta – perché ad una posizione di sostanziale sudditanza si sostituisca una cittadinanza effettiva.
Che è poi (variando, ma non di molto, il campo d’osservazione) la stessa ambizione del “popolo viola”, che continua a riempire la strade e le piazze: un popolo di giovani che rifiuta rassegnazione, indifferenza, disimpegno e riflusso. Che ha il coraggio di allontanare da sé tutto ciò che è suggestivo ma vuoto, dimostrando invece capacità di critica argomentata e intelligente. Giovani che lavorano ad una comunità finalmente capace di rompere privilegi e ingiustizie. Ripartendo – anche in questo caso – dalla Costituzione.

Fonte Il Fatto

sabato 6 marzo 2010

INCENERITORE DI RUFINA: UNA BUONA NOTIZIA

ACCOLTO IL RICORSO AL TAR DELLA TOSCANA CONTRO L'AMPLIAMENTO DELL'INCENERITORE DI RUFINA PRESENTATO DA DIVERSE ASSOCIAZIONI. 
HA VINTO IL FRONTE ANTI INCENERITORE. PARTIAMO DA QUI PER PROMUOVERE UNA DIVERSA GESTIONE DEI RIFIUTI, RISPETTOSA DELL'AMBIENTE E DELLA SALUTE.
Riceviamo da Italia Nostra
Firenze 4 marzo 2010 
Accolto il ricorso al Tar della Toscana contro inceneritore Rufina presentato dall'Associazione Italia Nostra e da Giuntini Antinori. Sono stati annullati i procedimenti della VIA E AIA, è un fatto senza precedenti e rappresenta la prima grande vittoria contro gli inceneritori. Il ricorso di Assovaldisieve che era identico nella sostanza a quello presentato da noi non è stato ritenuto ammissibile per vizio di forma, in quanto l'Associazione si era costituita poco tempo prima su quella emergenza. La nostra Associazione esulta e annuncia che presenterà il libro sui rischi alla salute, prodotto da questo tipo d'impianti industriali, un rigoroso studio redatto da ISDE MEDICI PER L'AMBIENTE il 18 marzo presso la sede di Italia Nostra Firenze.

venerdì 5 marzo 2010

L’ITALIA CONDANNATA DALL’EUROPA PER LO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI

Dalla Campania 
L’Italia ha violato le direttive europee in materia di smaltimento dei rifiuti e le autorità competenti “hanno messo in pericolo la salute umana e recato pregiudizio all'ambiente” . 
Questo ha sentenziato la Corte di Giustizia Europea. 
Ecco il testo del comunicato stampa del Comitato No inceneritore Acerra. 

E’ grande la nostra soddisfazione. L’imbroglio perpetrato in questi anni sulla pelle dei cittadini campani comincia ad emergere. L’Italia ha violato le direttive europee in materia di smaltimento dei rifiuti e le autorità competenti “hanno messo in pericolo la salute umana e recato pregiudizio all'ambiente”.
Questo ha sentenziato la Corte di giustizia Europea in tal modo riconoscendo le ragioni di chi non ha mai smesso di urlare la propria indignazione rispetto alle scelte scellerate perpetrate in questi anni. Non abbiamo mai smesso di denunciare come, in nome di un’emergenza senza fine, si continuassero ad eludere normative nazionali ed europee a tutela della salute e a salvaguardia dell’ambiente. In Europa ci hanno ascoltato più volte negli ultimi mesi, hanno ascoltato la voce dei comitati, dei movimenti, dei cittadini, prestato attenzione alle nostre denunce. Non è stato così in Italia ed in Campania dove i Governi di destra e di sinistra succedutesi in questi anni hanno preferito assecondare i colossali affari di imprese senza scrupoli. La preoccupazione è che questi affari oggi non sono finiti. La Campania, crocevia di traffici illeciti di rifiuti di ogni genere, con discariche di rifiuti tossici e pericolosi sul proprio territorio, continua ad essere priva di un piano adeguato e trasparente che le consenta di uscire dalla Emergenza, cosi come richiesto dalle istituzioni europee. Quale politica di riduzione dei rifiuti e riuso dei materiali è stata messa in campo in questi anni? Dove è finita la raccolta differenziata? Dove sono gli impianti di compostaggio? Solo discariche ed inceneritori per consentire ai furbetti di turno di continuare a fare i loro affari, questa la realtà. Ed a pagare sono sempre e soltanto i cittadini con la loro salute e le loro tasche come previsto dall’ultimo decreto in materia! L’inceneritore di Acerra rappresenta l’emblema e la ragione di questo affare. Completato grazie ai finanziamenti pubblici, ancora in fase di collaudo, spento e riacceso in continuazione, non garantisce nessuno, brucia rifiuti indifferenziati in deroga alla valutazione di impatto ambientale consentendo intanto alla Fibe, ancora proprietaria dell’impianto sebbene sotto processo per truffa aggravata ai danni dello Stato e frode in pubbliche forniture, di guadagnare due milioni e mezzo di euro al mese. La sentenza della Corte di Giustizia è un primo importante risultato che ci da la forza ed il coraggio di continuare a fare come sempre la nostra parte. L’auspicio è che l’Europa continui fare chiarezza, a monitorare quanto avviene in Campania, soprattutto alla luce dell’assenza di ogni dato che dimostri una solida programmazione conforme alle direttive Europee, una adeguata rete di infrastrutture e la rendicontazione reale e documentata di come vengono spesi i soldi dei cittadini. Noi continueremo a fare la nostra battaglia per Rifiuti Zero, per un moderno e possibile piano di smaltimento dei rifiuti senza discariche ed inceneritori.
Avv. Tommaso Esposito

venerdì 26 febbraio 2010

1° marzo 2010: una giornata senza di noi


Il Gruppo Laboratorio per un'altra San Casciano-Rifondazione Comunistaaderisce alla giornata di sciopero e di mobilitazione dei migranti del 1° marzo 2010.

Contro ogni forma di discriminazione e di negazione dei diritti dei migranti:
no al razzismo
sì alla civile convivenza
per il rispetto dei diritti economici, politici e sociali di tutti
per l'affermazione della dignità di tutti


Ulteriori informazioni: www.primomarzo2010.it
Stranieri non tanto dal punto di vista anagrafico, ma perché estranei al clima di razzismo che avvelena l'Italia del presente. Autoctoni e immigrati, uniti nella stessa battaglia di civiltà.
Cosa succederebbe se i quattro milioni e mezzo di immigrati che vivono in Italia decidessero di incrociare le braccia per un giorno? E se a sostenere la loro azione ci fossero anche i milioni di italiani stanchi del razzismo?
Primo marzo 2010 si propone di organizzare una grande manifestazione non violenta per far capire all'opinione pubblica italiana quanto sia determinante l'apporto dei migranti alla tenuta e al funzionamento della nostra società.Questo movimento nasce meticcio e riunisce al proprio interno italiani, stranieri, seconde generazioni, e chiunque condivida il rifiuto del razzismo e delle discriminazioni verso i più deboli. Si collega e si ispira La journée sans immigrés: 24h sans nou, il movimento che in Francia sta organizzando uno sciopero degli immigrati per il 1 marzo 2010. Qui potete leggere il manifesto programmatico.

1° marzo 2010: una giornata senza di noi


Il Gruppo Laboratorio per un'altra San Casciano-Rifondazione Comunista
aderisce alla giornata di sciopero e di mobilitazione dei migranti del 1° marzo 2010.
 
Contro ogni forma di discriminazione e di negazione dei diritti dei migranti:
no al razzismo
sì alla civile convivenza
per il rispetto dei diritti economici, politici e sociali di tutti
per l'affermazione della dignità di tutti



Ulteriori informazioni: www.primomarzo2010.it
 

Far tornare le api a volare a San Casciano!

L’ape, il simbolo della nostra lista, richiama l’obiettivo di far tornare le api a volare a San Casciano. Un mondo senza api non è a misura d’uomo, è avvelenato e ostile alla vita. L’ape sarà anche il nostro modello di comportamento: le api sono laboriose, sociali, pacifiche e hanno bisogno di un ambiente pulito.

San Casciano Val di Pesa • Laboratorio per un’Altra San Casciano